Problemi crescenti per l’amministrazione Gualtieri. Nel Pd cresce un malessere nei confronti del primi cittadino. “I primi sei mesi le cose sono andate bene, poi c’è stato un cambio di rotta”. E’ questa la sintesi di un amore che non è sbocciato, una fiamma che si è consumata molto velocemente tra Roberto Gualtieri e il gruppo dei democratici. E così sono iniziati i “dispetti” e i mal di pancia: consigli interrotti per la mancanza del numero legale, delibere tenute più del dovuto nelle commissioni competenti, fughe di notizie. E per tornare alla questione Multiservizi, la strada non sarà in discesa: “E’ un documento corposo – dice un consigliere – e non sarà neanche semplice la discussione in consiglio, ci saranno tanti emendamenti e il rischio successivo è un ricorso da centinaia di milioni di euro da parte del Cns”. Ovvero il consorzio nazionale servizi di cui fa parte Multiservizi e che partecipa agli appalti.
IL BILANCIO DA APPROVARE
Nel frattempo la preoccupazione è che non si riesca ad approvare il bilancio 2023-2025 entro la fine del mese: “E’ quasi escluso, non ci sono i tempi tecnici” fanno sapere. Per discuterlo ci vuole all’incirca una settimana di sedute: “Questa è già finita, difficile si riesca la prossima. Andremo a dopo le Regionali”. Problemi grossi, però, non ce ne sono: “Gli enti quando non approvano il previsionale entro il 31 dicembre, vanno ‘in dodicesimi’. Cioè dividono per 12 il budget dell’anno precedente. Già siamo in questo regime, ci staremo anche a febbraio”. La riunione si è chiusa alle 22 circa, ma non si può dire che pace sia stata fatta. Gualtieri ha respinto buona parte delle accuse, anche se si sarebbe detto disposto a maggiore dialogo e apertura con la sua maggioranza: “L’ultima volta ci eravamo visti due mesi fa”, ricorda qualcuno.
LE NOMINE INDIGESTE
Ma sotto i riflettori ci sono soprattutto le scelte fatte dal sindaco per i posti del sottopotere romano. Nel mirino sono finiti Patrizia Prestipino e Marco Vincenzi. Loro sono la punta dell’iceberg: chiamati da Gualtieri. La prima retribuita in Città Metropolitana, il secondo a titolo gratuito come vicecommissario per il Giubileo, ma percepiti dai non manciniani come pedine di una strategia destinata ad accrescere il consenso per Mario Ciarla ed Eleonora Mattia e più in generale per Claudio Mancini. Prestipino, ex deputata non rieletta all’ultimo giro, era il riferimento romano di Base Riformista, corrente che ormai non ha più leader nazionali e si è andata a spegnere. Vincenzi, presidente del consiglio regionale, fino a qualche mese fa era più vicino a Daniele Leodori che a Claudio Mancini. Poi, evidentemente, qualcosa è successo. La strategia, così la definisce più di un consigliere, è chiara: rafforzare il deputato a Roma e poi nel Lazio