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Il dopo Zingaretti è oggi: D’Amato e Leodori parlano da leader sperando nelle primarie. Arriva Giorgetti, lo aspetta una lega in fibrillazione

Licandro Licantropo
Mentre D’Amato sarà a Frosinone, a Roma Daniele Leodori prepara la sua discesa in campo alle primarie. Il vicepresidente ha il sostegno di una fetta importante del partito, guidata dal senatore e segretario regionale Bruno Astorre
Giugno 8, 2022
Alessio D'Amato

Gli incroci tra sanità e politica hanno spesso fatto la storia. Sicuramente oggi faranno la cronaca in Ciociaria: alle ore 14, nella sala teatro della Asl, la presentazione ufficiale del nuovo manager Angelo Aliquò. Ci saranno l’assessore regionale Alessio D’Amato e Pierpaola D’Alessandro, al vertice dell’Azienda Sanitaria fino a poche settimane fa, prima di diventare vicedirettore generale del Comune di Roma.

Alle 18 sempre D’Amato protagonista di un evento di campagna elettorale, a sostegno di Domenico Marzi, candidato sindaco del centrosinistra a Frosinone. Lo scenario cambia  completamente: a largo Turriziani (bar Elletti) per parlare della sanità del futuro. A tenere insieme tutto la volontà, già annunciata, di D’Amato di candidarsi alle primarie per la presidenza del Lazio. Inoltre oggi a Roma ci sarà un altro annuncio, quello del vicepresidente della Regione Daniele Leodori, anche lui intenzionato a succedere a Nicola Zingaretti. Ma le primarie del Pd si faranno davvero? Ci arriveremo.

SEGNALI DI CONTINUITA’ ALLA ASL

Il nuovo direttore generale è Angelo Aliquò: 54 anni, architetto, fortemente voluto dallo stesso D’Amato. Il fatto che ci sia la D’Alessandro significa che il passaggio di consegne avviene in piena continuità amministrativa  e “politica”. Esattamente come voleva Alessio D’Amato. Gli ultimi cinque dg della Asl sono stati nell’ordine: Isabella Mastrobuono, Luigi Macchitella, Stefano Lorusso, Patrizia Magrini, Pierpaola D’Alessandro. Nessuno della provincia di Frosinone. Certamente va tenuta presente la short list regionale, ma il ragionamento non si esaurisce qui. La tumultuosa uscita di scena di Isabella Mastrobuono, “sfiduciata” dall’assemblea dei sindaci prima della mancata riconferma, avvenne soprattutto per una rottura politica. Tutti ricordano la posizione di Mauro Buschini, che si mise di traverso  anticipando Nicola Zingaretti e Alessio D’Amato. Il braccio di ferro con la Mastrobuono fu durissimo.

Dopo il lungo periodo di decantazione sotto la guida di Macchitella (quattro anni), ci sono stati tre manager in meno di tre anni. Ma è cambiato il contesto: con la pandemia Alessio D’Amato ha preso in mano la situazione completamente. Guarda a gestioni sanitarie di carattere tecnico anche se con una chiara impostazione politica, che fa riferimento sempre più a lui e sempre di meno ai big locali. Inoltre D’Amato vorrà capire con chi si schiereranno alle primarie Francesco De Angelis, Sara Battisti e Mauro Buschini.

Intanto prosegue la “striscia” di manager dell’Azienda Sanitaria che vengono da fuori provincia. Non avviene per caso. Angelo Aliquò avrà il compito di proseguire l’opera iniziata dalla D’Alessandro sui nuovi assetti organizzativi, soprattutto degli ospedali. Cercando di gettare le basi per un post-Covid che prima o poi arriverà. Sul tavolo avrà parecchi fascicoli: sovraffollamento dei Pronto Soccorso, stabilizzazione dei precari, carenza di organico, liste di attesa infinite, una montagna di esami e di visite da recuperare. Il fatto che ci sia D’Amato vuol dire che Aliquò ha la piena fiducia della Regione.

