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Il Pd si spacca su Ferentino. Ceccano e la follia del Carroccio, Leodori tra silenzi e prospettive

Licandro Licantropo
Nel Pd provinciale l’impostazione correntizia è connaturata e impossibile da superare. Gli appelli all’unità cadono nel vuoto.
Gennaio 16, 2023
Daniele Leodori, vicepresidente e attuale reggente della Regione Lazio

Le parole del sindaco di Firenze Dario Nardella, l’esempio del candidato alla presidenza della Regione Lazio Alessio D’Amato hanno avuto un effetto molto limitato, di poche ore. Nel Pd provinciale l’impostazione correntizia è connaturata e impossibile da superare. Gli appelli all’unità cadono nel vuoto.

Il segretario Luca Fantini si era personalmente recato sia all’inaugurazione del comitato di Antonio Pompeo a Ferentino, sia a quella di Sara Battisti a Fiuggi. Per dimostrare che il partito è uno e che l’avversario è il centrodestra. Però poi le cose sono andate diversamente.

LE COMUNALI DI FERENTINO

Francesco De Angelis ha voluto ribadire, con riferimento alle comunali di Ferentino, il sostegno suo e di Pensare Democratico all’operazione politica guidata dall’ex sindaco Piergianni Fiorletta, intenzionato a riprendersi la fascia tricolore. In passato Fiorletta è stato il mentore di Francesco Scalia e Antonio Pompeo.

La situazione però è cambiata negli ultimi tempi, perché Fiorletta e il suo gruppo sono diventati i principali avversari di Pompeo  a Ferentino. Non c’è bisogno di aggiungere altro per capire che premere sull’acceleratore delle comunali in questo momento equivale a cercare di mettere sotto pressione Antonio Pompeo, tra i candidati alle regionali. In altri tempi, quelli del Pci (ma anche dei Ds), si sarebbe ricomposto il quadro o perlomeno la situazione sarebbe stata congelata fino al 12 e 13 febbraio. Adesso invece no, perché da tanti anni nel Partito Democratico ciociaro la priorità è avere la maggioranza interna. Non vincere le elezioni.

Antonio Pompeo ha risposto da Cassino, mettendo in evidenza il rapporto forte con Enzo Salera. Per dimostrare che le voci di una frattura erano infondate. L’asse nato in occasione delle provinciali, con la candidatura di Luigi Germani (sempre in prima fila agli eventi di Antonio Pompeo), non soltanto regge ma promette di durare a lungo. Sicuramente anche per il congresso nazionale. La conclusione comunque è che nel Pd ciociaro qualunque appello all’unità cade nel vuoto.

LA SITUAZIONE A CECCANO

Torniamo sulle ultime vicende di Ceccano, Comune importante guidato dal sindaco Roberto Caligiore, sostenuto da una maggioranza di centrodestra che si avvicina sempre di più a un monocolore di Fratelli d’Italia. Nemmeno ai tempi della Democrazia Cristiana… L’iniziativa di Pasquale Ciacciarelli di candidare nella lista della Lega Marco Corsi è stata interpretata (da tutti) nell’unico modo possibile: uno sgarbo politico a Caligiore e al deputato Massimo Ruspandini, leader di Fratelli d’Italia.

Dalle parti del Carroccio però fanno finta di non capire. Corsi non era un esponente della Lega: se lo fosse stato, il problema non si sarebbe neppure creato. Marco Corsi alle ultime elezioni comunali è stato il candidato sindaco del centrosinistra ed è un consigliere di opposizione. Averlo messo in lista alle regionali nel Carroccio, oltre a far esplodere il partito a Ceccano, ha rappresentato il tentativo di mettere in difficoltà la maggioranza di un sindaco alleato. Ruspandini e Caligiore hanno disinnescato la mina e blindato la coalizione, ma quanto successo rimane.
E anche in questo caso dimostra come le alleanze alle provinciali erano in qualche modo inevitabili.

La Lega si rifiuta di prendere atto di una realtà semplice: Fratelli d’Italia è il primo partito del centrodestra anche in Ciociaria. Oltre che nel Paese e nel Lazio. Il senatore Claudio Durigon, coordinatore regionale del partito di Salvini, dovrebbe occuparsi di quanto sta accadendo in Ciociaria da mesi.

IL SILENZIO RUMOROSO DI LEODORI

Per mesi il suo nome è stato in cima alla lista dei possibili candidati del centrosinistra alla presidenza della Regione Lazio. Anzi, prima della crisi e della caduta del Governo Draghi, Daniele Leodori era l’unico a poter tenere insieme l’allora Campo largo, che andava dal Pd al Movimento Cinque Stelle passando per il Terzo Polo.

Poi tutto è cambiato in poche settimane, quando Enrico Letta non è riuscito a tenere insieme la coalizione. Quando Giuseppe Conte ha preso la decisione di caratterizzare i Cinque Stelle su una posizione alternativa al Pd, quando Carlo Calenda e Matteo Renzi hanno “battezzato” il Terzo Polo come soluzione autonoma. La candidatura di Nicola Zingaretti alle politiche ha fatto il resto e a quel punto Alessio D’Amato era l’unica soluzione possibile. Daniele Leodori non ha battuto ciglio: è subentrato a Zingaretti come vicepresidente facente funzioni, portando il Lazio alle elezioni e garantendo l’ordinaria amministrazione. E’ capolista del Pd a Roma e già in passato ha dimostrato di non avere problemi a raccogliere tante preferenze. Se D’Amato dovesse compiere il “miracolo”, Daniele Leodori continuerà ad avere un ruolo di primissimo piano nella giunta regionale. Se invece dovesse vincere il centrodestra, allora gli spazi politici sarebbero diversi: sia all’interno del Consiglio che soprattutto nel partito. Ci sarà un congresso anche nel Lazio. Daniele Leodori ha dimostrato riservatezza, pacatezza, competenza, senso del partito e profilo amministrativo e istituzionale. Alla lunga sono elementi che conteranno.

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