Il progetto Expo 2030 di Roma ingloba anche la necessità di tutelare la sicurezza dei lavoratori. Il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ha siglato un protocollo con i sindacati Cgil, Cisl e Uil, al fine di dimostrare che “in Italia si rispettano i diritti del lavoro, e non credo che tutti i Paesi competitor possano dire lo stesso. Ci sarà un metodo molto rigoroso, non soltanto di rispetto della legge, che già è dovuto, ma facciamo anche un passo in più: non abusare di stage o lavoro volontario per lavori che vanno svolti con contratti regolari”, ha detto Gualtieri. Il “Protocollo d’intesa per la candidatura di Roma Expo 2030. Intenti, impegni e relazioni sindacali” è stato firmato dal sindaco Gualtieri e dai rappresentanti sindacali Michele Azzola della Cgil Roma e Lazio, Carlo Costantini della Cisl Roma e Rieti e Alberto Civica della Uil Roma e Lazio, alla presenza del direttore generale del Comitato promotore Roma Expo 2030, Giuseppe Scognamiglio.
L’INDOTTO ECONOMICO DELL’EVENTO
Nel caso in cui la Capitale si aggiudicasse la realizzazione dell’evento internazionale “il ritorno economico stimato sull’investimento è di 1 a 5, quindi se investiamo sulle infrastrutture 10 miliardi di euro come è stato fatto per Milano, tra ricavi diretti e indiretti dopo questi 8 anni di lavoro dovremmo ricevere circa 50 miliardi”, ha chiarito Scognamiglio. L’esposizione, quindi, potrebbe generare migliaia di posti di lavoro. “È difficile fare una stima a braccio di quanti posti di lavoro verranno creati, ma saranno diverse migliaia anche pensando agli investimenti nel post, come avvenuto a Milano”, ha osservato Scognamiglio. E l’obiettivo dell’amministrazione è che gli impieghi si trasformino in lavoro a tempo indeterminato con una ricaduta sulla città, abbattendo così il tasso di disoccupazione nella Capitale.
“Non solo facciamo tesoro dell’esperienza di Milano –ha sottolineato il sindaco– ma facciamo anche un passo avanti per organizzare una Expo totalmente sostenibile e costruita sul futuro, ovvero su cosa sarà: la rigenerazione urbana di un intero quadrante della città intorno agli assi dell’innovazione, della sostenibilità e dell’inclusione sociale. Tutto questo sarebbe poco credibile se all’interno della realizzazione delle opere poi il processo di preparazione e funzionamento dell’Expo contraddicesse questa impostazione, non fondandosi sulla valorizzazione del lavoro di chi contribuirà all’obiettivo. Ecco perché questo protocollo, ribadisco, è un tassello significativo nell’impostazione e nella traduzione di un metodo di concertazione e coinvolgimento delle forze sociali per la tutela e valorizzazione del lavoro e della sua dignità, un principio che stiamo cercando di affermare in tutte le nostre politiche. Questo ci dà forza e credibilità nel nostro percorso verso Expo e vogliamo che sia un metodo da applicare e rispettare sistematicamente quando si tratta dell’organizzazione di grandi eventi”.
SINDACATI SODDISFATTI
Per il segretario romano della Cgil, il protocollo “è un atto importante per una governance partecipata che è la vera sfida. Possiamo pensare i grandi eventi come fini a se stessi – ha detto Azzola – ci sono ancora cadaveri in giro per la città che testimoniano quell’impostazione”. Il segretario romano della Cisl “da inguaribile ottimista” si è detto fiducioso “che queste azioni propedeutiche servano per farci assegnare l’edizione 2030 di Expo. Nel Giubileo si prevedono 16 milioni di presenze a Roma, con Expo 30 milioni in 6 mesi. Infrastrutture, ricettività e sicurezza vanno adeguate a un flusso di 5 milioni di persone al mese, in una città da 4 milioni”. Per il segretario della Uil, infine, il protocollo dovrà “migliorare le condizioni di vita nel lavoro, per evitare che possano esserci derive difficili. Per questo – ha sottolineato Civica – convintamente cercheremo di monitorare che cosa accadrà quando questi preparativi partiranno per monitorarne gli impatti”.