La corsa ai posti buoni è già partita. Manca appena un anno (o forse meno) al voto politico, ma appare evidente come ormai la campagna elettorale, crisi ucraina permettendo, sia alle porte. Sul fronte pontino ed in particolare nel centrodestra regna la confusione.
Ad oggi l’unico sicuro del posto è Nicola Calandrini. Il leader provinciale di Fratelli d’Italia, entrato in Senato grazie all’elezione di Marco Marsilio a governatore dell’Abruzzo, si è ritagliato un ruolo importante all’interno del gruppo meloniano a palazzo Madama.
Da capogruppo in commissione Bilancio sta conducendo una battaglia visibile e apprezzabile sui provvedimenti economici del governo Draghi ed i suoi estimatori dentro e fuori il partito sono in costante crescita. FdI nei sondaggi è sempre più in alto ed il trend in aumento farebbe sperare in un boom clamoroso da qui al 2023. Al contrario meno rosee sono le previsioni sugli altri due partiti della coalizione. La Lega per Salvini premier è in picchiata. L’ultima rilevazione della società Tecnè mostra che la discesa del Carroccio sembra non fermarsi. Il 16% sarebbe una catastrofe per il partito di Salvini, che perderebbe diversi seggi anche rispetto al 2018.
Ma a pagarne le conseguenze maggiori sarebbero i ‘generali’ del centro-sud, area in cui si assiste ad un naufragio completo delle truppe leghiste. In particolare a Roma e nel Lazio, dove l’impennata delle Europee 2019 appare un lontano ricordo. Claudio Durigon, leader nella Capitale e coordinatore regionale ha subito i contraccolpi degli attacchi mediatici della scorsa estate (su tutti l’indagine sui fondi della Lega portata avanti da Fanpage) e l’autogoal sul caso del Parco Mussolini a Latina lo ha indebolito fortemente sul piano dell’immagine. Il colpo di grazia alle comunali di Roma, dove il 5,9% della Lega ne ha ridimensionato il ruolo a livello nazionale.

La ricandidatura non è messa in discussione, ma non vi sono certezze sul collegio che gli verrà assegnato. Come pure la rielezione non è un fatto scontato. Ancor più complicata è la situazione di Francesco Zicchieri, che non verrebbe ricandidato nel collegio di Frosinone né tantomeno potrebbe avere un posto garantito nel proporzionale.
Infine Forza Italia. E qui è nebbia fitta. Perchè nonostante nei sondaggi nazionali gli azzurri vengano stimati in ripresa (tra il 7 ed il 10% a seconda degli istituti), il partito è spaccato sul piano nazionale. Possibile anche una scissione con i ‘governisti’ pronti a salire sul carro di Calenda o su quello di Renzi.
Le conseguenze potrebbero riflettersi sul locale, dove se è vero che il senatore Claudio Fazzone resta leader incontrastato (per consensi e di capacità politiche), lo stesso rischia di doversi scontrare con un’ostilità sempre più marcata di Tajani e Gasparri.

Tra i rumors che circolano a Roma, anche il possibile stop ad una ricandidatura del senatore di Fondi. Un’ipotesi forse surreale e dai contorni grotteschi, se pensiamo che solo nella provincia di Latina, Claudio Fazzone è in grado di calamitare 30-40.000 voti. Consensi fondamentali non solo in un’elezione politica ma anche alle regionali.
Ma qui gli equilibri potrebbero essere diversi e soprattutto potrebbero aprirsi scenari davvero clamorosi e fino a pochi anni fa inimmaginabili.