Marcello Degni, consigliere della Corte di Conti, economista, esperto di finanza pubblica e di procedure di bilancio, è finito al centro di una polemica politica dopo le dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi contro il governo Meloni. Nel mirino il post che ha pubblicato su ‘X’ dopo l’approvazione della legge di Bilancio in cui, citando Elly Schlein, scriveva che l’approvazione della manovra è stata “un’occasione persa perché c’erano le condizioni per l’ostruzionismo e l’esercizio provvisorio e perché potevamo farli sbavare di rabbia sulla cosiddetta manovra blindata e gli abbiamo invece fatto recitare Marinetti”.
Degni ha peraltro successivamente attaccato anche il presidente della commissione Bilancio di FdI. Chiamato in causa, Calandrini ha risposto senza esitazione e con garbo istituzionale. Il presidente della commissione Bilancio del Senato era stato interpellato da Marcello Degni, consigliere della Corte dei Conti, in un’intervista a La Stampa. Il magistrato esperto di finanza pubblica ha dichiarato: “Se fossi il presidente della Commissione bilancio sarei una persona triste: il suo ruolo dovrebbe essere quello di garantire una discussione sulla Legge di bilancio, invece si riduce ad aspettare delle misure già decise”.
LA POLEMICA
I social anche questa volta sono all’origine della polemica. Il post di Degni ha subito scatenato la polemica del centrodestra, che ha chiesto le sue dimissioni per aver tradito l’imparzialità che dovrebbe contraddistinguere un magistrato. In un’intervista al quotidiano La Stampa, Degni ha spiegato che il suo pensiero riguardava più ampiamente il ruolo del Parlamento nella Legge di bilancio: “La mia era una critica riferita al metodo, non al contenuto della Manovra –secondo quanto riportato da il quotidiano ‘La Stampa’– E non era una critica nei confronti soltanto di questo governo. Non da oggi, ma da quasi vent’anni, tutti i governi non rispettano quella che dovrebbe essere una discussione articolo per articolo, pacata, con i 183 programmi di cui è strutturata. In questo modo si svilisce il ruolo del Parlamento”. A questo pensiero, Calandrini ha risposto per le rime: “Sono orgoglioso, come detto anche in dichiarazione di voto al Senato, della Legge di bilancio approvata. Si tratta di una Manovra concreta, coraggiosa, che trova risorse per chi ha più bisogno”. Al contrario, aggiunge il presidente della Commissione bilancio, “mi sentirei molto più triste se non fossi riuscito a fare politica e mi ritrovassi a rivestire un ruolo in cui sono richiesti imparzialità ed equilibrio senza riuscirci, cosa che mi pare stia accadendo al giudice Degni”.
I DATI ED I FATTI
Calandrini rivendica di aver rispettato la dialettica democratica: “A dirlo sono i fatti, non io: 5 giorni di audizioni, 63 soggetti ascoltati, 27 sedute portate a termine, con uffici e senatori impegnati senza sosta anche di notte e nei weekend. Un confronto costante che ha portato a diverse migliorie nella Manovra, insomma un lavoro importante e dai risultati egregi”. Come tutto il centrodestra, anche il senatore di Fratelli d’Italia ritiene che Degni avrebbe dovuto essere imparziale: “Mi pare che il giudice Degni stia confondendo il suo ruolo con quello di capo dell’opposizione politica. Peccato che in questo modo non stia rispettando l’istituzione che rappresenta, anzi le stia togliendo dignità. Un fatto che dovrebbe avere come unica conseguenza le sue dimissioni, in mancanza delle quali auspico fortemente un intervento dei suoi diretti superiori”. La verità è che i post del magistrato che dovrebbe essere o per lo meno apparire super partes e quindi terzo, suonano come un’intollerabile provocazione. Quando mai un giudice della Corte dei Conti fa pubblicamente il tifo per la caduta del Governo? Bene ha fatto il Consiglio di Presidenza della Corte dei Conti ad annunciare di voler esaminare in via di urgenza nella prossima adunanza del Consiglio di presidenza le dichiarazioni pubblicate su un social network dal consigliere della corte Marcello Degni. Il consiglio è l’organo di autogoverno della corte ed è competente in tutte le materie attinenti all’espletamento delle funzioni dei magistrati della Corte dei conti ed anche sui procedimenti disciplinari. L’iter prevede il confronto con il consigliere oggetto dei rilievi e la possibilità di fornire spiegazioni.