Tutto in alto mare per il ruolo di direttore generale del Teatro Roma. Onofrio Cutaia, il nome su cui convergevano i boatos per il ruolo di direttore generale, s’è sfilato rifiutando il ruolo: resterà al Maggio Musicale Fiorentino. Adesso è caccia al nome, e sui quotidiani è circolato quello di Paola Macchi, al momento dirigente al Festival dei Due Mondi di Spoleto. Lo scontro era iniziato con la nomina a dg del regista Luca De Fusco da parte dei consiglieri d’amministrazione che fanno capo al centrodestra, scavalcando di fatto l’ala sinistra del Cda. Una mossa giudicata però un grave colpo di mano dal sindaco Pd Roberto Gualtieri, che peraltro avrebbe preferito una figura “più manageriale” (come è appunto Cutaia); nonché, statuto alla mano, una nomina tecnicamente illegittima per il presidente della Fondazione Francesco Siciliano. Da qui, da parte del Campidoglio, minacce di guerra a ogni livello, dai ricorsi fino a ventilare lo scioglimento, addirittura, della Fondazione stessa. Ieri però s’era trovata una quadra attraverso una futura modifica dello statuto della Fondazione: una ‘governance duale’ con un direttore artistico (che a questo punto poteva rimanere De Fusco) e un direttore generale-manager, il cui identikit rispondeva a quello di Cutaia. Che però, forse irritato dalla bagarre o dal fatto di essere stato ‘scartato’ in prima istanza da mezzo cda, ha fatto sapere che tutto sommato lui a Firenze si trova benissimo. Anzi: il suo mandato da commissario scade il 15 marzo, ma non si esclude che possa rimanere al suo posto, questa volta con i galloni ufficiali da soprintendente.
QUADRO COMPLICATO
E qui il quadro si allarga e se è possibile si complica perché, secondo piani attribuiti al Ministero della Cultura, al Maggio Fiorentino sarebbe dovuto arrivare l’ex ad della Rai Carlo Fuortes e quindi il trasloco di Cutaia dall’Arno al Tevere sarebbe stato provvidenziale nel risiko dei supermanager della cultura. Intanto però, prima di parlare di nomi, bisogna cambiare le regole della Fondazione. Per modificare lo statuto è necessario un passaggio formale del Campidoglio: prima in giunta, poi in Assemblea Capitolina, dove siede anche l’ex sindaca di Roma M5s Virginia Raggi che ha attaccato: “Nulla di nuovo tra le poltrone, l’accordo per nominare due direttori non ci sorprende: hanno solo deciso di gettare le maschere e ricominciare con le spartizioni. Il M5s ha sempre detto che destra e sinistra si muovono lungo le stesse direttrici”. Le fa eco, col sarcasmo, il leader pentastellato Giuseppe Conte: “L’amichettismo di destra vale quanto l’amichettismo di sinistra – ha detto l’ex premier – L’allarme democratico lanciato dal Pd per la nomina da parte di FdI del nuovo direttore del Teatro è appena rientrato: la figura è stata sdoppiata e Pd e FdI avranno, ciascuno, il proprio direttore di riferimento”.