Gualtieri è in ritardo. A meno di un anno dal Giubileo il confronto con il 2000 è impietoso. Francesco Rutelli grazie al successo di quell’evento riuscì ad assicurarsi la nomination a candidato premier del centrosinistra nel 2001. Lo scenario odierno è piuttosto diverso. La Capitale arranca. Ben poco si è fatto per ospitare adeguatamente i circa 35 milioni di visitatori provenienti da tutto il mondo. Manca una mappa interattiva costantemente aggiornata per la logistica, nonchè i servizi essenziali, la mobilità.
Vaticano, Mef e Palazzo Chigi stanno pensando a due figure di primo piano come monsignor Liberio Andreatta, da sempre il vero Papa dell’accoglienza, e Giancarlo Cremonesi, storico presidente della Camera di commercio capitolina.
NOMINE SULLA CULTURA
Ma le ‘grane’ maggiori sembrano essere quelle legate alle scelte di enti e fondazioni molto influenti nel mondo della cultura capitolina. Per il Teatro di Roma, dopo la fine del commissariamento, si aspetta entro questo mese il nuovo direttore. I curricula pervenuti sono ben 42, ma anche qui l’onnipresente Mollicone vorrebbe piazzare il non famoso regista teatrale Luca De Fusco, ora al Bellini di Catania. A seguire, in primavera ci sarà la scadenza della governance del poco valorizzato Auditorium Parco della Musica, di cui si leggono auto meraviglie sulle pagine dei giornali per bocca del suo Ad Daniele Pitteri. In realtà, il mortificato polo culturale disegnato da Renzo Piano, oggi si presenta come una landa desolata e buia, con allestimenti trasandati, anche nei giorni di festa, servizi scadenti e un cartellone che è la fotocopia dell’anno precedente. Le produzioni targate Auditorium sono pochissime e l’offerta culturale è inadeguata se paragonata a qualsiasi capitale europea. Quello che dovrebbe essere il fiore all’occhiello della capitale d’Italia, oggi va completamente ripensato, facendo tabula rasa del pregresso.
E, sempre durante le vacanze natalizie, chi si è imbattuto passeggiando a Villa Borghese nella ‘nuova’ Casa del Cinema, ha trovato anche qui una location semideserta e priva di anima. Dopo un’apertura in pompa magna in primavera, pare che ora le sale si popolino solo nelle serate a invito, portando reddito nelle casse della Fondazione Cinema, che ne ha preso la gestione, più per l’utilizzo dei servizi igienici a pagamento che per i pochi biglietti degli spettatori paganti: l’ennesima struttura pubblica con costi che superano di gran lunga i ricavi, come d’altronde la Festa del Cinema, che ormai si sostiene solo grazie ai fondi pubblici dei cittadini che coprono oltre il 70% del budget e sono destinati ad aumentare dopo le ultime richieste della struttura al Mic a causa del triplicarsi delle spese e di una diminuzione degli sponsor.