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“Non siamo fannulloni ma lavoriamo 12 ore al giorno!”. I medici di famiglia contro le “Case di Comunità”. La riforma delle cure primarie non piace ai camici bianchi

Cesidio Vano
Gli studi dei medici di famiglia resteranno in piedi ma vengono considerati come “spoke” delle Case della Comunità e saranno collegati in rete per garantire aperture h12 sei giorni su sette.
Giugno 6, 2022

“Non siamo dei fannulloni e non  abbiamo il dono dell’ubiquità! Lavoriamo 10/12 ore al giorno e siamo sempre in prima linea”. A protestare sono i medici di famiglia a cui lo Stato chiede di svolgere attività di lavoro, per alcune ore a settimana, all’interno delle Case di Comunità, nate nel quadro della riforma che il Governo ha previsto per l’assetto della rete delle cure primarie e ha il compito decisivo di indirizzare come spendere le risorse del Pnrr.

Le Case di Comunità, una ogni 40/50.000 abitanti secondo le previsioni e su base di Distretto sanitario, saranno il luogo dove i cittadini potranno trovare assistenza h24 ogni giorno della settimana. Gli studi dei medici di famiglia resteranno in piedi ma vengono considerati come “spoke” delle Case della Comunità e saranno collegati in rete per garantire aperture h12 sei giorni su sette.

Lo Snami, Sindacato autonomo nazionale dei medici italiani, però non ci sta e accusa: “Coloro che hanno concepito questi percorsi sono contemporaneamente mal informati, mal consigliati, poco lungimiranti e oggettivamente votati al fallimento. Se tu costruisci quello che dovrebbe essere un cambiamento epocale e un miglioramento della assistenza medica territoriale sulle fake news che circolano, sulle leggende metropolitane che con interesse vengono diffuse e sui luoghi comuni imperanti, cioè sulle narrazioni che i Medici di Medicina Generale siano dei fannulloni, un ricettificio automatico e dulcis in fundo dei loro favolosi guadagni, soprattutto senza fare niente, sbagli perché parti da un presupposto totalmente sbagliato”. E dallo Snami rilevano che, se fosse come qualcuno dice “Non si capisce perché a fronte della narrazione di questo mondo fantastico dove si guadagna tanto e non si fa nulla, ci sia un fuggi fuggi generale dal nostro comparto con pensionamenti anticipati e stra-anticipati e sempre meno giovani che ambiscono alla Medicina Generale. La realtà è ben altra e decisamente all’opposto di quella che strumentalmente vogliono vendere – puntualizzano dal sindacato – perché siamo mal pagati, schiacciati da incombenze inutili ed asfissianti e siamo rimasti l’unico front office medico nei confronti dei cittadini”.
Per lo Snami la verità è tutta un altra. Il Governo ha pensato ai medici di base per far funzionare le Case di Comunità perché non hanno altri Medici su cui investire. E senza di noi si perderebbero i finanziamenti del PNRR. “Così – dicono dallo Snami – hanno voluto ignorare il nostro impegno quotidiano di dieci/dodici ore, considerando semplicemente i nostri orari minimi di ricevimento e volutamente ignorando che quella è solo una piccola parte delle nostre incombenze e strumentalmente facendo finta di credere che il Medico di famiglia sia dotato del divino dono dell’ubiquità!”.

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