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La nomina di De Fusco al Teatro di Roma scatena la vecchia sinistra, ma la destra non cede

Marco Battistini
Gennaio 23, 2024

La nomina del direttore generale Luca De Fusco è avvenuta in assenza dei membri del cda indicati dal Comune, scatenando le ire della sinistra. Il sindaco Gualtieri ha già annunciato di voler dare battaglia: con un ricorso in tutte le sedi possibili e la mozione da presentare in Aula.
“In Campidoglio sono convinti che De Fusco, per evitare di ritrovarsi contro l’intera città, dovrebbe dimettersi” sarebbero i rumors che circolano a sinistra. Nel frattempo, il presidente, Francesco Siciliano, che venerdì sera ha sconvocato il cda salvo poi scoprire che gli altri consiglieri stavano procedendo con i lavori, contesta il contratto di De Fusco: a sottoscrivere l’accordo (150mila euro l’anno per cinque anni, una somma ritenuta esorbitante) sarebbe stato infatti un componente del consiglio del cda, sebbene lo Statuto preveda che sia «prerogativa del presidente, legale rappresentante della Fondazione. Ad alimentare la polemica era stata anche una lettera pubblica sottoscritta da nomi altisonanti dello spettacolo contro la nomina di De Fusco: da Matteo Garrone a Elio Germano, da Lino Guanciale a Fanny&Alexander, da Roberto Latini a Vinicio Marchioni.

FDI DIFENDE LA SCELTA

Dal ministro Sangiuliano al governatore Rocca, da Mollicone a Barbareschi, sono tante le voci che si sono levate a difesa della nomina di De Fusco come direttore generale del Teatro di Roma. Una nomina “non solo più che legittima sul piano delle procedure – ha sottolineato sui social il presidente della Regione – ma scaturisce da un curriculum inattaccabile. Provo imbarazzo per la sinistra, che parla addirittura di “occupazione”, pratica di cui é notoriamente cintura nera. Se ha ancora un briciolo di dignità istituzionale Siciliano si dimetta, avendo dimostrato incapacità nell’esercitare il suo ruolo. Già dirigente e responsabile cultura del Pd – peraltro con modesto curriculum – fa attacchi politici mentre il suo partito chiede di lasciare fuori la politica”. La nomina di Luca De Fusco come Direttore Generale del Teatro di Roma non solo è più che legittima sul piano delle procedure, ma scaturisce da un curriculum inattaccabile. Per Luca Barbareschi, che in passato ha diretto il Teatro Eliseo a Roma, “quando c’è qualcuno che non appartiene al gruppo dei soliti noti, dei tormentati, di quelli che poi hanno occupato il Valle che è rimasto chiuso ed è tuttora chiuso, di quelli che quando io ho aperto l’Eliseo sono venuti tutti a recitare e lavorare con me ma non appena ci sono stati problemi sono spariti, allora si sentono i famosi indignados”. Ospite ad Agorà su Rai3, il presidente della commissione Cultura della Camera e responsabile cultura di FdI, Federico Mollicone, ha aperto a un accordo con il Campidoglio su altri teatri: “C’è il Valle che un teatro di pari importanza, l’India, il Torlonia, si può trovare una composizione che rispetti il Comune di Roma, ferma restando la necessità che si abbassino i toni e si smetta di dire cose non esatte”.
Mollicone ha poi replicato alle varie accuse, come quella sul compenso da 150mila euro assegnato a De Fusco: “peccato che l’ultimo direttore nominato con funzione gestionale e artistica, Calbi, nell’era di Franceschini, Zingaretti e Marino, aveva uno stipendio di 150mila euro, perché si tratta di incarichi di natura dirigenziale”.

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