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Oltre il 25 settembre. Ecco come i candidati alla Regione e alla Provincia cambieranno tutti gli equilibri

Licandro Licantropo
La recente vicenda del video che vede protagonisti Albino Ruberti, Sara Battisti, Vladimiro e Francesco De Angelis e Adriano Lampazzi, al di là delle diverse questioni che vanno chiarite, fa emergere un clima politico abbastanza netto. Nell’area di Pensare Democratico di Francesco De Angelis c’è una divisione ormai netta tra chi sostiene Sara Battisti e chi Mauro Buschini.
Agosto 26, 2022
Nicola Zingaretti

Dal 26 settembre, dopo l’analisi dei risultati e la definizione degli eletti in Parlamento, al primo posto dell’agenda politica ci saranno le elezioni regionali del Lazio. Un “verdetto” troppo favorevole per il centrodestra a Camera e Senato comporterà che Nicola Zingaretti se la prenderà comoda per ufficializzare le dimissioni da Governatore, in modo da far passare più tempo. Ma in ogni caso, tra gennaio e febbraio, si andrà alle urne. Intanto il 31 ottobre termina il secondo mandato consecutivo di Antonio Pompeo come presidente della Provincia. Il sindaco di Ferentino non potrà ricandidarsi per il terzo. Entro novanta giorni dovranno esserci le elezioni, riservate agli addetti ai lavori (primi cittadini e consiglieri comunali). Due appuntamenti importanti.

I TABU’ DEL CENTRODESTRA

L’ultima vittoria del centrodestra alla Regione Lazio è stata quella di Renata Polverini nel 2010. Poi il terremoto della vicenda legata all’allora capogruppo del Pdl Franco Fiorito mise in moto un meccanismo che travolse la coalizione, costringendo la presidente alle dimissioni. Spalancando le porte al doppio mandato di Nicola Zingaretti. Da allora il centrodestra non ha toccato palla: stavolta ha possibilità diverse ma non può dare nulla per scontato. Intanto perché la legge elettorale per le regionali del Lazio è molto diversa dal Rosatellum. In secondo luogo c’è il rischio di arrivare ancora una volta all’ultimo istante utile per la scelta del candidato. Niente affatto secondaria invece. I nomi che in qualche modo continuano a circolare (Francesco Lollobrigida di FdI, Claudio Durigon della Lega, Maurizio Gasparri e Claudio Fazzone per Forza Italia) fanno riferimento ad esponenti che con ogni probabilità potrebbero avere incarichi di Governo in un eventuale (ma probabile) esecutivo di centrodestra a guida Giorgia Meloni.
Difficile immaginare che possano concorrere per la presidenza del Lazio. Andrà individuata (e in fretta) una personalità capace di interpretare e rappresentare l’intera coalizione. Altrimenti sarà difficile. Anche perché nel centrosinistra l’obiettivo non viene perso di vista. Ogni tanto esce fuori qualche altro nome (Marianna Madia, Beatrice Lorenzin), ma in realtà per il dopo Zingaretti la sfida vera sarà tra Daniele Leodori, Alessio D’Amato ed Enrico Gasbarra. Tutti e tre molto forti sul piano politico ed elettorale.
Per la presidenza della Provincia il centrodestra è rimasto a guardare dal 2014, da quando cioè è entrata in vigore la legge Delrio. Nessun candidato quell’anno, ma sostegno di Forza Italia e del Nuovo Centrodestra ad Antonio Pompeo (voluto da Scalia) “contro” Enrico Pittiglio (appoggiato da De Angelis). Nel 2018 il candidato Tommaso Ciccone fu “impallinato” da tantissimi franchi tiratori.
Pure in questo caso va scelto un candidato forte. E siccome per quella carica, secondo l’attuale normativa, va individuato un sindaco,  occorre fare presto, bene e con convinzione. In pole-position ci sono Riccardo Mastrangeli (Frosinone), Roberto Caligiore (Ceccano), Lucio Fiordalisio (Patrica). Però il centrodestra non può cullarsi sugli allori e a prendere l’iniziativa dovranno essere i referenti locali: Massimo Ruspandini (Fratelli d’Italia), Nicola Ottaviani (Lega), Adriano Piacentini, Daniele Natalia e Rossella Chiusaroli (Forza Italia). Altrimenti anche stavolta ci sarà una montagna impossibile da scalare.

IL PD SULL’ORLO DELLA “GUERRA CIVILE”

In Ciociaria le candidature alle regionali e alla presidenza della Provincia determineranno i futuri equilibri (comunque precari) dei Democrat. La recente vicenda del video che vede protagonisti Albino Ruberti, Sara Battisti, Vladimiro e Francesco De Angelis e Adriano Lampazzi, al di là delle diverse questioni che vanno chiarite, fa emergere un clima politico abbastanza netto. Nell’area di Pensare Democratico di Francesco De Angelis c’è una divisione ormai netta tra chi sostiene Sara Battisti e chi Mauro Buschini. Nel 2018 il “ticket” fra i due (con i voti di De Angelis) funzionò alla perfezione, stavolta rischierebbe perfino di essere poco credibile in partenza. Inoltre, non sta scritto da nessuna parte che i Democrat eleggeranno due consiglieri regionali. Se dovesse vincere il centrodestra, per esempio, ci sarà posto per uno solo. Ma alle regionali si giocherà tutte le sue carte Antonio Pompeo, negli ultimi mesi avvicinatosi moltissimo a Daniele Leodori e Bruno Astorre. Vorrà dire la sua. Non solo. Bisognerà vedere altre situazioni. Per esempio le scelte di ex segretari come Domenico Alfieri e Simone Costanzo. Oltre alle determinazioni del cassinate, se il sindaco Enzo Salera deciderà di provare a giocare la partita in prima persona. Alle provinciali, tramontata l’ipotesi del terzo mandato, rischia di venire meno la possibilità di rimuovere l’ostacolo rappresentato da più di 18 mesi di mandato che un sindaco deve avere per concorrere. Senza una “deroga” del genere per il Pd sarebbero problemi enormi perché in tanti dovrebbero restare a guardare: per esempio Enzo Salera, Simone Costanzo, Adriano Lampazzi, Enrico Pittiglio. Problemi, quelli della lista alle regionali e della candidatura alla presidenza della Provincia, che finiranno sul tavolo del segretario Luca Fantini. Il quale però, proprio per la situazione estremamente caotica che si è determinata, ha un’opportunità forse irripetibile: metterci molto del suo nelle decisioni finali. Su questo potrebbe avere la totale copertura politica di Francesco De Angelis, che, diciamolo francamente, non ha più alcun interesse politico a schierarsi per uno piuttosto che per un altro. Anche perché prima sulla vicenda della candidatura e poi su quella del video, nessuno nel Pd locale ha fatto sentire con autorevolezza e convinzione una voce politica a sostegno del leader. Al di là di prese di posizione stereotipate e prive di aggancio con la realtà.

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