L’area della ex Snia non ha bisogno di essere bonificata perché la concentrazione di metalli pesanti presente nei terreni già industriali è caratteristica di tutte le aree romane di natura vulcanica e non data dalle precedenti attività chimiche. Una buona notizia perché, se l’amministrazione capitolina vorrà acquisire al patrimonio comunale l’area, come chiesto da comitati e cittadini del V Municipio, non vedrebbe gravare i propri costi di una cifra che si ventilava potesse raggiungere fino a 100 milioni per la bonifica. È quanto emerso dalla seduta odierna della commissione capitolina Ambiente, presieduta dal consigliere dem Giammarco Palmieri, dedicata all’approfondimento della perizia svolta per conto del Forum territoriale Parco delle Energie dagli esperti della Sigea, Società italiana di geologia ambientale. L’analisi indipendente condotta dalla Sigea “si è basata su un’indagine preliminare del 2022 a cura del proprietario della ex area industriale, per una caratterizzazione superficiale dei terreni. Pur essendo preliminare ha una numerosità e distribuzione di campioni utile per valutare la salubrità dei terreni fino a un metro di profondità”, ha spiegato l’esperto Daniele Manni. L’analisi “rileva una presenza di idrocarburi in concentrazioni inferiori ai limiti di misurazione, e di metalli pesanti inferiori ai limiti per uso industriale, ma superiori a una destinazione d’uso residenziale – ha sottolineato Manni -. Per i metalloidi, tuttavia, in presenza di terreni con un valore di fondo naturale superiore, dovuto alla loro origine vulcanica e comune alla gran parte della capitale, si può andare in deroga senza caratterizzare ne’ bonificare perché non si può parlare di contaminazione prima del superamento delle soglie critiche che provocano rischi per la salute”. Per questo, secondo Sigea “non è necessario bonificare”. L’organo tecnico che può definire un valore di fondo è Arpa, ma già in base ai valori disponibili volevamo togliere allarmismo su eventuali contaminazioni. Continuare a parlare di bonifiche e inquinamento è fare terrorismo”.
LO STUDIO A RISORSE PER ROMA
Il presidente Palmieri ha proposto di “inviare questo studio a Risorse per Roma”, che a seguito della memoria di Giunta elaborata dall’assessore all’Urbanistica Maurizio Veloccia sta elaborando una analisi di fattibilità e costi della valorizzazione dell’area, come prevede l’attuale permesso a costruire, “ma anche le ipotesi alternative come l’acquisizione da parte di Roma Capitale”. “Escludere la bonifica significa ricondurre l’acquisizione dell’area a una cifra accessibile per il Comune di Roma – hanno segnalato i consiglieri di Sinistra Alessandro Luparelli e Verde Nando Bonessio, ricordando – l’autorizzazione a costruire di un polo logistico da 280mila m3 sul quale l’Assemblea capitolina si è già espressa con contrarietà”. La ex sindaca di Roma Virginia Raggi ha proposto all’amministrazione di “recuperare un atto pendente approvato dalla Giunta precedente, la proposta 101/2021 mai arrivata in Aula, per l’adozione della variante urbanistica che garantirebbe garantirebbe all’amministrazione la possibilità dell’esproprio, e ai cittadini una continuità amministrativa. Temo, però, che ci siano delle volontà non del tutto dichiarate che questa amministrazione sta portando avanti nel ritardare questa scelta”. Il presidente Palmieri ha, tuttavia, reiterato “la volontà dell’amministrazione, espressa nell’atto dell’assessore Veloccia, di esplorare tutte le possibilità a disposizione. La mia posizione è nota ma non decidiamo da soli. Chiederemo una commissione congiunta con Urbanistica e Patrimonio in cui raccogliere da Risorse per Roma, cui trasmetteremo lo studio presentato e tutte le evidenze collegate, un aggiornamento sui lavori in corso”.