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Il proscioglimento di Adinolfi passato quasi nel silenzio. Un’altra batosta per il giustizialismo pontino

Marco Battistini
Ci sono voluti 15 mesi per sancire la totale estraneità dell’esponente politico ai fatti e ai reati contestati. Ma l’archiviazione di Adinolfi è passata quasi sotto traccia, dal momento che la conferenza stampa del deputato europeo non ha avuto grande spazio sul piano mediatico.
Ottobre 14, 2022
Matteo Adinolfi

Valanghe di pagine con tanto di gigantografie fotografiche hanno accompagnato l’inchiesta su un presunto voto di scambio a Latina, in occasione delle elezioni comunali del 2016. Esplosa nel luglio 2021, ha visto finire nel registro degli indagati l’europarlamentare della Lega Matteo Adinolfi. Ci sono voluti 15 mesi per sancire la totale estraneità dell’esponente politico ai fatti e ai reati contestati. Ma l’archiviazione di Adinolfi è passata quasi sotto traccia, dal momento che la conferenza stampa del deputato europeo non ha avuto grande spazio sul piano mediatico.

Nulla in confronto alla campagna di fango che è stata gettata verso un uomo politico ritrovato coinvolto sul piano giudiziario in una vicenda nella quale non ha mai assunto un ruolo attivo.

LA VICENDA

Matteo Adinolfi è rientrato nell’inchiesta della Dda di Roma che nel luglio 2021 aveva portato all’arresto dell’imprenditore pontino Raffaele Del Prete e di Emanuele Forzan, commissario della Lega a Sezze e collaboratore di Del Prete, per un’ipotesi di scambio elettorale politico-mafioso. 

Il 15 giugno di quest’anno c’è stata la richiesta di archiviazione da parte dei procuratori nei confronti di Adinolfi, la cui posizione era già stata stralciata nel dicembre 2021, quindi il 10 ottobre la firma del decreto di archiviazione da parte del gup del Tribunale di Roma. 
Un’indagine che per l’attuale europarlamentare eletto con la Lega nel 2019 si chiude così dopo 15 mesi, “i più cupi della mia vita” ha commentato lo stesso esponente politico. Il suo legale Luca Giudetti ha ricostruito la vicenda.

“Nel luglio del 2021 Adinolfi venne raggiunto da un invito di presentazione in Procura nell’ambito del procedimento che vedeva coinvolti Del Prete e Forzan -ha evidenziato l’avvocato Giudetti- secondo l’ipotesi dell’accusa dei pubblici ministeri Del Prete, Forzan e Adinolfi avrebbero accettato la proposta che sarebbe provenuta da Agostino Riccardo, considerato membro del clan Di Silvio, di procurare dei voti in cambio di una somma di denaro pari almeno a 45mila euro”. Il riferimento è alle elezioni amministrative del 2016 a Latina quando Adinolfi era candidato al Consiglio comunale per la lista “Noi con Salvini”.
Alla base dell’inchiesta due intercettazioni ambientali che erano state captate negli uffici dell’azienda di Del Prete. “La prima vedeva protagonisti Adinolfi e Forzan con quest’ultimo che si lamentava nei confronti dell’onorevole rivendicando la dazione di 6500 euro che, secondo la prospettazione dei pm, sarebbe stato il prezzo per l’acquisto di 110 o 113 voti che Forzan si sarebbe impegnato ad acquisire tramite i servigi di Agostino Riccardo -ha sottolineato il legale Giudetti- da subito noi abbiamo segnalato che questa intercettazione aveva un significato opposto alle valenze incriminanti o indizianti che i pm volevano invece attribuire, proprio perché Forzan si lamentava del fatto che Adinolfi non ‘avrebbe mai cacciato una lira’. Quindi l’idea che alla base ci fosse un’accettazione del patto per la compravendita di voti usciva smentita da lettura attenta della intercettazione”.
Nella seconda, invece, erano coinvolti Adinolfi e l’imprenditore Del Prete dopo che nell’ufficio di quest’ultimo si erano presentati Luca Troiani e sua moglie Silvana Di Silvio che avevano esternato il loro proposito di sostenere la lista Noi con Salvini. “Al termine dell’incontro Del Prete dice ad Adinolfi -ha dichiarato l’avvocato Giudetti- ‘Queste sono persone che ci stanno dando una grossa mano’ con lo stesso Adinolfi che però si sorprende del fatto che una delle due appartenesse al clan Di Silvio. Secondo la Procura questi sono elementi che avrebbero dovuto suffragare una consapevolezza da parte dell’onorevole dell’esistenza dell’accordo. Adinolfi nel luglio 2021 ha reso una lunga dichiarazione in Procura asserendo di essere estraneo a tutte le questioni organizzative legate alle affissioni elettorali di cui si occupavano Del Prete e Forzan e di non essere al corrente di eventuali pattuizioni di questi con Agostino Riccardo (ingaggiato dai due proprio per occuparsi delle affissioni dei manifesti elettorali) il quale non aveva mai parlato di contatti diretti con lo stesso Adinolfi ma solo di interlocuzioni con Del Prete e Forzan. E su queste basi dopo oltre un anno, quindi, la Procura Distrettuale Antimafia ha richiesto l’archiviazione della posizione dell’onorevole a cui ha fatto seguito il decreto di archiviazione firmato ieri che ha messo la parola fine a questa triste e complessa vicenda”.

LA CONCLUSIONE

Doveva apparire evidente sin dall’inizio che era insostenibile l’ipotesi secondo cui l’eurodeputato fosse consapevole di presunti scambi o pattuizioni tra Del Prete e Forzan da un lato e Agostino Riccardo dall’altro. Sull’elemento della consapevolezza in capo ad Adinolfi non c’è altro che una presunzione, vale a dire l’idea che egli non poteva non sapere in quanto era il beneficiario presunto dell’eventuale accordo illecito. Già dopo l’interrogatorio, i legali di Adinolfi (oltre all’avvocato Luca Giudetti ha collaborato il collega Guerino Maestri) avevano presentato una memoria difensiva in cui sottolineavano “l’evanescenza del quadro indiziario e la fragilità dell’ipotesi di accusa”. La Procura distrettuale ha condiviso la posizione dei legali ritenendo che non ci fossero elementi contro Adinolfi. 

Un’altra pesante battuta d’arresto del partito del giustizialismo, molto radicato in provincia di Latina, fondato sul legame molto forte fra una certa stampa ed una parte della magistratura inquirente. Un’altra inchiesta che doveva sconvolgere il quadro politico locale si va ridimensionando in modo clamoroso. L’auspicio è che si apra un dibattito serio sul piano locale su questi anni. Inchieste su tante amministrazioni, arresti eclatanti, campagne moralizzatrici portate avanti da più parti, hanno prodotto una serie di flop impressionanti. Prima o poi una riflessione seria sul sistema giustizia bisognerà pur avviarlo anche a Latina.

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