“Smantellantis” potrebbe cedere alle lusinghe della Provincia di Frosinone. Non che Tavares e allegra compagnia di dirigenti Psa francesi in missione anti-italiana abbiano rinunciato all’iniziativa di distruggere l’automotive tricolore, cancellandola fin nelle capacità di progettazione, ingegnerizzazione e produttive, a partire da Cassino. Ma semplicemente perché potrebbero monetizzare l’intera area dello stabilimento pedemontano vendendolo perché la pubblica amministrazione possa piazzarci un impianto di smaltimento rsu con discarica: potrebbero essere così risolti i problemi di rifiuti della provincia di Frosinone, di Roma e del basso Lazio per i prossimi decenni, considerata l’area vastissima di quello che era il più grande stabilimento del centro-sud d’Italia.
Il dubbio se lo sono fatti venire il consigliere comunale di FdI Alessandro Vincitorio, l’ex sindaco pedemontano Mario Riccardi e la consigliera comunale di Pontecorvo Nadia Belli. «La Provincia di Frosinone il 26 maggio 2021 stipulava un contratto di servizio con il Politecnico di Torino per lo studio di individuazione delle aree sensibili caratterizzanti il PTPG di Frosinone – ricorda il giovane meloniano -. Questa analisi preliminare ha prodotto due studi, uno per le discariche (DIS) ed uno per tutti i tipi di impianti (TIM). A mio modesto parere il piano DIS non fa particolarmente paura se non per qualche area dove ci potrebbe essere “attenzione progettuale”. Il piano TIM invece è molto più preoccupante visto e considerato che c’è una zona in particolare che risulta essere “preferenziale”».
La zona in questione è proprio quella dove sorge lo stabilimento ex Fiat ed ex Fca. «Mi viene da dire – aggiunge Vincitorio – “a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si indovina…”: il pensiero di uno stabilimento sempre meno forte è sempre più chiaro da quando i francesi hanno preso in mano la situazione. Pensare di vedere a distanza di anni al posto dello stabilimento che ha dato da mangiare e una casa a tantissime famiglie del nostro territorio un termovalorizzatore (es.) non solo ci mette paura ma ci fa capire come la nostra classe politica territoriale (cassinate) sia stata inconcludente in questi anni nei ruoli centrali, regione e stato centrale».
L’ex sindaco Riccardi parla senza mezzi termini di «catastrofe prevista dal P.T.P.G. – provincia Frosinone – ovvero il piano delle discariche e degli impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti, attraverso il quale viene individuato, quale sito preferenziale, ai fini della realizzazione di un impianto per il trattamento e smaltimento dei rifiuti, proprio nell’area attualmente occupata dallo stabilimento ex Fiat».
«Non c’è altro da capire – tira le somme Riccardi -. Tale nefasta prospettiva condurrà il nostro territorio verso una lunga fase di grave recessione che sarà accompagnata da una esponenziale crescita dell’inquinamento, della disoccupazione ad ogni livello, una conseguente ed inevitabile contrazione dei nostri redditi per nucleo familiare ed un notevole abbattimento del valore immobiliare dei beni posseduti. Un simile scenario in altri tempi avrebbe sollevato l’indignazione popolare, invece oggi, tutto tace e sembra non interessare a nessuno».
«Non solo noi rischiamo il ridimensionamento di quella che è stata la fabbrica che ha dato ricchezza al territorio per mezzo secolo – ha denunciato la consigliera Belli -, ma per giunta – dopo aver pianto la perdita di migliaia e migliaia di posti di lavoro con tutto quel che questo comporta per il tessuto della nostra economia – dovremmo anche accettare il fatto che quell’area viene trasformata in termovalorizzatore per lo smaltimento dei rifiuti».
Ma, a parte queste voci, il territorio continua a tacere. In effetti la Consulta dei Sindaci del Cassinate – in passato sempre sul pezzo, anche se con qualche ritardo e parecchie cose non dette o azioni non messe in campo – è del tutto assente durante questa fase drammatica e senza precedenti. I sindacati firmatari, sempre ottimisti sul futuro del sito, mostrano solo adesso i primi dubbi, dopo che i francesi hanno messo in vendita nell’ordine la palazzina uffici, l’ex capannone verniciatura, l’ex capannone lastratura e i due capannoni ex Itca fuori dal perimetro della Fiat vera e propria. Insomma svuotano la fabbrica e trasferiscono all’estero impianti voluti da Marchionne e pagati anche dall’Erario italiano e nessuno dice niente?
In realtà conosce benissimo la situazione Gioacchino Ferdinandi, sindaco in carica di Piedimonte San Germano che nei mesi scorsi ha organizzato una manifestazione sui 50 anni dello stabilimento, valorizzata dall’opera di ricerca sintetizzata in un libro di Franco Di Giorgio (ex segretario Flm all’epoca degli anni di piombo). Manco a dirlo, mancavano i vertici Stellantis. Ma, di fronte al tracollo in atto ed agli “investimenti” dei francesi che sono stati annunciati per il 2025, Ferdinandi intende organizzare per dicembre una seconda manifestazione per il cinquantesimo del sito produttivo: stavolta per sensibilizzare il territorio sulle incertezze che gravano sul futuro produttivo e sul lavoro.
