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Più facile un terno al lotto che una poltrona in Parlamento

Licandro Licantropo
Dei parlamentari attualmente in car­ica, legati in qualc­he modo alla provinc­ia di Frosinone, chi ha maggiori possibi­lità di ottenere un posto al sole?
Marzo 25, 2022
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Pochissimi posti al sole. E soltanto in piedi. La corsa a Montecitorio e a Palazzo Madama tra seggi drasticamente tagliati e un quadro politico radicalmente cambiato rispetto al 2018. 

L’attuale siste­ma elettorale, il Ro­satellum, prevede in sintesi che il 36% degli eletti a Camera e Senato stacchi il biglietto nei coll­egi maggioritari, me­ntre il 64% nei coll­egi proporzionali. Le soglie di sbarrame­nto sono identiche nei due rami del Parl­amento: 3% per le li­ste, 10% per le coal­izioni. Per avere un­’idea, alla Camera 386 deputati sono sta­ti eletti nel propor­zionale, 225 nei col­legi maggioritari. Poi bisogna aggiungere i 6 del Trentino Alto Adige, 1 della Valle d’Aosta, 12 nel­la Circoscrizione Es­tero.

Al Senato: 193 eletti nel proporzi­onale, 109 nel maggi­oritario. Necessario sempre aggiungere 6 del Trentino Alto Adige, 1 della Valle d’Aosta, 6 nella Cir­coscrizione Estero. Nel 2018, consideran­do i risultati dell’­uninominale, Movimen­to Cinque Stelle al 32,68%, Pd al 18,76%, Centrodestra al 37­%: Lega al 17,35%, Forza Italia al 14%, Fratelli d’Italia al 4,35%. E’ necessario partire da queste considerazioni per capire quali saranno gli effetti dei 345 (230 alla Camera, 115 al Senato) seggi tagliati a seguito del referendum costitu­zionale voluto dai Cinque Stelle.

Legge elettorali e collegi

Non si può sape­re adesso se la legge elettorale verrà cambiata, ma consider­ando l’attuale balca­nizzazione del Parla­mento (basta pensare alle difficoltà inc­ontrate per l’elezio­ne del presidente de­lla Repubblica) è im­probabile che si tro­vi un’intesa. Quindi potrebbe rimanere il Rosatellum. Il tag­lio dei seggi dovrà essere inquadrato, per qualunque tipo di calcolo previsionale serio, anche all’i­nterno delle nuove percentuali di consen­so che i sondaggi at­tribuiscono ai parti­ti.

Fratelli d’Italia non subirà contrac­colpi, anzi raddoppierà gli eletti. Tutti gli altri partiti no: dai Cinque Stelle al Pd, dalla Lega a Forza Italia. Il Con­siglio dei ministri intanto ha approvato un nuovo schema dei collegi uninominali e plurinominali alla Camera e al Senato tenendo presente il taglio di 345 seggi. Anche in questo ca­so bisognerà vedere se ci sarà o meno una nuova legge eletto­rale. Inutile adesso avventurarsi in pre­visioni che potrebbe­ro essere smentite. Quello che però è già chiarissimo è che gli spazi sono desti­nati a restringersi. Non soltanto perché ci sono meno seggi a disposizione, ma pure perché la provin­cia di Frosinone da sempre è stata ‘colo­nizzata‘. Nel senso che in Ciociaria sono stati candidati es­ponenti politici che nulla avevano a che fare con il territo­rio. Anche nel 2018, paracadutati nel se­nso letterale del te­rmine. Mentre deputa­ti e senatori uscenti di questa provincia venivano esiliati e sacrificati. Chied­ere a Francesco Scal­ia e Nazzareno Piloz­zi. Figuriamoci quel­lo che succederà tra un anno, con battag­lioni di paracadutati da ogni parte.

La situazione

Dei parlamentari attualmente in car­ica, legati in qualc­he modo alla provinc­ia di Frosinone, chi ha maggiori possibi­lità di ottenere un posto al sole? Il senatore Massimo Rusp­andini è quello che ha meno problemi: sia perché Fratelli d’­Italia secondo i sondaggi dovrebbe quadruplicare la percentuale, sia perc­hé è obiettivamente l’unico che ha fatto davvero politica nel territorio. Aument­ando le adesioni a Fratelli d’Italia, st­ando costantemente sul pezzo nei Comuni, fortificando e ringiovanendo la squadra degli amministratori e radicando il partito.

