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La lunga notte del Pd tra intrighi e sospetti. La fuga dei leader dai collegi. Durigon lancia la nuova Lega del Lazio

Licandro Licantropo
Le mille ricostruzioni del “me te compro”.
Agosto 21, 2022
Claudio Durigon

Il “retroscenismo” ad uso e consumo delle proprie tesi. Al caso Ruberti ognuno può appiccicare la propria versione. Quella che fa più comodo.
È “fuoco amico” dicono gli sconfitti del momento all’interno del partito. È una questione di soldi dicono i giustizialisti incalliti. È una trattativa politica finita male dicono i “tuttologi” Dem. La potenza del video pubblicato dal Foglio sta proprio nel fatto che ognuno può leggerlo come vuole. Basta scorrere attentamente la rassegna stampa odierna per trovare “suggestioni” di ogni tipo.
Più semplicemente andrebbe rilevato che spesso le “corti” e tutto quello che si portano dietro rappresentano il “vulnus” dei leader.
Sarebbe andata a finire diversamente se quell’incontro “politico” si fosse svolto in una sede adatta tra Albino Ruberti, Francesco De Angelis e Sara Battisti. Senza la “strana” presenza del saccente Vladimiro (di cui è nota ai più la sindrome del “primo della classe”) e di Adriano Lampazzi che tutti sappiamo, per esempio, essere entrato in contrasto con Mauro Buschini.
Avventurarsi dunque sul “sottostante” dei dialoghi stile Gomorra che tutti abbiamo ascoltato in questi giorni è esercizio che lascia il tempo che trova.
Il quadretto che ci consegna la notte di follia piddina è quella di un partito sventrato da “bande armate” in tensione continua, da una “bulimica” ricerca di potere, dallo smarrimento di ogni contegno comportamentale, ad ogni livello.

Le liste vuote a perdere del Pd

Dalle parti del Nazareno evidentemente hanno poca dimestichezza con il Rosatellum. Ieri Alessandra Di Legge (con un passato politico tra Democrazia Cristiana e Pdl e oggi funzionaria della presidenza del Consiglio dei Ministri) in un post su Facebook faceva notare come il sistema elettorale misto (maggioritario/proporzionale) con il quale vengono eletti Camera e Senato presuppone che i partiti schierino sui collegi maggioritari, anche se dati sicuramente perdenti, i loro candidati migliori. Il Pd al di là di eventuali ristori mediante posizioni eleggibili nella liste proporzionali avrebbe dovuto chiedere a tutti i big locali di partecipare alle sfide nei collegi “impossibili”. Con lo scopo di mobilitare la base per rafforzare il dato percentuale finale. Paracadutare big sui collegi periferici da un lato e ricorrere a candidature di servizio nel maggioritario dall’altro produrrà un ulteriore handicap per i Dem di Enrico Letta.

I top-player della Lega di Durigon

Claudio Durigon ha sfiorato l’en-plein. Per un delicatissimo gioco di equilibri non è riuscito a salvare Gianfranco Rufa ma l’aver difeso il collegio maggioritario di Nicola Ottaviani e aver garantito al Carroccio una squadra laziale in Parlamento nella quale troveranno spazio (tra riconferme e new-entry) insieme all’ex sindaco di Frosinone il sottosegretario Federico Freni, il magistrato Simonetta Matone e l’avvocato Giulia Bongiorno costituisce prova di un lavoro certosino e di grande qualità. Durigon avrà nel Lazio una rappresentanza ridotta rispetto al 2018 ma certamente in grado di rilanciare e rafforzare l’azione politica del Carroccio anche in chiave “regionali”.
Intanto ieri mostrando grande senso di appartenenza ha ribadito la disponibilità a impegnarsi in campagna elettorale Francesca Gerardi che non ha trovato spazio tra i candidati e che, per l’effetto del taglio dei parlamentari, non rientrerà al Senato.

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