Il progetto di Gualtieri sul termovalorizzatore avrà conseguenze inevitabili anche sul piano regionale dei rifiuti. Se Roma diventa un’Ato anche formalmente, il piano della regione per gli impianti dovrà essere calibrato su circa 1,7 milioni di tonnellate. In particolare il piano regionale prevede un potenziamento della capacità al 2025 di 450mila tonnellate, finalizzato ad assorbire l’indifferenziato di Roma.
Per l’inceneritore di San Vittore di proprietà Acea è stata autorizzata la quarta linea ma con l’impianto di Roma potrebbe diventare inutile.
In poche parole realizzare un termovalorizzatore a Roma significa dover riscrivere il piano rifiuti della Regione Lazio che nell’ultima versione approvata non prevede nuovi impianti. I poteri di commissario che il Governo ha affidato al sindaco di Roma comportano, tra l’altro, che Gualtieri può ignorare i piani della Regione Lazio.
PROBLEMA POLITICO
Le difficoltà per Gualtieri sono soprattutto di natura politica. Innanzitutto interna. A tribolare è l’alleanza di centrosinistra che guida il Campidoglio, con qualche consigliere contrario, di Europa Verde e Sinistra civica ecologista, con i quali Gualtieri sta intrattenendo un fitto percorso di confronto. Ma poi c’è la polemica aspra in aula Giulio Cesare fra Pd e M5S.
A livello regionale, per non far saltare il matrimonio giallorosso, anche in vista delle prossime elezioni del 2023, l’assessora alla Transizione ecologica Roberta Lombardi, pur fermamente contraria a ogni tipologia di inceneritore, sta tentando il dialogo con il sindaco. Al netto dei toni assertivi e poco dialoganti espressi dal leader Giuseppe Conte, anche una parte dei parlamentari del m5s parla di confronto necessario con il sindaco. La partita si giocherà tutta in fase di conversione del suddetto decreto aiuti.
L’IDEA DEL REFERENDUM ACQUISTA CONSENSI
L’idea del referendum sul termovalorizzatore sembra prendere piede anche in Campidoglio. Per i promotori, ovvero i Radicali italiani, “la proposta di Gualtieri sarebbe più forte se passasse attraverso un sì della cittadinanza”, ha spiegato il segretario nazionale Massimiliano Iervolino. Non soltanto: una consultazione consentirebbe l’apertura di un confronto ampio a livello cittadino. Per questo il partito ha fatto appello alle altre forze politiche e civiche. “Chiedano il referendum insieme a noi, e se il sindaco Gualtieri non accetta mettiamo insieme le forze per raccogliere le firme”, ha suggerito il consigliere regionale di +Europa Radicali Alessandro Capriccioli.
Sul fronte di chi si oppone all’impianto l’idea ha incontrato già qualche consenso, a partire dal M5S. L’assessora regionale, Roberta Lombardi, ha fatto sapere: “Condivido l’idea, non solo per testare l’effettivo consenso sull’ipotesi di un inceneritore a Roma ma anche per avviare un dibattito pubblico e un processo partecipativo”.
Possibiliste, sulla consultazione, anche le forze della maggioranza capitolina che in questi giorni stanno animando dibattiti nei territori. “Continueremo a dare il nostro contributo ‘battagliero’ in consiglio comunale. Ma ben vengano tutti gli strumenti di democrazia partecipativa”, ha spiegato il capogruppo di Sinistra civica ecologista, Alessandro Luparelli.
“La consultazione popolare è sempre benvenuta, ma dobbiamo prima far crescere la consapevolezza sulla chiusura del ciclo dei rifiuti”, ha infine affermato il capogruppo di Roma Futura, Giovanni Caudo.