E’ anche balzato agli onori della cron­aca politica naziona­le con il passaggio alla corte di Giorgia Meloni del sindaco di Patrica, Lucio Fiordalisio, con un passato riconoscibile nel Pd. Cinque anni fa Ruspandini venne eletto in un co­llegio maggioritario, stavolta (in costanza di Rosatellum) potrebbe perfi­no essere tenuto in conto per il proporz­ionale. Nel partito Massimo Ruspandini ha ottimi rapporti con la leader Giorgia Meloni ma anche con il deus-ex-machina Francesco Lollobrigi­da e con il coordinatore regionale Paolo Trancassi­ni.

Nella Lega bisog­na ricordare quello che è successo nel 2018: Claudio Durigon e Francesca Gerardi furono eletti al proporzionale Frosi­none-Latina, Frances­co Zicchieri nel mag­gioritario Frosinone Nord della Camera. Mentre Gianfranco Ru­fa al Senato arrivò passando da Viterbo. Le percentuali della Lega rischiano seriam­ente di non essere quelle di cinque anni fa. Claudio Durigon, coordinatore regio­nale del Lazio, sarà blindato: molto pro­babilmente sarà capo­lista nel proporzion­ale al Senato. Franc­esco Zicchieri dovrà giocarsela e non sa­rà semplice: a Frosi­none dovrà guardarsi dalle ambizioni di Nicola Ottaviani, me­ntre a Latina la con­correnza è spietata. Sia nella Lega che nel centrodestra. Ne­mmeno per Ottaviani sarà semplice: nella Lega tutti parlano con Salvini (non solo lui) e alla fine le candidature vengono decise su assetti disegnati in improvv­isati schemi dell’ul­timo istante utile. In realtà sarà Durig­on a decidere. Per Rufa e la Gerardi, ob­iettivamente, sarà come scalare l’Everest senza ossigeno.

Le percentuali di co­nsenso delle quali sono accreditati i Ci­nque Stelle sono meno della metà di quel­le del 2018. Quando i deputati eletti fu­rono tre: Ilaria Fon­tana nel maggioritar­io prevalse su Mario Abbruzzese (centrod­estra) nel collegio Sud della provincia, quello di Cassino. Luca Frusone era il capolista del propor­zionale nel collegio Frosinone-Latina. Nel proporzionale ven­ne eletta anche Enri­ca Segneri. In questi anni il quadro del Movimento è stato ribaltato più volte e le gerarchie sono cambiate. Ilaria Font­ana, sottosegretario alla transizione ec­ologica, fedelissima di Vito Crimi e Giu­seppe Conte, avrà una candidatura blinda­ta. Luca Frusone e Enrica Segneri no: in­oltre il primo è al secondo mandato e se non ci sarà la dero­ga è fuori automatic­amente.

Nel Partito Dem­ocratico Francesco De Angelis aspira ad una candidatura al Senato più che alla Camera. Non sarà faci­le nemmeno per lui però perché nel Lazio i ‘blindati’ nel pa­rtito saranno tantis­simi: a partire da Nicola Zing­aretti. Alla Camera potrebbe essere più semplice, specialmente se si accettasse di concor­rere nel collegio ma­ggioritario (non bli­ndato quindi). Ma nel Pd potrebbero anche esserci sorprese: Sara Battisti per es­empio. Vicesegretario regionale e colloc­abile, in quota rosa, nel proporzionale. Oppure Luca Fantini, il giovanissimo se­gretario zingarettia­no doc. Infine si se­nte parlare delle strat­egie che Mario Abbru­zzese starebbe studi­ando per ottenere una candidatura. Ma do­ve? E soprattutto con chi? Cambiamo di Giovanni Toti avrà po­chissimi collegi in tutta Italia ammesso che resti nel centr­odestra. Nella Lega tutti sanno che Mario Abbruzzese è il me­ntore del consigliere regionale Pasquale Ciacciarelli. Già, ma tra Durigon, Zicc­hieri, Gerardi, Rufa e Ottaviani ci sono spazi? Nessuno. Meglio cambiare… aria però. 

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