Un tempo, nemmeno troppo lontano, l’inaugurazione di una nuova attività commerciale, rientrava nella quotidianità. Nel ripetersi di tutta una serie di accadimenti di un mondo (e di un territorio) in crescita, in cammino, in movimento.
Oggi inaugurare, intraprendere, rischiare, sfidare questo tempo di crisi, di nubi plumbee, di prezzi impazziti e di trasformazioni traumatiche è roba da giganti della nostra epoca.
Roba da gente capace di vedere oltre, di gettarsi senza paura nel caos di un mondo uscito dalla pandemia e alle prese con un’economia di guerra dagli esiti imprevedibili per progettare e realizzare un maxi-investimento da qualche milione di euro mettendoci sopra il marchio di famiglia.
Un marchio tutto ciociaro. Intriso dai valori di una storia partita nel 1976 e che ieri ha raggiunto un’obiettivo inseguito da tempo.
L’uomo in questione è Paolo Emilio Sardellitti erede di una famiglia molto nota a Frosinone e fratello di Alessandra, l’assessore per la smart-city del Capoluogo.
Il marchio è Sacar, l’azienda leader nel settore della commercializzazione di veicoli industriali.

Sacar è l’acronimo dei cognomi Sardellitti e Carloni e Stefano è il socio di Paolo Emilio in questa avventura cominciata con Romeo, il papà di Paolo Emilio.
L’investimento riguarda il punto vendita della Capitale dove Sacar sbarca, a pochi chilometri dall’aereoporto di Fiumicino, insieme a Scania il brand di veicoli industriali di cui l’azienda ciociara è storica concessionaria.
Ieri la grande festa di inaugurazione. Alla quale hanno portato il loro contributo, tra gli altri, il Ceo e il vice-presidente di Scania Group, Cristian Levin e Stefano Fedel insieme all’amministratore delegato dell’importatore Italscania, Enrique Enrich.
Una festa per rimarcare i valori dell’impresa. Per ribadire la vicinanza al cliente, l’attenzione alle sue esigenze. Ma anche gli occhi puntati sulla transizione ecologica, il monito alla politica per restituire dignità a chi fa impresa nel mondo dei trasporti “che ha il diritto – hanno affermato i relatori – di costruire un conto economico certo e predefinito”.

I clienti. Ne avevano chiamati 72 pregandoli di portare sul piazzale della loro concessionaria un loro “gigante”, una motrice personalizzata con la livrea aziendale. Ne sono arrivati 72. A testimonianza della simbiosi cliente-azienda sicuramente ben conosciuta a Stoccolma nell’head-quartier Scania dove la Ciociaria è senz’altro, una volta tanto, capitale d’Italia. Dei trasporti. Ma anche della capacità di fare impresa e di sapersi misurare in una logica di interscambio di esperienze nella crescita e nello sviluppo del prodotto.
E’ stata molto più di un’inaugurazione quella di ieri.
Dalle 19 in poi, in quei capannoni, duemila metri quadri pieni di tecnologia a basso impatto ambientale a Fiumicino, laddove si incrociano le vie del mondo, siamo usciti per un attimo dalle paure e dalle ansie di una Ciociaria penalizzata da mille miopi visioni e abbiamo incontrato un’azienda che ha deciso di mettersi in cammino nel periodo più difficile e pieno di incognite dalla storia moderna.
Insieme ai titolari della concessionaria, alle loro famiglie e ai loro collaboratori abbiamo visto un’esercito di clienti provati dal buio di questi giorni ma fieri e impavidi. Tosti e tignosi come si conviene a chi sa cosa significa macinare chilometri per far viaggiare una nazione. Consapevoli di essere parte di una squadra con gli anticorpi necessari a reagire a qualsiasi crisi. Orgogliosi, una volta tanto, di aver messo con la “loro” Sacar le insegne di Scania sulla capitale.
Pronti ad affrontare le enormi sfide del futuro insieme a Paolo Emilio e Stefano: veri condottieri del terzo millennio.