«Da alcuni anni stiamo assistendo ad uno smantellamento generale del grande impianto che era la FIAT – ricorda l’ex primo cittadino Mario Riccardi -. Basti pensare che dai 12.000 dipendenti degli anni 80, con quello che è stato il cosiddetto avvento della tecnologia abbiamo subito un taglio di tanta manodopera e successivamente con la riduzione dei modelli siamo arrivati ad una forza lavoro odierna, di circa 2.800 unità. Nel frattempo restano in piedi ed operanti l’accordo per l’esodo incentivato, il contratto di solidarietà e la presenza di decine e decine di operai in trasferta. Non meno disastroso è il destino che ha travolto l’intero indotto che ha fatto registrare la chiusura di tanti piccoli imprenditori con numerosi capannoni inutilizzati e la conseguente perdita di centinaia di posti di lavoro. A conferma del trend altrettanto indicativo è la smobilitazione di importanti impianti quali la verniciatura e la lastratura e non per ultima la notizia di questi ultimi giorni, che è l’emblema del disegno sul futuro del nostro stabilimento con la messa in vendita della palazzina uffici di circa 7.000 metriquadri».
Le istituzioni restano in silenzio, i sindacati maggiori sembrano attendere tempi migliori, mentre i francesi continuano a minare dolosamente il futuro occupazionale e la ricchezza del territorio. «A questo gioco noi non vogliamo prestarci e soprattutto non vogliamo e non possiamo permettere quello che sarà il massacro del nostro territorio attraverso il nostro colpevole silenzio che verrà pagato inevitabilmente nel futuro prossimo dai nostri figli e nipoti – scandisce infatti Mario Riccardi (che fu il primo a promuovere la creazione della Consulta del Cassinate insieme all’allora sindaco di Cassino, Bruno Scittarelli) -. Siamo stanchi di sentire esclusivamente parlare di tavole rotonde sulla degustazione della castagna di Terelle come dei ricorrenti convegni sulla terra dei cammini. Temi che, seppur importanti, non possono e non devono portarci ad eludere quella che è oggi questa dura realtà. Non abbiamo più tempo da poter aspettare politici europei, nazionali, regionali, provinciali, amministratori locali, organizzazione sindacali, forze imprenditoriali, associazioni, movimenti, singoli cittadini – tutti insieme siamo chiamati ad organizzarci. Organizziamoci e sforziamoci».
Riccardi richiama tutti ad una mobilitazione: «Abbiamo l’obbligo di difendere il nostro territorio, i nostri giovani e il primo articolo della Costituzione. Nessuno sta chiedendo di andare in guerra, ma semplicemente di impegnarci in quella che è una seria battaglia democratica a difesa della salute e dell’economia del nostro territorio a favore delle giovani generazioni. Tutti insieme per un unico scopo – vivere -. Chiunque ritenga che sia giusto organizzarci e decidere insieme un piano strategico per l’attuazione di un vigoroso contrasto a tali prospettive, può contattarmi per avviare una fase organizzativa».
Proprio ieri mattina il Corriere della Sera ha rilanciato la notizia che “Smantellantis” ha pubblicato online su Immobiliare.it l’annuncio di vendita del complesso produttivo ex Bertone di Grugliasco, acquisito nel 2009 da Fca per avviare la produzione dei modelli Maserati. Carlo Calenda, di recente a Cassino proprio per denunciare la china pericolosa dei siti ex Fca e Magneti Marelli, ha commentato subito: «Da Ministro ero andato a visitare la nuova linea di produzione dello stabilimento Maserati che oggi viene venduto come fosse un bilocale. La cosa incredibile è il disinteresse assoluto che avvolge tutta questa vicenda. Stiamo perdendo la produzione automotive nel silenzio del Governo, delle altre opposizioni e del Sindacato. Perché questo silenzio? Volete una traccia? Da quando ho sollevato il problema del conflitto di interessi tra Elkann, sinistra/sindacato, vicenda Stellantis, quotidiani GEDI, non ho più fatto un’intervista con la Repubblica o La Stampa. Lo avevo messo in conto, era già accaduto quando mi schierai contro il prestito a FCA, dunque “nulla quaestio”. Ma è così funziona. E funziona benissimo».
Fa eco il coordinatore provinciale di Azione, Antonello Antonellis: «Stellantis mette in vendita la fabbrica della Maserati, voluta da Marchionne. Contro Marchionne, che salvò la Fiat e comprò la Chrysler, ci furono critiche e proteste quasi ogni giorno. Su Tavares e gli Elkann, che stanno liquidando il settore automobilistico italiano, nessuno dice nulla, silenzio assordante».
Alessio D’Amato, dalla Pisana, torna a chiedere: «Bisogna fare chiarezza sulle vendite immobiliari a Piedimonte San Germano, i cittadini devono sapere cosa sta accadendo con la vendita di interi settori dello stabilimento. Dopo la farsa della esclusione della provincia di Frosinone dalla Zes siamo alla tragedia della vendita della storica Palazzina uffici che potrebbe essere il prologo per un definitivo disimpegno industriale di Stellantis. Ci avevamo visto giusto quando abbiamo fatto iniziativa con Calenda a Cassino. Ora serve convocare subito un Consiglio regionale straordinario che discuta di crisi industriale e del futuro di Stellantis alla presenza degli enti locali», conclude il consigliere regionale del Lazio e responsabile Welfare della Segreteria Nazionale di Azione.
Bisogna dare atto a pochi di aver capito da tempo quel che accadeva con l’avvento dei francesi, non certo ai politici ed amministratori locali e meno che mai ai giornalisti affascinati dal potere. Tra le eccezioni i sindacalisti del Flmu Cub di Piedimonte che nel marzo scorso – a seguito del secondo sopralluogo dell’ad Tavares nel sito cassinate -, commentavano: «Le visite degli amministratori delegati agli stabilimenti Stellantis in Italia, ormai si è capito, servono solo a tagliare, tagliare e tagliare. Tagliare le lavorazioni, tagliare i costi di produzione e tagliare i posti di lavoro. E questa volta non serviranno i proclami trionfalistici dei cortigiani del sindacato confederale e della politica locale a mascherare una situazione divenuta ormai insostenibile». “Touché” scapperebbe detto a quelli di “Smantellantis”.