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Gli “scatti” del 2022 in Ciociaria, le vittorie del centrodestra, la leadership di Fratelli d’Italia, il Pd si consola con la Provincia

Licandro Licantropo
Il sondaggio di Izi, realizzato per Repubblica, fotografa la distanza tra i tre candidati governatori del Lazio. Senza alleanza tra PD e M5s vince la coalizione di centrodestra
Dicembre 31, 2022
Giorgia Meloni, presidente del Consiglio dei Ministri

Il 2022 è stato l’anno di Giorgia Meloni, prima donna presidente del consiglio in Italia (la sinistra dovrebbe riflettere molto su questo particolare…). Con lei a Palazzo Chigi si è interrotta la lunghissima serie di premier tecnici o comunque non legittimati dall’investitura popolare: Mario Monti, Enrico Letta, Matteo Renzi, Paolo Gentiloni, Giuseppe Conte (due volte), Mario Draghi. E’ stato l’anno dell’uscita di scena di Luigi Di Maio, del ridimensionamento elettorale dei Cinque Stelle (che nel 2018 erano al 33%), della Lega di Salvini, di Forza Italia di Berlusconi. Dello stallo dal sapore della disfatta del Pd di Enrico Letta. Il 25 settembre scorso hanno vinto solo Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia: per numero di voti assoluti, per percentuali, sul piano politico ed elettorale. Dalle urne è uscito un Paese diverso: più sovranista (non è una parolaccia), più attento alle esigenze degli italiani, meno disposto ad affidarsi a professoroni che, storicamente, non hanno risolto alcun problema e più in generale non hanno migliorato la vita dei cittadini.

LA CIOCIARIA DOPO IL VOTO

Fratelli d’Italia ha eletto due parlamentari in Ciociaria. Massimo Ruspandini, leader di Fratelli d’Italia, è passato dal Senato alla Camera, sempre attraverso la porta principale, vincendo nei collegi maggioritari. Con il 54,54% dei voti è risultato primo tra i parlamentari eletti nel Lazio. Un riconoscimento al lavoro svolto in questi anni sul territorio.

Paolo Pulciani ha lavorato bene per ottenere la candidatura nel collegio proporzionale: ha una vita politica di coerenza assoluta, sempre a destra, sempre dalla stessa parte. L’ex sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani, segretario provinciale della Lega, ha vinto nel collegio uninominale Cassino-Terracina. Abile pure lui nella fase delle candidature: per il Carroccio i posti blindati stavolta erano nel maggioritario. 

Ha costruito un rapporto vero con il leader Matteo Salvini e con Claudio Durigon ed è riuscito in un’impresa che sembrava davvero impossibile (per via della decimazione della rappresentanza parlamentare del Carroccio).

Al Senato Claudio Fazzone (Forza Italia) non ha avuto alcun problema. In Ciociaria l’onda del centrodestra è stata travolgente, come al solito. Sono cambiate però le gerarchie: FdI largamente primo. Un dato di fatto del quale Lega e Forza Italia fanno fatica a prendere atto e questo spiega le difficoltà emerse dopo il 25 settembre, da ultimo alle provinciali.

Il Partito Democratico, se vuole, può continuare nella narrazione delle “epiche” vittorie negli enti intermedi, all’Egato e alla Provincia con un successo che lancia il giovanissimo sindaco di Sora, Luca Di Stefano. Sa bene che la realtà è un’altra. I successi di queste ultime settimane sono la dimostrazione della forza politica di Francesco De Angelis e nulla di più. Il partito c’entra poco. Quando si è trattato di totalizzare voti per le politiche, i risultati sono stati molto più che deludenti. Luca Fantini, segretario della federazione provinciale, si è dovuto adeguare nell’esaltazione dell’elezione di Matteo Orfini, che con la Ciociaria e il territorio non c’entra nulla. Il Partito Democratico è stato demolito alle politiche e ancora una volta è drammaticamente diviso tra De Angelis e Pompeo. Nulla è cambiato.

IL SUCCESSO DI MASTRANGELI

Riccardo Mastrangeli ricorderà per sempre il 2022: eletto sindaco di Frosinone al secondo turno, dopo una campagna elettorale lunghissima, iniziata con il rito delle primarie costruite a tavolino. L’unità del centrodestra era tutto meno che scontata e meno che dovuta: l’espulsione di Fabio Tagliaferri dalla giunta aveva provocato forti malumori in Fratelli d’Italia. Non soltanto a Massimo Ruspandini, ma anche a Paolo Trancassini (coordinatore regionale) e a Francesco Lollobrigida (numero due del partito).

Aver ricomposto la coalizione nel capoluogo ha testimoniato il senso di responsabilità degli uomini della Meloni. Le comunali di Frosinone non hanno avuto storia anche per questo. Il centrodestra è arrivato alla terza vittoria consecutiva praticamente sul velluto. Favorito da un centrosinistra spaccato, indebolito, rissoso e demotivato. Domenico Marzi ha effettuato un miracolo a portare la coalizione al ballottaggio. 

LE REGIONALI

Per il Lazio si voterà tra poco più di un mese. Secondo il sondaggio realizzato da Izi e pubblicato sul quotidiano La Repubblica qualche giorno fa, alle regionali non dovrebbe esserci storia. Francesco Rocca (centrodestra) al 42,6%, Alessio D’Amato (centrosinistra) al 34,8%, Donatela Bianchi (Movimento Cinque Stelle) al 18,3%.

I partiti: Fratelli d’Italia al 32,4%, Pd al 18%, Cinque Stelle al 16,5%, Terzo Polo al 6,7%, Forza Italia al 5,7%, Lega al 4,1%. Astensione al 30%. Giacomo Spaini, amministratore delegato di Izi spa, ha commentato: “Continua il suicidio dell’opposizione, centrosinistra e M5S, che si consegnano alla destra anche in Regione Lazio, così come avvenuto alle elezioni politiche e in Parlamento. La mancata alleanza  tra centrosinistra e M5S letteralmente regala la vittoria agli avversari e quindi al candidato della coalizione di centrodestra Francesco Rocca. Senza un’alleanza nell’area di centrosinistra, la coalizione di centrodestra vincerebbe con qualsiasi altro candidato o candidata”.

Il centrodestra però commetterebbe un errore fatale a confidare troppo nei sondaggi. Alle regionali c’è un solo turno, senza ballottaggio. Se fosse stato così anche alle comunali di Roma, avrebbe vinto Enrico Michetti. Ma nel Lazio ci sono precedenti di enormi e clamorose rimonte rispetto ai sondaggi iniziali: di Francesco Storace su Piero Badaloni, di Renata Polverini su Emma Bonino. Nel 2018 alla fine Stefano Parisi (catapultato fuori tempo massimo alle regionali) è arrivato ad una incollatura da Nicola Zingaretti. Poi il dato della coalizione è troppo disomogeneo: quasi al 33% Fratelli d’Italia, mai così bassi Forza Italia e Lega. Conoscendo Giorgia Meloni, a Francesco Rocca dirà soltanto una cosa: si parte da zero a zero.

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