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L’onda lunga di Giorgia può arrivare fino alle regionali. Nel pontino Lega e FI temono un forte ridimensionamento. La variabile Fazzone condiziona le scelte su Latina e provincia

Marco Battistini
Da lunedì a Roma e nel Lazio si inizierà a parlare solo delle regionali.
Settembre 24, 2022

Domani le elezioni politiche. Da lunedì a Roma e nel Lazio si inizierà a parlare solo delle regionali. Ed il tema del dopo Zingaretti è già quello più ricorrente nei discorsi dei candidati al Parlamento. Chiara Colosimo, esponente regionale di Fratelli d’Italia, in corsa nel collegio della Camera di Latina 1 ieri ha sottolineato la necessità urgente di voltare pagina 
“L’identikit del candidato presidente è sicuramente quello di una persona vicina, se non di un esponente di Fratelli d’Italia -ha affermato Chiara Colosimo -. ”Se è certo che Fontana si ricandiderà per la Lega alla guida della Regione Lombardia, nel Lazio sta a noi indicare una figura, interna o esterna al partito, che però possa rappresentare adeguatamente tutti coloro i quali hanno fatto una strenua opposizione a Zingaretti”. Netta la bocciatura di questi 10 anni di governo dem alla Pisana. “L’era Zingaretti finisce tra gli scandali dopo dieci anni il bilancio per me non può essere che assolutamente negativo dell’operato della sinistra alla Pisana -ha ribadito la Colosimo- lo dico non tanto e non soltanto per le questioni più note come lo scandalo delle mascherine, piuttosto che le ultime questioni di cronaca legate sempre alla provincia di Frosinone; lo dico soprattutto perché, al netto di una buona campagna vaccinale, tutto il resto, dai rifiuti alla sanità, non ha funzionato in questa regione. La Regione Lazio ha bisogno di essere rilanciata, ma anche se mi permettete ricostruita. Sono state centinaia le consulenze fatte all’interno della Regione che non hanno portato risultati. Consulenti poi diventati spesso candidati ed è inutile girarci intorno, la Regione Lazio è stata utilizzata in modo tale da cementificare il potere del Partito Democratico a Roma e nel Lazio. Questo per noi non è accettabile perché è un’istituzione al servizio di tutti i cittadini e non di cittadini che hanno quella o quell’altra tessera in tasca”.


RAMPELLI PREFIGURA IL 30% A FDI E ALZA LA POSTA

Ancora più esplicito il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli, che ha lanciato un segnale eloquente agli alleati del centrodestra.”Se faremo un ottimo risultato a livello nazionale e regionale, e gli alleati fossero più bassi, la candidatura migliore dovrebbe appartenere al perimetro della destra romana e laziale”. Un modo dirompente di entrare nel dibattito sulla scelta del candidato di centrodestra da presentare alle regionali del Lazio, rivendicando la possibilità di proporne uno proveniente proprio da Fdi.
In un’intervista all’Agenzia Dire Rampelli ha parlato dei possibili esiti delle elezioni politiche del 25 settembre, prefigurando un risultato del 30% per Fdi: “Secondo gli ultimi sondaggi ha percentuali stellari, anche nelle zone storicamente di pertinenza di altri partiti, alleati e non – ha detto all’agenzia – Non siamo più un partito romano-centrico ma nazionale, e su questo Giorgia Meloni ha fatto un grandissimo lavoro. Tuttavia occorre dire che il governo di Roma in questa fase è deludente. Abbiamo avuto tutti grande pazienza perché il governo di Roma è una missione difficile ma tutti, nessuno escluso, si aspettavano risultati diversi. A Roma An raggiunse il 31% nel 1998, quando vincemmo le provinciali. Penso che a Roma ci potrebbe stare un risultato simile”. Da qui la riflessione: “Per il Lazio un’eventuale vittoria importante del centrodestra e una posizione di Fdi importante, più di quella storicamente conseguita – ha concluso Rampelli – ci consentirebbe di mettere sul tavolo una proposta di governo significativa per la Regione e magari un candidato di Fdi” per le regionali. Per cui ancora non c’è una data certa. L’attuale presidente della Regione, Nicola Zingaretti, si candiderà al Senato, e darà le dimissioni dalla Pisana solo dopo l’elezione. Da quel momento dovranno passare 90 giorni per tornare a votare nel Lazio, ed è dunque molto probabile che le urne slitteranno (almeno) al mese di gennaio.


LEGA E FORZA ITALIA TEMONO L’EFFETTO MELONI

I vertici regionali di Lega e Forza Italia nelle ultime ore di campagna elettorale hanno  percepito come l’effetto Meloni potrebbe regalare a Fratelli d’Italia un successo clamoroso, tale da mettere un’ipoteca sulle scelte per la Regione Lazio. In quest’ottica soprattutto nella provincia di Latina si avverte come la strada per via della Pisana sia in salita per i candidati azzurri e del Carroccio. Una percentuale su base regionale inferiore al 10% per entrambe le forze di centrodestra restringerebbe notevolmente la possibilità di elezione di un rappresentante in provincia. Soprattutto nella Lega si avvertono sentimenti di forte preoccupazione per l’onda lunga di Fratelli d’Italia. Il segnale arrivato dai vertici regionali è quello di ricompattare il partito a livello pontino, evitando una competizione fratricida fra big delle preferenze. In tal senso la strada per Orlando Angelo Tripodi sarebbe spianata. Toccherebbe a lui essere il candidato numero 1 della lista nella circoscrizione provinciale. Massimiliano Carnevale, il vero competitor interno, potrebbe defilarsi dalla corsa, non avendo adeguate garanzie sul raggiungimento del quorum per l’attribuzione di un seggio su Latina. Al contrario Forza Italia può far valere il peso dei voti locali, ben maggiore del resto del Lazio. Se a Roma gli azzurri sono in grande affanno, nel pontino il partito di Fazzone è certo di andare in doppia cifra, almeno alle regionali. E qui scatterà la vera contesa fra i due maggiori indiziati a succedere a Pino Simeone, ovvero Alessandro Calvi e Cosmo Mitrano. Ma la vera incognita in casa forzista è legata alle scelte del coordinatore regionale. Da lunedì si faranno calcoli più precisi e si capirà il vero peso politico dei voti azzurri. Se saranno determinanti per una vittoria della coalizione a gennaio, come è probabile, Fazzone alzerà la posta, sia in termini di posti in giunta regionale, sia sui Comuni chiamati alle urne nella prossima primavera. E su Latina terrà tutti con il fiato sospeso. In attesa di ricevere le risposte alle richieste inoltrate agli alleati.

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