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L’inutile penultimatum della Regione. Rifiuti, nel Lazio arriva la tempesta perfetta

Licandro Licantropo
Ogni tanto si riaffaccia l’ipotesi di riaprire la discarica di Roccasecca, realizzando il quinto bacino. Ma la Mad finora ha sempre detto no in modo categorico. Non è interessata.
Ottobre 7, 2022
La discarica di Roccasecca

Il solito penultimatum della Regione è scaduto il 30 settembre scorso, nell’indifferenza generale e senza soluzioni. A questo punto l’emergenza rifiuti nel Lazio, e quindi anche in provincia di Frosinone, è davvero dietro l’angolo. A inizio agosto la Regione Lazio aveva fissato alla fine di settembre il termine ultimo affinché le Province procedessero all’individuazione e alla messa in esercizio di un impianto di discarica. Avvertendo “che l’urgenza della scelta era dettata non solo dalla situazione di allerta scaturita dalle criticità della gestione dei rifiuti prodotti da Roma Capitale ma anche dal previsto esaurimento dei volumi utili della discarica di Viterbo già a partire da settembre”. E quindi “si diffida i presidenti delle Province ad assumere con massima celerità i provvedimenti necessari per addivenire al più presto all’individuazione dell’impianto di discarica di bacino di Ato e all’individuazione dei siti idonei per la realizzazione della discarica dell’impiantistica del ciclo integrato dei rifiuti”.

DA FROSINONE A VITERBO

Il presidente della Provincia Antonio Pompeo ha risposto con le solite argomentazioni. Si attende (da un anno e mezzo!) lo studio del Politecnico di Torino sui possibili siti idonei e comunque l’emergenza in Ciociaria è la conseguenza del fatto che per anni alla discarica di Roccasecca è stata inviata anche l’immondizia di Roma, provocando l’esaurimento del quarto bacino cinque anni prima della data prevista (2026). Tutto vero. Di fatto però il problema non si risolve. Da diciotto mesi le circa 250 tonnellate di rifiuti prodotti in provincia di Frosinone finiscono nella discarica di Viterbo, ormai ad un passo dall’esaurimento. Va ricordato che i titolari dell’impianto della Tuscia da mesi avvertono che ad ottobre (cioè ora) non potranno fare altro che accogliere soltanto l’immondizia del viterbese e del reatino. E basta. Perché quella delle altre province non c’entra più. La Regione Lazio continua a rimpallarsi le responsabilità e le competenze con le Province, senza arrivare mai ad una decisione vera. E siccome tra qualche giorno Nicola Zingaretti si dimetterà da presidente, la patata bollente finirà direttamente sul tavolo del successore.

A ROMA PIOVE SUL BAGNATO

Intanto l’altro ieri la quinta sezione del Tar del Lazio ha bocciato il via libera della Regione alla discarica di Magliano Sabina, accogliendo le ragioni del ricorso dell’Associazione Ecologica Monti Sabatini. In parole povere non si può procedere al passaggio da impianto di inerti a struttura di smaltimento dei rifiuti urbani per oltre 800.000 metri cubi. Una doccia gelata sulla giunta guidata dal sindaco Roberto Gualtieri. Le motivazioni del Tar fanno riferimento alla mancanza delle necessarie valutazioni ambientali, per esempio quella che la discarica avrebbe sulla sottostante falda acquifera. A questo punto la situazione dei rifiuti nel Lazio si complica terribilmente.

LA SOLUZIONE POSSIBILE

Da più di un anno e mezzo la provincia di Frosinone non ha una discarica nel territorio per poter essere autosufficiente nel ciclo di raccolta, trattamento e smaltimento. Ogni tanto si riaffaccia l’ipotesi di riaprire la discarica di Roccasecca, realizzando il quinto bacino. Ma la Mad finora ha sempre detto no in modo categorico. Non è interessata. In ogni caso però non è che i lavori potrebbero essere effettuati dall’oggi al domani. Occorrerebbero dei mesi e questo vuol dire che non c’è modo per scongiurare un’emergenza ormai alle porte. Se non quello di inviare all’estero i rifiuti ciociari. Con un comprensibile aumento di costi che ricadrebbero sui Comuni soci della Saf e quindi sulle famiglie. E di questi tempi, con il caro bollette che assomiglia ad uno “tsunami”, un’altra stangata del genere sarebbe impossibile da ammortizzare.

LA POLITICA INUTILE

L’emergenza rifiuti a Roma e nel Lazio va avanti da anni. Non è un fulmine a ciel sereno. Ci sono sicuramente delle responsabilità derivanti dall’assenza di  scelte da parte della giunta capitolina guidata da Virginia Raggi. Ma pure quella di Roberto Gualtieri non è riuscita a trovare il bandolo della matassa. L’annuncio di voler costruire in futuro un termovalorizzatore non ha effetti nell’immediato. Ma neppure la Regione Lazio può chiamarsi fuori, perché l’Amministrazione Zingaretti ha sempre evitato di trovare una soluzione concreta, stabile, definitiva. Andando oltre le competenze specifiche dei ruoli ma effettuando uno scatto sul versante della politica e del decisionismo. Le Province hanno giocato a nascondino, sapendo bene che individuare un sito da adibire a discarica è la scelta più impopolare che un amministratore pubblico possa fare. Si è sempre pensato (e si continua) alla prossima elezione. Il 30 settembre era un termine impossibile, considerando che cinque giorni prima si votava per le politiche. Adesso ci sono le regionali (febbraio), ma pure le provinciali per eleggere il presidente (a Frosinone si vota a gennaio). Quindi sotto con le comunali, ad Anagni a e Ferentino. E via di questo passo. C’è una classe dirigente politica, che parte dalla Regione e arriva fino ai Comuni, che non vuole assumersi la responsabilità di questa scelta. Le conseguenze sono una continua emergenza rifiuti che provoca danni all’ambiente e al decoro delle nostre città e un aumento continuo delle bollette recapitate alle famiglie. Come se non bastasse. Una politica senza coraggio e senza attributi.

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