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Fazzone stronca il Terzo Polo di Calenda e Renzi. Ma il futuro di FI è segnato, il mondo produttivo guarda alla Meloni

Marco Battistini
Allo stato attuale appare difficile pensare che Forza Italia possa sopravvivere con l’uscita di scena di Berlusconi. E’ solo una questione di tempo. Il cosiddetto popolo delle partite Iva, il vero bacino di voti della FI venuto alla ribalta nel 1994 guarda oltre.
Settembre 15, 2022
Gasparri e Fazzone

“Il Terzo Polo non esiste come prospettiva politica”. Non c’è dubbio che Claudio Fazzone rimanga tra gli esponenti parlamentari più lucidi di questa fase. Il senatore azzurro ha inquadrato perfettamente la collocazione vera e soprattutto le prospettive del piccolo polo neocentrista, molto gettonato nei salotti e nei grandi quotidiani, ma ancora scarsamente preso in considerazione dagli elettori.

LE VELLEITA’ DEL ‘CENTRINO’

In sostanza siamo davanti ad un cartello elettorale che durerà altri 10 giorni e destinato solo a tentare di scompaginare un quadro politico ormai da decenni improntato sul bipolarismo, con l’unica eccezione rappresentata dal M5S. Proprio il partito di Conte è numericamente l’unico a potersi fregiare del titolo di ‘Terzo polo’. Il consenso dei pentastellati soprattutto da Roma in giù è in grado di spostare gli equilibri ed incidere fortemente nei collegi (soprattutto nel meridione) contrastando i due principali schieramenti. L’obiettivo di Calenda e Renzi è quella di poter raggruppare una ciurma di parlamentari e poter fare l’ago della bilancia nella formazione del prossimo governo. Ambizione frustrata dalle cifre impietose degli ultimi sondaggi pubblicati fino allo stop imposto da venerdì scorso. Anche nella prospettiva migliore la ‘ditta degli ex Pd’ manderebbe alla Camera una ventina di deputati mentre a palazzo Madama, sempre nell’ipotesi più favorevole, riuscirebbe a centrare una decina di seggi. Circa 30 parlamentari che andrebbero sostanzialmente divisi per 2. Perché quelle di Calenda e Renzi sono formazioni politiche distinte e destinate ad andare ognuna per conto suo.

FAZZONE DEMOLISCE LA DITTA CALENDA-RENZI

Il coordinatore regionale di Forza Italia ha ben descritto i limiti della missione in corso dei terzopolisti. “Si tratta di un’operazione elettorale che serve esclusivamente a garantire qualche seggio ai fedelissimi di Carlo Calenda e di Matteo Renzi -ha dichiarato l’esponente azzurro- mi fa sorridere il fatto che Calenda punti a diventare il riferimento centrista del Paese. Ricordiamo tutti che Calenda nel 2018 disse che non avrebbe più fatto politica e sarebbe tornato nel ruolo di manager. Poi il celebre ‘mai con Renzi’. Questa è la coerenza. Noi di Forza Italia da sempre difendiamo partite Iva, piccole e medie imprese, famiglie e cittadini. Il 93% dell’economia del Paese è prodotta dalle piccole e medie aziende. Il Terzo Polo di Calenda guarda solo ad una parte della grande industria, che per carità è fondamentale ma non rappresenta l’intero panorama economico italiano”. Oltre a descrivere un fatto reale, ovvero la vicinanza di Calenda solo ad una parte del mondo produttivo, quello legato a settori vicini ad Unindustria, il senatore di Forza Italia ha messo in rilievo le differenze storiche fra i neocentristi ed il partito di Silvio Berlusconi. “Il Terzo Polo non è in partita, questo è evidente -ha rincarato la dose Fazzone– Forza Italia è centrale sia nella politica nazionale che nel centrodestra. I nostri riferimenti sono don Sturzo e De Gasperi. In questi anni abbiamo visto tante forze politiche fare exploit e poi crollare. Noi abbiamo una storia diversa, consolidata. Saremo determinanti, anche e soprattutto nella fase di governo. Abbiamo una storia e delle prospettive”.

LE DIFFICOLTA’ AZZURRE

Ma è proprio sull’ultimissima frase pronunciata da Fazzone che occorre fare una seria riflessione. Forza Italia ha indubbiamente una storia lunga. Quasi 30 anni sulla breccia e da sempre punto di riferimento dei moderati. Il problema vero è semmai quello della prospettiva politica. Oggi gli azzurri sono diventati una forza moderata di medio calibro ed in grado di incidere certamente in chiave nazionale. Ma FI ha ormai da tempo perso il ruolo di fulcro della coalizione, il suo leader pur apprezzato per la sua storia imprenditoriale, è politicamente al tramonto. Il futuro di questo partito piaccia o no, appare segnato. Allo stato attuale appare difficile pensare che Forza Italia possa sopravvivere con l’uscita di scena di Berlusconi. E’ solo una questione di tempo. Il cosiddetto popolo delle partite Iva, il vero bacino di voti della FI venuto alla ribalta nel 1994 guarda oltre. Il termometro è rappresentato dal nord est, dove appare emblematica la previsione di un ‘doppiaggio’ di Fratelli d’Italia nei confronti della Lega. E’ il partito della Meloni il nuovo verso cui stanno guardando i settori produttivi del Paese. Fratelli d’Italia non viene più visto come un brand politico centro-meridionale, ma l’unico soggetto in grado di attrarre consensi da piccoli e medi imprenditori, stanchi di promesse, mancate riforme, inciuci, governi di larghe intese e altre beghe politiche romane. Ed il loro dito è puntato anche su FI e Lega, colpevoli di non aver saputo assecondare al meglio le istanze provenienti da questa fetta di elettorato di cruciale importanza per il Paese. Al momento la migliore interprete dei sentimenti di riscossa nazionale ed economica è Giorgia Meloni, la vera novità di questa tornata politica. Una sorta di paladina del ‘Terzo Stato’ composto dal ceto medio, piccole imprese, giovani professionisti, commercianti, ma anche disoccupati e precari assoluti. Il cuore pulsante dell’Italia del 2022 sembra avere già fatto la propria scelta.

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