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Nudi alla meta: i nove anni che hanno affossato il Pd in Ciociaria

Licandro Licantropo
Quattro anni e mezzo fa (marzo 2018) in Ciociaria vennero eletti tre parlamentari dei Cinque Stelle: Ilaria Fontana, Enrica Segneri, Luca Frusone. Oggi si ripresenta solo la prima. Nella Lega vinse Francesco Zicchieri, che ha lasciato il partito nei mesi scorsi. Poi, nel proporzionale, ci furono le affermazioni di Francesca Gerardi e Gianfranco Rufa (in quel di Viterbo). Nessuno dei tre è ricandidato
Agosto 25, 2022
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Una panoramica di Frosinone

Nel 2013, l’anno della “non vittoria” di Pierluigi Bersani, il Pd provinciale elesse due senatori: Francesco Scalia e Maria Spilabotte. Qualche mese dopo la rappresentanza parlamentare aumentò grazie all’adesione al partito del deputato Nazzareno Pilozzi, che a Montecitorio era entrato nelle file di Sinistra Ecologia e Libertà di Vendola. In quello stesso anno Mauro Buschini diventò per la prima volta consigliere regionale. Francesco De Angelis si accingeva a svolgere l’ultimo anno da europarlamentare, carica conquistata nel 2009 a suon di preferenze. Nel 2014 risultò il primo dei non eletti, ma qualcosa si era incrinato con Goffredo Bettini, allora potentissima eminenza grigia dei Dem a Roma e nel Lazio (oggi è influente ma non allo stesso modo). In quell’anno, il 2013, il Pd toccò probabilmente l’apice del potere politico in Ciociaria. Oggi, al di là dell’ormai famoso video di Ruberti, il Pd appare ripiegato, in difficoltà perfino nell’organizzare una risposta politica autorevole e convincente.

L’ASCESA DELLA DESTRA E LA METEORA CINQUE STELLE

Quattro anni e mezzo fa (marzo 2018) in Ciociaria vennero eletti tre parlamentari dei Cinque Stelle: Ilaria Fontana, Enrica Segneri, Luca Frusone. Oggi si ripresenta solo la prima. Nella Lega vinse Francesco Zicchieri, che ha lasciato il partito nei mesi scorsi. Poi, nel proporzionale, ci furono le affermazioni di Francesca Gerardi e Gianfranco Rufa (in quel di Viterbo). Nessuno dei tre è ricandidato. In Fratelli d’Italia Massimo Ruspandini diventò senatore trionfando nel maggioritario. Oggi si ripresenta alla Camera con il vento in poppa e con una forza politica che gli deriva da un radicamento esteso e profondo nel territorio. Per la Lega in campo c’è il coordinatore provinciale Nicola Ottaviani, nel collegio Cassino-Terracina. In questi nove anni, al di là della mutevolezza dei flussi elettorali italiani, il centrodestra in Ciociaria ha consolidato le posizioni vincendo nei Comuni: da Frosinone a Ceccano, da Anagni a Pontecorvo e ad Alatri. La prossima tappa saranno le regionali, banco di prova fondamentale e ultima roccaforte di un Pd che si presenta con due consiglieri uscenti: Mauro Buschini e Sara Battisti. Entrambi alle prese però con una crisi del partito ad ogni livello: provinciale, regionale, nazionale.

DEM SENZA RADICI E SENZA ALLEANZE

Secondo il professor Giulio Tremonti, candidato in Lombardia nelle file di Fratelli d’Italia, ad aver messo definitivamente in crisi la sinistra italiana è stata la sostanziale fine della globalizzazione, perlomeno come prospettiva “salvifica” del mondo. Dalle nostre parti però il Partito Democratico ha smesso di confrontarsi da tempo. Perfino da prima del 2013, quando ancora reggeva il sistema dei pesi e dei contrappesi dei “due Francesco”, De Angelis e Scalia. Il Pd rivendica spesso il fatto di essere l’unico partito a celebrare ancora i congressi. E’ vero. Ma senza veri confronti… congressuali. In tutti questi anni l’individuazione dei segretari di federazione è avvenuta fuori dall’appuntamento vero e proprio. Sulla base di un accordo tra l’area di De Angelis e Simone Costanzo quando quest’ultimo fu chiamato a guidare il partito. Poi c’è stata la stagione di Domenico Alfieri, quindi quella di Luca Fantini. Prima ancora Lucio Migliorelli e Sara Battisti. Nel Pd però a dominare sono state sempre le tregue armate, che hanno prodotto equilibri fragilissimi. Nel 2014 la clamorosa rottura tra Francesco De Angelis e Francesco Scalia venne fuori alla Provincia, con il duello tra Antonio Pompeo ed Enrico Pittiglio. Successivamente il Pd ha cominciato a perdere nei Comuni con una certa regolarità, reggendo negli enti intermedi, dove non votano i cittadini. A Frosinone nei mesi scorsi è stata salutata come una vittoria epocale il fatto di essere arrivati al ballottaggio staccati di dieci punti percentuali e senza una sola possibilità di giocarsela davvero.

Adesso, nel pieno di una crisi politica e mediatica generata dalla vicenda che vede protagonisti Albino Ruberti, Francesco e Vladimiro De Angelis, Sara Battisti e Adriano Lampazzi, il Pd si scopre “nudo” alla meta. Lo si era capito già in occasione delle candidature, quando la Federazione provinciale non ha provato neppure ad alzare la manina per dissentire dalla collocazione non eleggibile del leader Francesco De Angelis nel listino di un collegio di Roma. Non può bastare la solita “furbata” di prendersela con un centrodestra che non deve far altro che stare fermo per raccogliere i frutti politici di una strategia autolesionista e “tafazzista” del Pd locale.

Francesco De Angelis sarà sempre il leader del partito in Ciociaria fin quando resterà sulla scena politica. Lo ha nel dna. Secondo alcune ricostruzioni (complottiste) l’obiettivo finale sarebbe quello di determinarne le dimissioni da presidente del Consorzio industriale regionale unico, poltrona molto ambita a Roma. Retroscenismi e strategie si sovrappongono senza soluzione di continuità in questo frangente. E’ inevitabile. Dopo le politiche ci saranno le regionali, ma non subito. Il Partito Democratico ha due strade in Ciociaria: blindare la classe dirigente con l’alibi perfetto delle regionali alle porte oppure provare a dare una scossa vera. Con un congresso straordinario e contendibile, arrivando ad una conta in assemblea sulla base di programmi alternativi, pur nell’unità del partito. Ma c’è la forza per un passo del genere? I consiglieri regionali Mauro Buschini e Sara Battisti, il presidente della Provincia Antonio Pompeo, i tanti amministratori e militanti del partito riuscirebbero a determinare una “rivoluzione” del genere? Ne dubitiamo. Potrebbe farlo Francesco De Angelis, ma al momento obiettivamente per lui è difficile. Anzi, impossibile.

Più volte però De Angelis ha invitato i giovani a “prendersi il partito”. Siamo in un momento assai delicato: alla Regione il punto di riferimento non è più Nicola Zingaretti, per la sua successione Daniele Leodori, Alessio D’Amato ed Enrico Gasbarra se la giocheranno senza esclusione di colpi. Nella composizione del mosaico delle candidature il senatore e segretario regionale Bruno Astorre ha fatto capire che è lui a dare le carte nel Lazio. Infine, dal 26 settembre in poi Enrico Letta potrebbe iniziare a “ballare”. Chiedere a Stefano Bonaccini. Se così fosse, quale occasione migliore per un “reset” vero e senza paracadute per la classe dirigente del Pd ciociaro?

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