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Saf di Colfelice, vertici assolti con formula piena: nessun traffico di rifiuti

Massimo Pizzuti
Il Tribunale di Cassino ha oggi accolto in pieno le tesi difensive degli ex presidenti Vicano e Fardelli e del direttore dell’impianto Suppressa. La decisione è di grande rilievo come precedente in vista dello svolgimento del filone principale del processo originato dall’operazione della Dda “Maschera”. Quattro anni di processo e per Mauro Vicano la mancata candidatura a sindaco del capoluogo con la coalizione di centrosinistra per l’inserimento del suo nominativo nella cosiddetta lista degli “impresentabili”.
Gennaio 17, 2024
Mauro Vicano

Quattro anni di processo, decine di testimoni ascoltati, vari consulenti di fama nazionale e l’ipotesi di aver causato un danno da un milione e 800 mila euro ai Comuni conferitori della Saf.  Il tutto fondato sulla tesi che gli impianti della società che gestisce il Tmb di Colfelice non facesse funzionare bene l’impianto producendo di proposito una quantità irrisoria di compost.
La conclusione è arrivata in queste ore con l’assoluzione con formula piena per Mauro Vicano, Cesare Fardelli (già presidenti della Saf) e Roberto Suppressa, direttore dell’impianto. Erano imputati di traffico illecito di rifiuti. 
La difesa, composta dagli avvocati Sandro Salera, Domenico Marzi, Paolo Marandola e Vittorio Salera, ha completamente smontato ogni accusa. 
In pratica i legali hanno dimostrato come non rispondesse alla verità dei fatti che la Saf avesse volutamente classificato, gestito e smaltito come non pericolosi i cosiddetti rifiuti con codice a specchio che, invece, avrebbero dovuto essere trattati come rifiuti pericolosi. Il tutto sarebbe avvenuto sulla base di analisi chimiche ritenute dall’accusa volutamente non complete e non esaustive. Il meccanismo avrebbe consentito alla Saf di ottenere risparmi di gestione per gli inferiori costi di smaltimento dei rifiuti non pericolosi. 
Ma, come detto, il Tribunale ha riconosciuto la fondatezza delle tesi difensive. «L’importanza di questo processo – spiegano ora i legali della difesa – è nel fatto che ha rappresentato una anticipazione del maxi processo “Maschera” che vede coinvolto tutta la galassia nazionale dei rifiuti, coinvolgendo le più importanti aziende del settore, e che rappresenta dunque un precedente di fondamentale importanza. Per questo esprimiamo grande soddisfazione per un processo che ci ha visti impegnati per anni».
Dopo la fase delle indagini preliminari e dell’udienza Gup tenutasi al Tribunale di Roma, il processo veniva trasferito per competenza territoriale al Tribunale di Cassino e assegnato al giudice monocratico dottor Gioia. Proprio oggi l’assoluzione con formula piena dei vertici del tempo della Saf.
Il procedimento è nato come una “costola” dell’indagine portata avanti dalla Direzione Dustrettuale Antimafia di Roma che aveva messo nel mirino degli accertamenti l’intera gestione del ciclo dei rifiuti della Regione Lazio, giungendo anche a disporre il sequestro ed il commissariamento di varie aziende del settore. Nel 2017 – e siamo al processo conclusosi oggi – il Pm apriva un fascicolo in cui contestava alla Saf di Colfelice l’illegittimità della gestione dei rifiuti trattati nel periodo compreso nel biennio 2016-2017.

Giova ricordare che il coinvolgimento dell’attuale consigliere comunale di Frosinone, Mauro Vicano in questa vicenda gli impedì nel 2022 la candidatura a sindaco a seguito dell’inserimento del suo nome nella cosiddetta lista degli “impresentabili”. Convinto della propria innocenza Vicano diede vita poi a una coalizione che partecipo autonomamente alla competizione alleandosi al secondo turno con l’attuale sindaco Riccardo Mastrangeli.