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Pnalm, orsa uccisa: l’associazione Wilderness richiama alle proprie responsabilità anche l’ente Parco

Cesidio Vano
Settembre 7, 2023
Amarena, l'orsa uccisa, e i suoi cuccioli

Sull’episodio dell’uccisione e fucilate dell’orsa Amarena nei pressi dell’area del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, nel comune di San Benedetto dei Marsi (leggi qui https://www.politica7.it/parco-nazionale-dabruzzo-uccisa-a-fucilate-lorsa-amarena/) è intervenuta con una nota l’Associazione Italiana Wilderness che, come noto, si occupa di ambiente e tutela del territorio. Dall’associazione fanno notare come, a fronte dell’ampia indignazione per l’accaduto che si registra in questi giorni, in passato nessuno ha preso in considerazione la necessità di segnalare i pericoli e gli incidenti che la presenza degli orsi nei centri urbani poteva causare, fino a reazioni insensate come quella che si è purtroppo avuta.

Scrivono da Wilderness: “In tanti avevano previsto che il fatto sarebbe potuto accadere, ed anzi, che prima o poi sarebbe accaduto, così come Amarena stava rischiando di morire per investimento da automobile. tanti lo pensavano, ma nessuno ha scritto alle autorità competenti affinché mettessero fine al processo che aveva spinto Amarena e tanti altri orsi marsicani a lasciare le loro montagne per i paesi, le stalle, le pizzerie, le conigliere e i pollai!”.

Per l’associazione Wilderness, l’allontanamento degli orsi dal perimetro del Parco sarebbe dovuta alla “cattiva o mancata gestione dell’orso marsicano che dura da decenni, finanche dai tempi di chi ritiene ora di aver fatto il proprio dovere, mentre aveva dato inizio al fenomeno emigratorio dispersivo di questa popolazione animale, incentivando il disturbo turistico e facendo cessare quelle campagne alimentari di cui oggi si vanta di aver iniziato! Cessazione poi mai più ripresa dalle amministrazioni che si sono succedute! E, peggio, condivisa da chi ha ritenuto e ritiene ancora di far tornare all’alimentazione di origine naturale gli orsi marsicani (quando essi da millenni abbinavano a questa quella di origine antropica: campi coltivati e greggi sui pascoli).

Ignorando, volutamente, che l’alimentazione naturale era valida ma solo prima che l’uomo iniziasse a convivere con l’orso. Perché, scoperta la bontà ed abbondanza del cibo di origine antropica, ovviamente gli orsi vi si sono abituati, così come un bambino tra un piatto di maccheroni ed un gelato, sceglierà sempre il gelato! Ecco – proseguono -, proprio in questi giorni le montagne del Parco sono ricche dei frutti del Ramno, quelle bacche che ogni anno facevano rientrare nel Parco tanti orsi. Eppure al Ramno, Amarena e i suoi fratelli e sorelle stanno dimostrando ancora una volta di preferire l’alimentazione prodotta dall’uomo!

Ecco perché Amarena è stata uccisa, non solo perché qualcuno gli ha sparato! Lo sparo – dicono da Wilderness – è stato solo una conseguenza che si poteva evitare, facendo sì che Amarena non scendesse ad elemosinare cibo umano nei paesi del Fucino, come mai la sua genia aveva fatto in passato! I problemi, quali essi siano, si risolvono andando alle loro radici, non polemizzando (peraltro, inutilmente!) sui fatti del presente, perché, se chi ha sbagliato con l’atto finale e per questo pagherà, nessuno va a vedere chi ha sbagliato, sia pure involontariamente facendo da mandante di fatto a quel… fatto (e scusate il bisticcio di parole)!

Ora si apprende anche che le stesse autorità si sono opposte alla cattura dei due cuccioli di Amarena, ed hanno fatto bene, perché si tratterebbe di una cattura inutile (quei cuccioli hanno già imparato a cibarsi da soli), pericolosa e foriera di ulteriore addomesticamento; sperando così che almeno loro si possano salvare… a meno che prima del letargo non debbano incontrare uno dei tanti branchi di lupi che scorrazzano per tutto l’Abruzzo e che tanti ostinati lupofili non vogliono ridurre di numero!”.

Quindimm dall’associazione concludono con una previsione: “Attenti, ci saranno ancora altri morti, fino a quando gli orsi marsicani frequenteranno le strade e i paesi. E non è segno di rispetto lasciare che si cibino finanche nei ristoranti come è successo di recente, ma solo di timore; quel timore e fastidio che potrebbero armare altre mani!”.

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