NEL PD LAZIALE ARBITRANO GUALTIERI E MANCINI

Mentre D’Amato sarà a Frosinone, a Roma Daniele Leodori prepara la sua discesa in campo alle primarie. Il vicepresidente ha il sostegno di una fetta importante del partito, guidata dal senatore e segretario regionale Bruno Astorre. Il quale spinge per le primarie per una ragione evidente: nel partito Leodori appare più forte di D’Amato, che invece sembra avere una popolarità maggiore. Ma davvero il Pd effettuerà le primarie? Non è uno scenario scontato, perché negli ultimi giorni è tornata ad allungarsi l’ombra lunghissima di Enrico Gasbarra. L’ex presidente della Provincia di Roma è l’uomo perfetto per mettere in pratica il detto che tra “i due litiganti il terzo gode”. Ha un profilo super partes e, secondo i ben informati, starebbe benissimo a Nicola Zingaretti. Il Governatore però dovrà candidarsi al Parlamento e avrà bisogno dell’appoggio di tutti. Molto complicato che possa schierarsi nella partita della sua “successione”. Enrico Letta sta studiando la situazione nel Lazio e si è reso conto è impossibile individuare il candidato alla presidenza della Regione senza il semaforo verde del sindaco di Roma Roberto Gualtieri e del deputato Claudio Mancini, autorevolissimo e molto influente.

Adesso è difficile immaginare che Leodori  e D’Amato possano farsi da parte. Perché è di questo che si parlerebbe: Enrico Gasbarra non passerà mai attraverso le primarie. Si tratta di costruire un percorso possibilmente condiviso, tenendo in considerazione le posizioni del Movimento Cinque Stelle di Roberta Lombardi. Ma anche di Italia Viva di Matteo Renzi e soprattutto di Azione di Carlo Calenda. Quest’ultimo nei mesi scorsi aveva “lanciato” l’ipotesi D’Amato. In questo momento è più cauto: potrebbe rientrare in gioco, in uno schema di alleanze diverso. Perciò Enrico Gasbarra è molto di più di un’ipotesi teorica. Qualcuno lo paragona già ad un fuoriclasse tenuto in panchina per troppo tempo. Pronto ad entrare e a decidere il match.

GIORGETTI ALLA CAMERA DI COMMERCIO

Il ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti

Sempre oggi a Frosinone, alle ore 18.30, il ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti sarà protagonista di un appuntamento organizzato dall’infaticabile presidente della Camera di Commercio del Basso Lazio Giovanni Acampora. Incontrerà le associazioni di categoria delle due province. Tutto normale se non fosse che Giorgetti è anche il numero due della Lega. Se non fosse che da settimane non si parla d’altro di un possibile cambio della guardia al vertice del Carroccio se alle amministrative si dovesse andare sotto il 15%. Giorgetti, con Luca Zaia e Massimiliano Fedriga, non è in sintonia con diverse posizioni del Capitano Matteo Salvini. Magari all’ultimo momento ci sarà pure una manifestazione politica.

Intanto è perlomeno strano che la federazione provinciale della Lega non abbia annunciato con il massimo dell’enfasi l’arrivo di Giorgetti nel capoluogo, dove tra quattro giorni si vota. La visita del ministro era stata fissata nelle scorse settimane, poi venne annullata. Che la guerra fredda tra Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti stia condizionando la campagna elettorale nei territori? Il 12 maggio è dietro l’angolo e saranno i risultati a determinare tutto: leadership nazionale, assetti e candidature a Camera, Senato e Regione. Francesca Gerardi, Gianfranco Rufa, Pasquale Ciacciarelli e Nicola Ottaviani sanno che un conto è se Salvini resta segretario, altro discorso è se cambia tutto. Meglio aspettare e vedere come va a finire.

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