Entro un mese verrà predisposto il progetto per il nuovo stadio dell’As Roma nella zona di Pietralata. Prima di Roma-Helsinky all’Olimpico si sono incontrati fra il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, i vertici della As Roma, Dan e Ryan Friedkin e l’ad Pietro Berardi.
I vertici della società hanno confermato l’intenzione di presentare a breve lo studio di fattibilità per il nuovo stadio da costruire a Pietralata. L’obiettivo è ottenere la convocazione della conferenza dei servizi, da cui partirà l’iter che poi porta al pubblico interesse.
Lo studio di fattibilità, predisposto dallo studio Gau dell’architetto Gino Zavanella per conto della Roma, svelerà tutti i dettagli dell’impianto pensato dai Friedkin, comprese le opere previste per la viabilità. Non si scoprirà ancora il disegno architettonico che verrà messo a bando tra almeno due studi internazionali (due archi-star americane in pole). Per quanto riguarda la capienza, la Roma punta a costruire uno stadio da 55-60mila posti
I terreni sono di proprietà pubblica, si tratta dell’area dove sarebbe dovuto sorgere il vecchio Sdo. Uno dei nodi da sciogliere riguarda proprio il diritto eventuale degli ex proprietari dei terreni allora espropriati: qualcuno si è già mosso in tribunale in via preventiva. «Vedremo – spiega a tal proposito Gualtieri -, noi abbiamo esaminato tutti gli aspetti giuridici del tema e siamo fiduciosi. Il nuovo stadio sarà pronto nel 2025/26? Speriamo nei tempi più rapidi possibili. Non ne ho idea, dovete avere pazienza e vedere il progetto».
L’AREA INTERESSATA
L’area è quella ormai individuata di Pietralata, l’impianto che la società giallorossa ha in animo di costruire dovrebbe contare 55mila o 60mila posti. La previsione iniziale, contenuta nel dossier che la società ha lasciato a fine aprile al sindaco e che il Messaggero aveva anticipato, è di realizzare uno stadio su alcune delle aree dove avrebbe dovuto essere costruito il vecchio Sistema Direzionale Orientale (Sdo) degli anni ‘50 e ‘60 del secolo scorso. Due i nodi da risolvere: gli espropri dei terreni e la compatibilità della struttura con il vicino ospedale Sandro Pertini. Per quest’ultimo le iniziali prescrizioni del Comune condivise con la Roma riguardano l’accesso protetto delle ambulanze e l’impatto acustico. Più complessa la questione degli espropri: la mai completata realizzazione dello Sdo era comunque passata attraverso l’esproprio delle aree. In linea di massima, le norme prevedono la possibilità per il vecchio proprietario di richiedere indietro i propri terreni se l’opera per cui era stato disposto l’esproprio non si fa più (come per lo Sdo) oppure se cambia la destinazione d’uso (come nel caso dello Stadio).