Difetto di giurisdizione. Così si è pronunciata la Corte dei Conti sul presunto danno per circa 30 milioni di euro alle casse pubbliche derivato dall’assegnazione della concessione del parcheggio di Villa Borghese alla Saba Italia Spa. Contratto e delibere sono stati e rimangono tutt’ora al centro di un’indagine dei magistrati della Corte dei Conti. Nei confronti della società è stata chiesta la condanna in quanto inadempiente agli obblighi derivanti dalla convenzione vigente, non garantendo la manutenzione straordinaria dei beni rientranti nel patrimonio indisponibile di Roma Capitale.
LA PROCURA REGIONALE PROSEGUE LE INDAGINI
Nonostante il difetto di giurisdizione della Corte dei Conti, la Procura regionale mantiene i riflettori sulla vicenda. Una nuova inchiesta su funzionari e dirigenti capitolini che hanno gestito la concessione in perdita per le casse comunali è stata avviata. Una vicenda che di fatto coinvolge tutte le quattro amministrazioni con colori diversi, che si sono succedute in questi 15 anni. Da Veltroni alla Raggi, passando per Alemanno e Marino.
Stiamo parlando di un parcheggio sotterraneo nel centro di Roma con 1.800 posti auto affidato dal Comune in concessione a una società privata che fino al 2007 versava un canone annuale di 1,9 milioni di euro. Dal settembre di quell’anno paga invece un canone di 10.000 euro all’anno, pari a 833,3 euro al mese.
Lo sconto fu giustificato dall’impegno della Saba a fare investimenti per svariate decine di milioni. Si parlava di un ampliamento a 3.000 posti, di aggiungere altre strutture, tra cui una rimessa per i piccoli bus elettrici dell’Atac che si muovono nel centro storico. Saba ha continuato a pagare sempre e solo 10.000 euro all’anno e gli investimenti previsti non sono stati fatti, incassando circa 3,5 milioni dal parcheggio ogni anno.
Nonostante il giudizio di non competenza della Corte dei Conti, gli inquirenti sono intenzionati a individuare eventuali responsabilità di dirigenti e funzionari sul piano erariale. Su questa vicenda quasi surreale la parola fine deve essere ancora scritta.