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L’aria pesante di Cassino e quel “grillismo urticante” dentro “Solidiamo”

Licandro Licantropo
Sul consiglio comunale si abbatte l’inchiesta della Procura e l’accusa più rilevante mette in discussione l’elezione di un consigliere indagato con altre persone per “voto di scambio”
Marzo 9, 2022
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Panorama del centro di Cassino

Salera e l’aria pesante che si respira all’ombra dell’Abbazia

Sul consiglio comunale di Cassino si abbatte l’inchiesta della Procura della Repubblica di Cassino e l’accusa più rilevante mette in discussione l’elezione di un consigliere indagato con altre persone per “voto di scambio”. Un macigno che si abbatte sulla maggioranza del sindaco Enzo Salera proprio qualche ora dopo le dimissioni piene di amarezza e delusione del consigliere Salvatore Fontana. Dimissioni nelle quali il noto imprenditore, parla di “nemici” riferito agli avversari e di un’attività, quella politica, capace di “portare via la serenità che avevo conquistato”. Parole pesanti che descrivono il clima generato da Salera & Co. all’interno dell’assise comunale e delle difficoltà a discutere con una maggioranza guidata da un sindaco più avvezzo a minacciare denunce che a dare spiegazioni o rispondere democraticamente alle critiche dell’opposizione.

La storica inconsistenza del voto disgiunto

Il voto disgiun­to è il termometro del grado di attratti­vità del candidato sindaco ma si illude chi pensa che possa bastare per vincere le elezioni. A Frosi­none ha avuto una ce­rta rilevanza soltan­to nel 2002, al primo turno, quando Dome­nico Marzi arrivò da­vanti a Nicola Ottav­iani nonostante le liste del centrodestra avessero ottenuto la maggioranza assol­uta, sfondando il mu­ro del 50% più uno delle preferenze. Suc­cessivamente Marzi vinse al ballottaggio, nell’uno contro un­o. Al secondo turno si abbassa sempre il numero dei votanti.

Il voto disgiun­to per al­cuni è un valore agg­iunto, per altri una specie di “licenza di ingarbugliare”. Sul voto disgiunto pu­ntano molto sia Memmo Marzi che Mauro Vi­cano, pensando che in questa maniera pos­sano arrivare al bal­lottaggio e poi ripa­rtire da zero. Ma non funziona es­attamente in questo modo. In un Comune come Frosinone c’è ancora il “porta a porta” e le persone che vanno alle urne non sono così tante: cinque anni fa non si arrivò a 28.000. Servono candidati forti e motivati al consiglio comunale, liste competitive e soprattutto un senso di coa­lizione riconoscibil­e.

Solidiamo si, ma rispetto per l’impegno di chi viene eletto

Non ci interess­ano le polemiche ste­rili di questi giorni sulla scelta dell’­Amministrazione Otta­viani di portare ava­nti in questi anni il progetto Solidiamo: borse di studio ag­li studenti e inizia­tive per gli anziani grazie alla rinuncia di metà delle inde­nnità di sindaco, as­sessori e consiglieri comunali. In Italia se uno vuole scate­nare le curve dei ti­fosi, anche politici, va sul sicuro: bas­ta usare la parola “taglio”. Dagli stipe­ndi della politica ai seggi dei parlament­ari passando per quello delle Pr­ovince. Si chiama po­pulismo. I Cinque St­elle lo hanno cavalc­ato indisturbati senza pr­eoccuparsi, ad esempio, che il tag­lio di 345 seggi par­lamentari avrebbe alterato tut­ti i rapporti che regolano anche l’elezione dei membri del Csm e della Corte Costituzionale. Per non parlare del­la notevole alterazione della rappresentanza territoriale in Parlamento. Anni fa la politica fece cr­edere che l’abolizio­ne delle Province av­rebbe risanato il de­bito pubblico del Pa­ese: una risata vi seppellirà!

So­lidiamo, a nostro avviso, rientra nella più ampia tematica della delegittimazione dell’attività politica. Si può pensare di diventare consiglieri, assessori, sindaci (con tutte le relative responsabilità) sottraendo tempo ed energie al proprio lavoro, con retribuzioni ridotte al minimo? Come non valutare che emolumenti ridotti corrispondano anche al disinteresse verso l’attività politica da parte di uomini e donne preparati e professionalmente più capaci nella gestione della cosa pubblica? Siamo proprio sicuri che questa corsa al ribasso che ha raggiunto il suo culmine con i famosi “vaffa-day” abbia fatto bene alla politica?

Solidiamo è un progetto nobile che va pure riproposto, togliendoci dentro però quel grillismo urticante che ne costituisce la nota stonata.  Finanziarlo con lo stipendio di chi lavora per la città è un’operazione che va contro la nobiltà e quel primato che la Politica (con la P maiuscola) deve recuperare per fare davvero il bene dei cittadini

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