La provincia di Latina è più povera di quella del Lazio, soprattutto in termini di redditi. Infatti è pari a 23.442 euro il reddito imponibile medio lordo dei cittadini laziali. Una media superiore a quella nazionale (21.548) ma che fa emergere disparità e disuguaglianze tra le province.
Il dato emerge da un recente studio realizzato dalla Uil e dall’Istituto di ricerca Eures sulle dichiarazioni dei redditi del 2021.
“Su scala territoriale -ha affermato il segretario generale della Uil di Latina, Luigi Garullo– l’imponibile medio dei cittadini dell’area pontina è stato infatti di 18.357 euro annui, un dato di gran lunga inferiore rispetto a quanto percepito mediamente dalle lavoratrici e dai lavoratori romani (oltre 25 mila euro). A conti fatti parliamo di una differenza retributiva pari a 3.191 euro rispetto al resto della regione”.
Analizzando invece le fasce di reddito, dal dossier scopriamo che tra il capoluogo e i tanti borghi che compongono la provincia pontina il 51,2 per cento dei dichiaranti ha un imponibile inferiore a 15mila euro, concentrando circa un quinto del totale delle dichiarazioni, mentre solo il 3 per cento ha superato i 55 mila euro, detenendo quasi il 15 per cento della ricchezza complessiva.
POVERTA’ IN AUMENTO
L’onda lunga della pandemia, l’attuale crisi internazionale, il rincaro dei generi alimentari e l’esplosione delle tariffe di luce e gas si stanno abbattendo sulle famiglie più povere. Sono state quasi un milione e mezzo le ore di cassa integrazione concesse alle lavoratrici e ai lavoratori di Latina e provincia nei primi nove mesi del 2022. Mentre lo scorso anno 40.631 persone hanno ricevuto il reddito di cittadinanza, 3.527 in più rispetto al 2020.
“Non c’è soltanto un nord Italia più ricco e un sud del Paese più povero, la geografia della disuguaglianza di reddito è molto più complessa e articolata -ha aggiunto Garullo– è per questo che in questo territorio ci sono lavoratrici, lavoratori, pensionati e giovani che guardano al futuro con estrema preoccupazione. Il benessere è prerogativa di pochi: non a caso il 3,5 per cento dei contribuenti più abbienti del Lazio detiene una ricchezza di oltre tre volte superiore a quella del 31 per cento dei contribuenti più poveri.
È fin troppo chiaro che una distribuzione troppo disorganica delle risorse dell’economia mette a rischio la coesione sociale, aumentando povertà e disagio sociale. Sono temi che la Uil affronta attraverso l’impegno quotidiano, per cercare di ridisegnare un Paese più giusto, equo, inclusivo e moderno”.
RISPARMI IN CRESCITA
Ma se i portafogli sono sempre più vuoti, al contrario crescono i depositi. E’ quanto evidenzia un’analisi del Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere sulle stime 2021 del reddito disponibile delle famiglie consumatrici (somma dei redditi da lavoro, da capitale/impresa, da prestazioni sociali e trasferimenti, al netto di imposte e contributi), una misura della capacità di spesa della popolazione residente in Italia.
Quanto alle province, gli incrementi più alti si registrano soprattutto a Rieti (+9,8%), Latina (+9,0%), Caserta (+7,9%), Viterbo (+7,5%) e Grosseto (+7,4%). Dunque Latina è la seconda provincia d’Italia dove il risparmio si è incrementato almeno negli ultimi due anni. Le caratteristiche sono quelle di un accumulo più intenso, molto liquidi e avverso al rischio. Soprattutto nel 2022 è emerso come è aumentata la percentuale di reddito che si riesce ad accantonare. Appare evidente come incida il deterioramento della situazione economica che si trascinerà almeno per il prossimo anno.
Una situazione che potrebbe provocare un prossimo balzo nella spesa dei consumi della famiglia e un peggioramento nella possibilità di risparmiare. Ed infatti i risparmiatori si trovano ad affrontare uno scenario in cui il conto corrente risente dell’erosione dei risparmi generata dall’inflazione e, al contempo, le bufere sui mercati generano il timore di investire la liquidità disponibile. L’inflazione si “mangia” i nostri risparmi: una stangata per 667 milioni per la provincia di Latina. Pertanto, a causa della crescita dell’inflazione stimata per il 2022 all’8 per cento, la dimensione economica reale del deposito bancario ha subito una drastica decurtazione.
A pagare il conto più salato sono le famiglie meno abbienti. E questo problema dovrà essere collocato in cima all’agenda politica del nuovo anno. Perchè senza rimedi e soluzioni, il malessere di una parte non irrilevante della popolazione prima o poi potrebbe esplodere.