Un polo scientifico nella zona ovest della Capitale. L’idea sarebbe quella di trasformare le tenute agricole di Castel di Guido e del Cavaliere, a ovest di Roma, in spazi destinati alla produzione di generi alimentari con il marchio di Roma Capitale potrebbe arenarsi presto. Secondo le indiscrezioni che circolano in queste ore la Regione Lazio starebbe immaginando la realizzazione di un Polo scientifico al servizio della Capitale.
Il Campidoglio, invece, per i duemila ettari ha ipotizzato, in accordo con la giunta precedente di centrosinistra, lo sviluppo di un progetto d’impresa: l’idea è quella di produrre burro, latte, pasta, pane, olio e altre varietà agroalimentari con il marchio di Roma Capitale. E l’intesa, approvata dalla giunta capitolina e da quella regionale a novembre scorso, trasferisce a Roma la piena titolarità dell’area – di proprietà in parte della Regione Lazio e in parte della Asl locale – consentendo a Palazzo Senatorio la sottoscrizione di un contratto di affitto per un minimo di 16 anni. Tuttavia l’ultimo atto formale di questa operazione ancora deve essere siglato, e fin dalla campagna elettorale il presidente Francesco Rocca non ha fatto mistero di voler fermare l’iter. Il fascicolo sarà sul tavolo dell’assessore al Bilancio e all’Agricoltura, Giancarlo Righini, e sarà oggetto di un tavolo interistituzionale Comune-Regione nelle prossime settimane.
COMMISSIONE SUL FUTURO DEI TERRENI
Il futuro delle tenute è stato al centro di una commissione capitolina Ambiente, presieduta da Gianmarco Palmieri del Pd. Nel corso della riunione, il direttore del dipartimento Tutela ambientale del Campidoglio, Giuseppe Sorrentino, ha evidenziato la necessità di assumere nuovo personale per poter avviare le attività agricole. “Si sta facendo di tutto per ottemperare alle volontà del sindaco, veder rinascere queste tenute e rilanciare l’agricoltura di Roma Capitale – ha detto Sorrentino -. Il primo passo è stato quello di sistemare la situazione patrimoniale: prima Roma Capitale gestiva queste due aziende in modo informale, l’anno scorso è avvenuta la formalizzazione”, ha aggiunto riferendosi all’intesa siglata a novembre e da cui sono scaturite le delibere di giunta.
“Tuttavia rimane il nodo del personale – ha sottolineato Sorrentino -. Abbiamo diverse criticità, non abbiamo ancora strutture amministrative in grado di agire, mancano funzionari assegnati alle singole aziende. Le mungiture ad esempio sono notturne, vengono svolte intorno alle tre di notte e soprattutto di sabato e domenica: e ci sono problemi di compatibilità sui contratti attuali, che non prevedono operazioni notturne. Sono temi che si stanno affrontando in sede sindacale”.
Secondo Fratelli d’Italia, però, il rischio è quello di un’infornata di personale senza aver prima vagliato le reali esigenze e, soprattutto, il progetto futuro. “Non vorremmo che la gestione esclusiva, da parte del Campidoglio, di queste tenute diventasse un’infornata di persone che non sa bene che cosa fanno”, spiega il consigliere capitolino di Fd’I, Stefano Erbaggi. “Innanzitutto bisogna capire qual è il futuro delle tenute e quali saranno le proposte della Regione Lazio – aggiunge -, poi serve un piano di gestione che a oggi non c’è, o almeno non ci è stato presentato, e soltanto successivamente si potrà capire quanto e che tipo di personale serve. Le tenute agricole non possono diventare un nuovo scatolone in cui infilare personale senza saper bene che cosa fargli fare”.