Il mare di Latina altro grande assente di questa anomala campagna elettorale estiva, non sembra attrarre le dovute attenzioni dei candidati per le politiche e le comunali. La Marina di Latina, per la sua estensione, potrebbe e dovrebbe essere vissuta dai cittadini e dai turisti trecentosessantacinque giorni l’anno. Ma nel capoluogo pontino così non è da sempre.
Poco si è fatto per rimettere in sesto un’area abbandonata al proprio destino. Per combattere in maniera organica e strutturata l’erosione della costa si è fatto poco e male. La giunta Coletta ha dato il via libera al progetto per il completamento delle opere di protezione della costa da Foce Verde a Capo Portiere con grave ritardo. Si tratta di risorse economiche previste dalla legge regionale datata 2019 con cui è stato approvato il “Programma generale per la difesa e la ricostruzione dei litorali e del quadro degli interventi prioritari per il 2019-2021”. Una legge con cui sono stati individuati gli interventi prioritari per la difesa e ricostruzione del litorale laziale: in tutto fondi per oltre 15 milioni. In sostanza la Regione Lazio, per arginare il fenomeno dell’erosione costiera, aveva stanziato 1.100.000 euro per il triennio 2019/2021 e previsto ulteriori 5.500.000 euro per il completamento di opere di protezione nel tratto tra Capo Portiere e Foce Verde, interventi di opere di ricostruzione, mediante ripascimento delle spiagge e delle strutture dunarie preesistenti, integrate con eventuali opere di contrasto all’erosione e di riassetto organico del lungomare, delle foci armate e delle opere portuali laddove interferenti e l’impiego di cave marine per la sabbia. Ci sono voluti tre anni per assistere al via libera del progetto di completamento delle opere di protezione del litorale. Un intervento urgente che ci si augura possa essere realizzato almeno per salvaguardare la stagione balneare del 2023.
LA GRANDE OPERA DIMENTICATA
Oggi non si parla più del porto di Foce Verde progettato dal professor Noli. Un’opera inserita nel Piano dei Porti minori del Lazio. Il piano venne redatto dalla Sapienza Dicea nel 2015 per la Regione Lazio e per quanto riguarda Foce Verde era prevista la realizzazione di un porto di dimensioni molto inferiori rispetto a quelle del progetto Noli che prevedeva una portualità sostenibile e non impattante.
Non si può operare un rilancio della Marina di Latina senza riprendere il progetto del Porto di Foce Verde. Naturalmente, dopo vent’anni il progetto del Prof. Noli andrebbe riattualizzato, ma se la Regione Lazio a guida Nicola Zingaretti ha inserito il Porto di Foce Verde nel Piano Regionale dei Porti, ne ha condiviso l’impianto e la fondamentale importanza che quest’opera avrebbe per il nostro territorio.
Se però oggi si è tornato a parlare di Porto, lo si deve all’intuizione e alla visione del candidato sindaco Vincenzo Zaccheo, che nel suo programma lo ha voluto inserire con grande evidenza.
Nulla in questi anni è stato fatto dall’amministrazione Coletta, rimasta totalmente ferma sul tema del rilancio del litorale cittadino.
Dovrebbe essere interesse dell’amministrazione a voler creare nel territorio comunale uno sviluppo pianificato di infrastrutture che possano consentire lo sviluppo della marina di Latina e una migliore valorizzazione del patrimonio naturale, storico e culturale. Ma la gestione Coletta non ha colto la palla al balzo.
Eppure l’ambizione dovrebbe essere quella di perseguire lo sviluppo delle potenzialità socio-economiche e turistico-ricettive del territorio costiero della Marina di Latina attraverso la realizzazione di un porto turistico integrato che rappresenti una qualificata struttura a servizio della nautica da diporto in località Foceverde. Ma chi ha governato la seconda città del Lazio ha preferito dimenticare questa porzione di territorio, che pure potrebbe diventare una risorsa infinita per i suoi abitanti.
RIO MARTINO E I PESCATORI DIMENTICATI
Nonostante le promesse degli amministratori locali lo stato generale del litorale pontino continua ad essere agonizzante con un degrado generalizzato e con ritardi su opere pubbliche che influiscono sui servizi al cittadino. Uno stato generale che non incentiva l’economia e non aiuta operatori balneari, alberghieri e i cittadini che affittano le case durante l’estate: con un litorale poco curato, quasi in dismissione, il cittadino si ritira preferendo altre mete. Solo negli ultimi giorni i riflettori si sono accesi sulla zona costiera di borgo Grappa, la più colpita dal nubifragio di due settimane fa. Con una delibera emanata con i poteri della Giunta municipale il Commissario Carmine Valente ha firmato il provvedimento che chiede alla Regione Lazio lo stato di calamità naturale per Latina. Le zone colpite, come noto, sono state quelle della fascia litoranea nella zona compresa tra Borgo Grappa, Via del Mare, via Litoranea, via Valmontorio, interessando anche zone interne del territorio comunale.
Proprio in questa area è dislocato il porto canale di Rio Martino, al centro di un altro annoso problema. Diportisti e pescatori che hanno combattuto per tutto l’anno con la foce insabbiata e l’impossibilità di uscire con i natanti, oggi non si trovano in condizioni migliori. “Il porto canale si sta insabbiando un’altra volta -hanno raccontato gli operatori ormai esasperati- ci sono 80 cm di acqua e le barche grosse toccano anche se, piano piano, riescono ad uscire. I diportisti stanno vivendo continuamente disagi perché non ci sono parcheggi per i carrelli, i camper si prendono tutto lo spazio parcheggiando in modo indiscriminato e prendendosi più posti, si fa fatica con gli alaggi”. A questo stato di cose se ne aggiungono altre: il degrado con l’erba alta su tutti i cigli stradali, l’impianto di illuminazione della banchina, costituiti da pannelli solari, che non funziona, e acqua e corrente che non sono allacciate e rendono difficile la vivibilità e la fruibilità di quella che doveva essere una infrastruttura di rilancio di tutta l’economia del tratto Capo Portiere-Rio Martino.
Da tempo pescatori e diportisti chiedono atti concreti perché quelli che vivono di economia del mare e sperano di guadagnare qualcosa ancora una volta sono costretti a fare i conti con un rimpallo di responsabilità tra enti e mai con soluzioni concrete.
Dalle urne si aspettano finalmente una svolta per la Marina di una città che non ha mai saputo sfruttare l’enorme potenziale del suo mare. Uno dei più puliti d’Italia, ma anche il più trascurato.