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Regione: pandemia e guerra mettono in ginocchio l’agricoltura

Cesidio Vano
Allevamenti e coltivazioni a rischio: Coldiretti chiede lo stato di emergenza nel Lazio. Si teme un forte rincaro dei prezzi delle materie prime che ricadrebbe anche sul consumatore finale
Marzo 10, 2022
agricoltura-coldiretti-crisi-allarme-prezzi

Allevamento e agricoltura messe in ginocchio da due anni di Pandemia e dalle ricadute economiche delle guerra in Ucraina. Nel Lazio la situazione è da allarme rosso, tanto che Coldiretti ha chiesto alla Regione di dichiarare lo stato di crisi per il comparto agricolo.

I prezzi delle materie prime sono alle stelle, ma anche nelle stalle non va meglio. I costi energetici stanno diventando proibitivi e i mangimi per gli allevamenti sempre più costosi, ammesso che si trovino, perché la carenza di cereali, con il blocco delle esportazioni dall’est, prima di tutto l’Ucraina sotto i bombardamenti russi, fanno si che un allevamento su 4 rischi di dover fermare la produzione. 

Le materie prime nel settore agricolo hanno subito un aumento che va dal 50 al 150%. Una grossa impennata nei prezzi è arrivata negli ultimi 10 giorni, dopo l’invasione della Ucraina da parte della Russia, ma la curva dei rincari è stata costante negli ultimi due anni segnati dal Covid-19

Ieri il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri, ha spiegato: “Abbiamo chiesto lo stato di crisi alla Regione Lazio, con l’impegno di un confronto utile alla ricerca di soluzioni che ci possano aiutare a consentire la vita dell’agricoltura e dunque anche la cura dei territori laziali”.

La crisi non risparmia alcun settore: in zootecnia non si riesce più sostenere i costi per l’acquisto dei mangimi per il bestiame e si deve fare i conti anche con le speculazioni; l’ortofrutta si piega sotto i colpi del rincaro del gasolio agricolo praticamente triplicato, proibitivo anche l’acquisto dei fertilizzanti. I floroculturi hanno sempre più difficoltà a sostenere i costi per riscaldare le serre e si fatica a saldare le bollette dell’energia elettrica e del gas ormai lievitati (la filiera agroalimentare che assorbe da sola il 10% dei consumi energetici); il grano ha fatto registrare un aumento del 40,6% in una settimana per un valore ai massimi da 14 anni di 12,09 dollari per bushel (27,2 chili) che non si raggiungeva dal 2008. Non va meglio nel comparto della pesca con i prezzi del gasolio saliti del 90%.

“Non c’è una sola filiera – spiega il presidente di Coldiretti Lazio – che non sia stata toccata prima dalla crisi economica determinata dal Covid e ora dalle ripercussioni del conflitto in Ucraina. Una situazione insostenibile per gli agricoltori, che da due anni cercano di rialzarsi a fatica e poi ricadono inevitabilmente, schiacciati da una situazione che non consente loro di essere ripagati neanche dai costi sostenuti per la produzione. Eppure, durante la pandemia l’agricoltura non si è mai fermata e gli agricoltori hanno continuato a lavorare per garantire il cibo sugli scaffali dei negozi e dei supermercati, nonostante abbiano perso anche molto prodotto per le continue chiusure e riaperture di bar e ristoranti. Il caro energia mette a rischio le forniture di cibo e alimenta le speculazioni, con costi insostenibili per gli agricoltori e l’inflazione nel carrello della spesa con prezzi troppo alti per cinque milioni di italiani, che sono già nell’area della povertà alimentare”.

In una congiuntura simile, Condiretti Lazio chiede di mettere al centro e rendere prioritario il tema della sovranità alimentare per non dipendere dall’estero per garantire la sostenibilità finanziaria delle aziende che possa consentire agli agricoltori e agli allevatori di continuare a lavorare.

Dalla fine di novembre ad oggi “ci siamo trovati con la moltiplicazione dei costi di produzione, causati da scompensi internazionali – conclude Granieri – di cui per primi gli agricoltori fanno le spese. Il primo anello della filiera resta il più debole, soprattutto quando la grande distribuzione non sostiene alcun aumento per non mettere in difficoltà il consumatore finale. Come due anni fa ci stiamo trovando a pagare le conseguenze di un conflitto internazionale, rispetto al quale gli aumenti delle materie prime, usate in agricoltura ogni giorno, lievitano in modo smisurato. Questi aumenti stanno gravando in modo trasversale su ogni settore”.

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