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Gianluca De Angelis, primo capitano dell’era Stirpe, commenta il ritorno in A del Frosinone

Roberto Mercaldo
“Un successo strameritato, che premia un club che ha un presidente straordinario e uno staff tecnico eccellente. Inizialmente pensavo potesse arrivare ai playoff, ma presto ho capito che aveva le doti per fare ancora meglio”
Maggio 4, 2023
Gianluca De Angelis

Il ventesimo anno della gestione Stirpe è coinciso con la terza promozione in serie A del Frosinone.
Una cavalcata trionfale e forse imprevedibile, con i giallazzurri protagonisti fin dall’avvio, a dispetto di gerarchie che sembravano privilegiare altri club. Del trionfo del Frosinone abbiamo parlato con colui che fu il primo capitano dell’era Stirpe, Gianluca De Angelis: vincitore di due campionati di serie B con l’Ancona e il Verona, è stato capitano giallazzurro dal 2003 al 2005, nelle stagioni che portarono alla promozione dalla C2 e poi a un quinto posto nel girone A di C1, con i playoff giocati contro il Mantova di Hubner, Poggi e Graziani.

Quelle prime stagioni gettarono i semi di quel che poi gli addetti ai lavori avrebbero ribattezzato “il miracolo Frosinone”, con la storica promozione in B e l’approdo in massima serie.

“Ho un bel ricordo delle mie due stagioni a Frosinone e ho seguito con grande simpatia le conquiste che il club ha compiuto negli anni successivi – esordisce Gianluca – Ho visto in Tv molte partite del Frosinone e sono rimasto piacevolmente stupito dalla grinta, dalla enorme determinazione che i ragazzi hanno saputo mettere sul rettangolo di gioco”.

GIANLUCA DE ANGELIS, FROSINONE: UNA PIACEVOLE SORPRESA

Ti aspettavi che potesse arrivare un simile risultato?

“Sinceramente no. Quando in estate ho visto gli organici delle squadre di B, ritenevo che il Frosinone potesse competere per un posto nei playoff, ma ipotizzavo che il Genoa, il Parma, il Cagliari e persino il Benevento avessero dei valori tecnici più importanti. Sono davvero felice di aver sbagliato valutazione. Devo dirti che presto mi sono accorto che questa squadra era stata assemblata benissimo e aveva le doti per arrivare in fondo. Ha sempre saputo reagire alle rare battute d’arresto e di fatto è rimasta sempre lì, in cima. Perciò è un successo strameritato che deve rendere orgogliosi tutti i tifosi ciociari. Sono contento per il presidente Stirpe, che è una bella persona ed un dirigente illuminato, per il direttore Angelozzi, che conosco e che capisce di calcio come pochi, e per il tecnico Grosso, che ha dimostrato enormi capacità e che da allenatore potrà ripetere i successi conseguiti da giocatore. A lui e a Tardelli dobbiamo volere tutti bene, perché il loro urlo di gioia ai rispettivi mondiali lo abbiamo condiviso tutti e lo portiamo tutti nel cuore”.

Puoi indicarci qualche giocatore chiave di questo successo?

“Personalmente sono rimasto impressionato da Mulattieri e Borrelli, due attaccanti giovani ma davvero bravi, ognuno con le proprie caratteristiche. Mulattieri sa essere spietato in zona gol ma ha una grande intelligenza tattica ed è un giocatore capace di fornire un notevole contributo alla manovra. Borrelli è un uomo d’area di rigore del quale apprezzo la determinazione, l’istinto del gol. Sono due giocatori giovani ma già molto bravi che secondo me potranno fare grandi cose anche in serie A. Poi non c’è neanche bisogno di citare Lucioni, perché è scontato che lui in qualsiasi squadra sia un valore aggiunto: serietà, esperienza, applicazione. Il capitano è stato bravissimo, ma su di lui non nutrivo alcun dubbio”.
Hai giocato quasi 200 partite in B, in campionati che ora sono… ampiamente maggiorenni.

Come è cambiata in un quarto di secolo la serie cadetta?

“Il calcio si evolve in una precisa direzione, che è quella dell’atletismo. Oggi quando si valuta un giovanissimo, si vede anzitutto se ha una struttura fisica idonea, perché non si può più essere calciatori di grande livello senza essere degli ottimi atleti. Sono cambiate le metodologie di allenamento, c’è attenzione anche ai dettagli. Io da calciatore ho vissuto in parte questa trasformazione. Si gioca a ritmi più elevati, questo è certo. Poi, in tutta sincerità, devo anche dirti che ai tempi in cui io giocavo in B, nelle altre squadre c’erano Batistuta, Di Vaio, Hubner e Cacia, solo per limitarmi a citare i più autorevoli attaccanti. Insomma, la qualità media forse era persino più alta, ma non si correva come oggi”.

PROSPETTIVE IN MASSIMA SERIE

È evidente che il ruolo del Frosinone in massima serie dipenderà anche da come la squadra verrà ridisegnata. Tu come pensi che debba essere ritoccata?

“Guarda, a ritoccarla nel modo migliore ci penserà la persona più capace a farlo, cioè il direttore Angelozzi, che è davvero un valore aggiunto. È palese che il livello della serie A sia molto più elevato, ma il Frosinone ha la maturità per approcciare nel modo migliore. Le prime esperienze sono sicuramente servite e adesso saprà sicuramente trovare un assetto compatibile. Io penso che esistano le premesse per restare in A per molto tempo, come seppe fare il Chievo e come sta facendo anche l’Empoli. Frosinone ha un grande presidente, uno stadio gioiello e una dimensione tale da reggere l’impatto”.

A proposito di stadio, verrai a vederci allo Stirpe?

“È un mio desiderio che per ora non ho avuto modo di appagare, ma il prossimo anno colmerò la lacuna. Tornerò volentieri e farò un tifo sfegatato”.

Gianluca De Angelis, primo capitano dell’era Stirpe, torna al suo ristorante e alle incombenze quotidiane di lavoratore e di padre, con il legittimo orgoglio di chi ha iniziato una storia bella, che da poco si è arricchita di un capitolo esaltante. Appuntamento allo Stirpe.

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