Circa tremila rifugiati vivono in 40 strutture alberghiere della Capitale. Stando ai dati della Protezione civile, solo un centinaio di rifugiati hanno trovato sistemazioni alternative. A palazzo Valentini si è tenuta una riunione operativa a cui, nei prossimi giorni, ne seguiranno delle altre per fare il punto su come garantire un futuro a chi è fuggito senza alcuna certezza e da più di un mese vive ormai negli hotel che si sono messi a disposizione dell’emergenza. Una soluzione, quella degli alberghi, temporanea a cui deve seguire un’accoglienza più strutturata con servizi specifici: dal supporto psicologico alla mediazione culturale. Ed ecco allora che le direttrici per non lasciare circa 3 mila profughi senza soluzioni autonome, “ostaggio” negli hotel, sono tre: usare alcuni dei beni confiscati alla criminalità organizzata, trovare strutture da adibire a Cas, centri di assistenza straordinaria in provincia, e chiedere alle strutture alberghiere che già hanno accolto ma che sono fuori dal circuito turistico e dunque situate in periferia se vogliono commutare l’assistenza entrando anch’esse nella “fase 2”.
ALBERGATORI IN RIVOLTA
Ma si accende la protesta tra i gestori che affermano a gran voce: “Bisogna trovare altre soluzioni, dobbiamo accogliere i turisti”. Il tempo previsto per l’asilo nelle strutture che erano rimaste vuote per il Covid, era di trenta giorni. C’è un’enorme difficoltà nel reperire degli alloggi, inoltre quelli sequestrati alla criminalità devono essere ristrutturati. Giuseppe Roscioli, numero uno Federalberghi Roma ha affermato: “Le strutture alberghiere non si sono tirate indietro di fronte ad un’emergenza simile. Non lo hanno fatto neanche con la pandemia quando proprio molte strutture sono state trasformate in ‘Covid hotel‘”. Alla vigilia di Pasqua gli hotel che ospitavano i profughi, hanno liberato le stanze per i turisti. Altre strutture hanno preso in carico i rifugiati ucraini. Aggiunge inoltre Roscioli: “Ma se la situazione dovesse perdurare, bisognerà affrontare il problema. Un conto è dare un supporto durante l’emergenza un conto è far diventare stabili queste sistemazioni”.
L’IMPEGNO DELLA CARITAS
Un grande impegno in termini di solidarietà arriva invece dalla Caritas. Dall’Hotel Massimo D’Azeglio, dove queste persone sono temporaneamente alloggiate, gli operatori della Caritas li hanno così condotti verso le loro nuove dimore, con macchine e pulmini gentilmente offerti e prestati. A rendere possibile l’attivazione di una task force della solidarietà sono anche le tante offerte raccolte per l’emergenza Ucraina. Con la colletta straordinaria a sostegno delle famiglie già arrivate a Roma sono stati raccolti oltre 703mila euro. 87.500 euro sono già stati versati a Caritas Italiana perché siano destinati ai progetti di sostegno alle Caritas ucraine e dei Paesi limitrofi.