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Sindaco con il 40%: la maggioranza non lascia, ma prova a raddoppiare

Massimo Pizzuti
Il tema è quello dei Comuni con oltre 15.000 abitanti: sfumata la possibilità di introdurre subito la novità, i capigruppo al Senato di Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi Moderati hanno presentato una proposta di legge. Per abbassare dal 50% al 40% la soglia che prevede il turno di ballottaggio. La “battaglia” politica sarà aspra. I timori del Pd per l’influenza dei Cinque Stelle.
Aprile 23, 2025

Sfumata la possibilità di introdurre la nuova normativa subito, il centrodestra non si arrende e ci riprova in maniera ancora più convinta. Il tema è quello dell’elezione dei sindaci dei Comuni con oltre 15.000 abitanti. Abbassando la soglia per far scattare l’eventuale ballottaggio dal 50% al 40%.
Nelle scorse settimane era stato presentato un emendamento al decreto elezioni: il candidato che abbia conseguito almeno il 40% dei voti viene eletto sindaco. Oggi occorre il 50% più uno, altrimenti scatta il secondo turno. Il Capo dello Stato, d’accordo con il presidente del Senato, ha fatto notare però che lo strumento utilizzato, vale a dire un emendamento al decreto elezioni, non era quello più adatto per una tematica del genere.
I quattro capigruppo della maggioranza a Palazzo Madama, Lucio Malan (Fratelli d’Italia), Massimiliano Romeo (Lega), Maurizio Gasparri (Forza Italia), Michaela Biancofiore (Noi Moderati) hanno però deciso di insistere. Depositando un disegno di legge per cambiare la normativa del 1993. Gli obiettivi sono due: l’elezione immediata a sindaco del candidato che abbia conseguito almeno il 40% dei voti, con la previsione di un premio di maggioranza. Naturalmente ci sarà una “battaglia” parlamentare aspra, però vale la pena capire le motivazioni. Il punto di partenza è rappresentato da un’astensione sempre più dilagante. Il quotidiano Il Sole 24 Ore ha pubblicato alcuni stralci della proposta di legge. Nella relazione introduttiva si legge: “Il sistema elettorale a doppio turno, così come introdotto nel 1993, ha spesso prodotto una distorsione nell’esito delle elezioni amministrative che rischia di diventare patologica: il ballottaggio registra una sempre minore partecipazione da parte degli elettori, con la conseguenza che molti sindaci sono eletti al secondo turno con una partecipazione popolare molto ridotta e, quindi, con ripercussioni negative sulla loro legittimazione. Inoltre al secondo turno si rischia di eleggere un candidato sindaco che abbia ottenuto meno voti di quelli raggiunti dall’avversario al primo turno”.
Secondo una proiezione YouTrend su 105 Comuni capoluogo presi in esame, con la soglia del 40%, il centrodestra governerebbe oggi 8 città in più: Campobasso, Catanzaro, Cremona, Isernia, Lecco, Monza, Potenza e Udine. Mentre a Crotone ci sarebbe un primo cittadino espressione di una lista civica. Lucca, invece, sarebbe andata al centrosinistra.
Però al di là di queste considerazioni, ci sono indubbiamente anche delle profonde riflessioni politiche. Il centrodestra è storicamente più unito e compatto. E inoltre fa registrare consensi maggiori quando in campo ci sono le liste con i singoli candidati al consiglio comunale. I simboli, infine, “tirano” di più.
Anche questo è un fattore che non può essere sottovalutato oppure bypassato. Il centrosinistra è diviso (a volte lacerato) e fatica ad aggregare. Va considerato anche un altro elemento, che spiega i timori del Partito Democratico, al quale oggi fanno riferimento oltre 4.000 sindaci. Una soglia abbassata al 40% spingerebbe in maniera “naturale” all’aggregazione e in questo modo è facile immaginare come il Movimento Cinque Stelle di Giuseppe Conte avrebbe sicuramente più peso nella indicazione dei candidati a sindaco. Poi bisognerebbe capire quali sarebbero le scelte di Italia Viva e di Azione. Il centrosinistra è più forte nei ballottaggi, quando diminuisce il numero degli elettori alle urne e viene meno il traino dei candidati al consiglio comunale nelle liste. Fra l’altro spesso scatta il “fattore” del “tutti contro uno”. Con la conseguenza chi si ritrovano insieme forze politiche distanti tra loro, con l’unico obiettivo di far perdere chi al primo turno ha dimostrato di avere più consenso.
Da circa due anni questa tematica è frutto di un dibattito politico molto aspro tra gli schieramenti. Adesso però, con una proposta di legge che andrà in discussione prima al Senato e poi alla Camera, il confronto si sposta nelle sedi deputate a legiferare. Sicuramente lo scontro politico sarà fortissimo.

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