Verrà l’era dei virgulti. Verrà il confronto tra i giocatori nati nel terzo millennio, protesi verso le più ambite conquiste.
Per ora la sensazione è che comandi ancora Novak Djokovjc, per se stesso ma anche per gli altri due mostri sacri, quasi fosse un duello generazionale in cui il serbo difende l’onore della tradizione contro il nuovo che avanza a colpi piatti e in top spin.
Uno ha deposto le armi, il secondo si dimena tra dolori e fiammate d’orgoglio, ma il terzo, in arte Nole, non fa sconti. Quando c’è vince, quasi sempre.
Il buon Rublev ha la moglie più bella del circuito ed ha il cuore puro, come chiunque detesti la guerra. Impossibile non provare simpatia per il coraggio delle sue idee e per quel volto un po’ tormentato. Sembra uscito da un libro di Dostoevskij, un po’ principe Myskin, un po’ Alexej, giocatore per destino. Contro Novak però il russo coraggioso non ha trovato armi plausibili. La regolarità elevata a sistema si è parata di fronte a Rublev con le sembianze di un ineluttabile destino. Match in due set, persino breve, con buona pace di chi pregustava un duello appassionante.
L’equilibrio è peró tornato al calar della sera, quando gli sconfitti della prima giornata, Medvedev e Tsitsipas, si sono sfidati per restare in vita.
Ci sono voluti tre set e il turbinio di emozioni ha alfine espresso un verdetto amaro per il russo, ex numero uno del mondo. Il miracolo di un tiebreak vinto 13/11, con matchball cancellati a un centrato Stefanos, non è bastato. Il greco nel terzo è volato più in alto delle proprie paure ed è andato a prendersi punti pesanti anche a rete. Sua la vittoria, con merito, ma nessuna bocciatura per Daniil, che ci ha messo l’anima, senza premio.
Oggi terza giornata, con il match clou in serata: chi vince tra Aliassime e Fritz guadagna il visto per le semifinali. Nel pomeriggio Ruud e Nadal in campo per l’onore e per lo spettacolo. Sarà comunque un match da godere, perché Rafa non sarà mai uno qualunque, a dispetto del valzer delle ore.