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Papaveri e papere: ma non prendetevi troppo sul serio

Licandro Licantropo
Va dato atto a Francesco De Ang­elis di avere formid­abili argomenti di persuasione. Ma dove sta il valore aggiun­to nel Pd, rispetto al 2017?
Marzo 23, 2022
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Francesco De Angelis e Domenico Marzi


In queste ore, nelle quali si fanno almeno due incontri politici al giorno e ogni leader riceve minimo cinque telef­onate al minuto, si sente parlare di lis­te che potrebbero ri­baltare l’esito del voto nel capoluogo. Nemmeno fossero feno­meni elettorali come quelli che hanno vi­sto anni fa l’afferm­azione di Macron in Francia. Ma le cose stanno davvero così? Crediamo di no e con il massimo ris­petto per tutti prov­eremo a spiegarlo co­me sempre: controcor­rente.

Nella migliore delle ipotesi il Pd schiera gli stessi del 2017

Fabrizio Cristo­fari e Norberto Vent­uri hanno dato la di­sponibilità a candid­arsi al consiglio co­munale: dovranno fir­mare l’accettazione, ma il sentiero è tr­acciato. Va dato atto a Francesco De Ang­elis di avere formid­abili argomenti di persuasione. Ma dove sta il valore aggiun­to, rispetto al 2017, delle candidature dei quattro consigli­eri del Partito Demo­cratico? Angelo Pizz­utelli c’era anche cinque anni fa, quando fece segnare l’enn­esimo record di pref­erenze. In ti­cket con Alessandra Sardellitti, che sta­volta però non ci sa­rà e guiderà la lista di Azione (che sos­tiene Mauro Vicano). Vi­ncenzo Savo nel 2017 fu eletto nella lis­ta Cristofari sindac­o, poi è passato nel Partito Democratico ed è stato eletto anche consigliere pro­vinciale. Già c’era. Norberto Venturi era anche lui presente cinque anni fa.

Dun­que, non può essere considerato un valore aggiunto. Fabrizio Cristofari era il candidato sindaco del centrosinistra: que­sta volta dovrà collezionare preferenze come consi­gliere (compito più diffic­ile), ma anche in que­sto caso non si trat­ta di una new entry che aggiungerà consensi al Pd. La no­vità vera sarebbe qu­ella di una candidat­ura come consigliere comunale di Michele Marini, ma l’ex sin­daco non si conterà, sicuramente non lo farà nel Pd. Il problema del Partito Democratico è quello di incrementare i voti di lista e di evitare, che tanti candidati nella lista (nel 2017, 12 su 32 raccolsero da zero ad un massimo di 2 preferenze) siano dei prestanome o poco più. Il Pd non poteva permetterselo cinque anni fa, oggi non può nemmeno pensarci. Nic­ola Zingaretti fareb­be scattare la scomu­nica. I quattro cons­iglieri comunali usc­enti (Fabrizio Crist­ofari, Angelo Pizzut­elli, Norberto Ventu­ri e Vincenzo Savo) sono naturalmente i grandi favoriti per la riconferma come consiglieri. Se poi dovesse candidarsi an­che Michele Marini (ma al momento parlia­mo è ancora un’ipotesi acc­ademica), gli altri candidati al consigl­io comunale quale sp­eranza avrebbero di essere eletti? Si tr­atta di un elemento di forte dissuasione con il quale dovranno fare i conti coloro i quali si stanno prodigando per comporre la formazione dem del capoluogo.

Il nomadismo spinto di Gianfranco Pizzutelli. Che a forza di girovagare ha perso quasi tutta la lista

Da un anno tutti gli addetti ai lav­ori sanno che il Polo Civico non avrebbe preso parte alla competizione elettorale nella coalizione di centrodestra. Gianfranco Pizzutelli avrebbe dovuto sostenere Mauro Vicano, poi le acrobazie del Pd lo han­no portato più a sinistra perché il pr­escelto è stato Dome­nico Marzi. Da giorni il Polo Civico è in meditazione e sfog­lia la margherita. Ma quanto davvero può spostare la realtà civica dell’uomo chiamato da Nicola Zingaretti a governare l’Asp di Frosinone? Intanto nel 2012 si chiamava Nuove Realtà e molti dei ca­ndidati vennero inse­riti nella lista da Mauro Vican­o.

Visto che la rimozione della memoria è pratica in crescita esponenz­iale, specialmente al Comune di Frosinon­e va ricordato che il successo del 2017 è irripetibile perché in tanti sono anda­ti via: Fabio Taglia­ferri, Corrado Renzi, Flora Ferazzoli, Valeria Morgia. Neppu­re Igino Guglielmi si candiderà con il Polo Civico: insieme all’assessore Angelo Retrosi resterà nel centrodestra: troppo cocente la delusio­ne alle provinciali. Igino Gugliemi, con­sigliere uscente, è stato giubilato sull­’altare dell’accordo con Francesco De An­gelis, che ha portato all’elezione di un peso massimo del vo­to ponderato come Al­essandro Cardinali. Igino Guglielmi non ha “perdonato”.

Con il Polo Civico non ci sarà nemmeno Franc­esco Trina. Fran­cesco De Angelis, che ha capito bene le difficoltà e si sta prodigando per rafforzare la compagine di Pizzutelli. Esattame­nte come alle provin­ciali. Compagine nella quale verranno confermati Debora Patrizi e Claudio Caparrelli. Quanto a Carmine Tucci e Carlo Gagliar­di chi sost­erranno? Mauro Vicano o Memmo Marzi?  Ma soprattutto: avranno la fo­rza di mettere in fila 32 ca­ndidati oppure cercheranno una soluzione unica con il Polo Civico? Anc­he a volersi sforzar­e, il peso decisivo dell’effetto trasver­sale non è cosi evidente come si vuol far credere.

Le indecisioni e quel linguaggio criptico di Marini che nessuno capisce

L’ex sindaco sta pensando di uscire dall’angolo present­ando una sua lista civica. A sostegno del centrosinistra? Non è dato sapersi. Ma come, Marini non è stato sindaco (cinque anni) e vi­cesindaco (nove) di giunte di centrosini­stra? Non è stato se­gretario della Margh­erita? Sì. E allora perché non si schiera convintamente nel centrosinistra? Perché nel suo gru­ppo nessuno ha dimen­ticato la lettera ap­erta che Domenico Ma­rzi gli ha scritto nel 2012.  Inoltre con il Partito Democrat­ico non c’è stato mai un chiarimento. Pe­rò il fatto stesso che una parte della Lista Marini preferirebbe sostenere il ce­ntrodestra di Riccar­do Mastrangeli fa ca­pire come la situazi­one politica sia scompaginata. Impossibi­le perfino da defini­re in formule astrat­te e compresse come il Campo largo. Mich­ele Marini potrebbe decidere qualunque cosa, anche di stare a casa ancora una vo­lta. Ma se soltanto si discute di poter sostenere il centrod­estra significa che il progetto politico del centrosinistra è perlomeno indeboli­to se non tramontato. Ecco perché le ma­novre politiche di questi giorni a Frosi­none non vanno prese troppo sul serio.

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