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La battaglia del secolo: quando Frazier batté Muhammad Alì

Roberto Mercaldo
Al Madison Square Garden difronte due pugili imbattuti, simbolo di diverse ideologie
Marzo 8, 2022
battaglia del secolo fraizer alì

Accadde oggi… Sono trascorsi 51 anni esatti, ma quell’evento sportivo è ancora vivo, pulsante, quasi fosse sottratto alla legge ineluttabile del tempo.

L’8 marzo del 1971, al Madison Square Garden di New York, due pesi massimi imbattuti sono di fronte per dire al mondo chi sia il più forte. Muhammad Alì, che era Cassius Clay prima di abbracciare la fede musulmana, ha vinto tutti e 31 gli incontri da professionista, 25 dei quali prima del limite. Dilettante d’oro alle Olimpiadi di Roma, ha conquistato la corona mondiale dei pesi massimi nel 1964 battendo, in Florida, una leggenda di nome Sonny Liston. Ha poi difeso con successo il suo titolo di re dei massimi, salvo perderlo perché renitente alla leva, nel 1967.

Alì non condivide la guerra nel Vietnam e durante il suo esilio forzato la corona più prestigiosa la conquista Joe Frazier, che si fa strada a suon di ko: ben 23 in 26 incontri, tutti vinti. Smokin’ Joe viene adottato, suo malgrado, dai conservatori che hanno sostenuto la guerra del Vietnam; Alì è il simbolo di chi quel conflitto non lo ha mai accettato e di tante altre lotte per i diritti umani. Le prime file del Madison pullulano di personaggi celebri. Non è solo un match di pugilato tra due campioni straordinari, è un conflitto di ideologie, un incrocio di sogni, un intreccio intrigante della storia. Woody Allen, Frank Sinatra e Burt Lancaster parlottano amabilmente a bordo ring, mentre Arthur Mercante, arbitro del match, invita i contendenti al rispetto delle regole. Il match, che verrà ricordato come “Fight of The Century”, ovvero la battaglia del secolo, inizia nel segno di Alì.

Il 29enne di Louisville si muove con la leggiadria di una farfalla e colpisce più volte con il jab il suo avversario. Sta per terminare il terzo round, anch’esso nel segno di Alì, quando Frazier sorprende l’avversario con un gancio alla mascella. L’incontro cambia padrone, perché Muhammad Alì non trova più il modo di anticipare sistematicamente le mosse del rivale. E i pugni di Smokin’ Joe arrivano. E fanno male. Alì si aggrappa al suo orgoglio e fa quel che mai gli era toccato fare: incassa, pensa a difendersi e a limitare la devastante potenza dell’avversario.

Non c’è modo però di riscrivere il verdetto, che al termine della quindicesima ripresa arriva unanime, a premiare il 29 della Carolina. Per la rivincita Alì, tuttora considerato il più grande pugile di ogni epoca, dovette attendere il 1974, per poi ribadire nelle Filippine la propria supremazia, nel confronto ribattezzato “Thrilla in Manila”.
Per i palati fini della boxe saranno anni indimenticabili, perché la rivalità tra Frazier, Foreman e Alì originerà match straordinariamente intensi, come quello del 30 ottobre 74 tra Ali e Foreman, “The rumble in the jungle”.

L’impatto emotivo del confronto del Madison resterà però ineguagliato, perché mai nella storia del pugilato due pugili imbattuti si erano contesi la corona dei massimi. L’esito fu per certi versi sorprendente, ma illuminante su come la boxe sia uno sport che non consente distrazioni. Nemmeno a Cassius Clay, o Muhammad Ali, il più grande di sempre.

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