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Capitani di lungo corso (tanti), matricole (poche) e meteore (incalcolabili). Tutti i candidati e le sfide nei collegi della Ciociaria

Licandro Licantropo
Mancano 33 giorni al 25 settembre: l’orientamento dei sondaggi è molto chiaro, difficile che possano esserci stravolgimenti. Le partite però si giocano fino in fondo, perché non si sa ma
Agosto 23, 2022
Giorgia Meloni e Enrico Letta

Tanti big di partito esclusi, sfide tra i leader (ma quasi tutte nei collegi proporzionali, dove viene eletto anche chi perde il confronto diretto) e soprattutto la consegna delle liste dei candidati che di fatto ha aperto ufficialmente la campagna elettorale. Mancano 33 giorni al 25 settembre: l’orientamento dei sondaggi è molto chiaro, difficile che possano esserci stravolgimenti. Le partite però si giocano fino in fondo, perché non si sa mai.

Nomi illustri fra chi non parteciperà: il presidente della Camera Roberto Fico (Cinque Stelle), l’ex presidente della Regione Lazio Renata Polverini (Forza Italia), Luca Lotti e Valeria Fedeli (Pd). E tanti altri. Con 345 seggi in meno la composizione delle liste è stata una “guerra”. A dimostrazione di come il mancato coraggio di opporsi all’onda demagogica dei “grillini” abbia prodotto già un vulnus sul piano della rappresentanza parlamentare. Poi ci sono i confronti tra i big, indubbiamente suggestivi, anche se il “paracadute” ce l’hanno tutti. Però insomma, sarà interessante vedere come finirà tra Giorgia Meloni e Nicola Zingaretti a Roma. Oppure tra Carlo Calenda ed Emma Bonino. Ma pure l’esito della sfide tra Pierferdinando Casini e Vittorio Sgarbi a Bologna, tra Giulio Tremonti e Carlo Cottarelli a Milano. Sempre in Lombardia altri due “incroci” niente male: tra Enrico Letta, Matteo Salvini e Giuseppe Conte da una parte, tra Silvio Berlusconi e Matteo Renzi dall’altra.

I DUELLI NEI MAGGIORITARI IN CIOCIARIA

Il centrodestra ha deciso di candidare esponenti del territorio nei collegi uninominali, quelli nei quali si vince con un solo voto in più. Mentre nel proporzionale spazio in primis ai pezzi da novanta. Il Pd ha fatto più o meno la stessa cosa, ma c’è una differenza di non poco conto. Il centrodestra ha puntato su capitani di lungo corso, molto radicati e conosciuti. Il centrosinistra ha tenuto i leader locali ai margini (anzi fuori), ma non per strategia. Semplicemente perché gli uninominali del Basso Lazio sono considerati blindati per il centrodestra ed evidentemente più di qualcuno non se l’è sentita di affrontare una “mission impossible”. Probabilmente un errore però (si capirà meglio dopo) perché in ogni caso, facciamo un esempio, Antonio Pompeo avrebbe potuto “tirare” di più. Per dire cioè che il traino del maggioritario ha una sua funzione, perfino nella prospettiva del proporzionale. E’ la “ratio” del Rosatellum.

Nel collegio tutto ciociaro della Camera, quello di Frosinone-Sora, il centrodestra schiera il senatore Massimo Ruspandini, senatore uscente e presidente provinciale di Fratelli d’Italia. Nel Pd c’è Andrea Turriziani, consigliere comunale a Frosinone, dove però rappresenta la Lista Marini. Per il Terzo Polo c’è Stefano Carducci, di Azione. Poi naturalmente altri candidati delle varie forze politiche, ma la polarizzazione è nei fatti. Fratelli d’Italia è stato l’unico partito a non avere avuto problemi perché destinato ad aumentare di molto la rappresentanza parlamentare. Per la seconda volta consecutiva Ruspandini si mette in gioco nel maggioritario: si conta nel territorio, dove è radicato. Senza timori, senza paracadute.

Nel collegio della Camera Terracina-Cassino c’è il coordinatore provinciale della Lega Nicola Ottaviani, due volte sindaco di Frosinone. Qualche chilometro fuori zona considerando che tutta l’attività politica l’ha svolta nel capoluogo, ma la suddivisione dei collegi e i pochi posti disponibili hanno determinato questa (e altre) situazione. Dovrà vedersela, tra gli altri, con Rita Visini (Pd) ed Elisa Venturo (Terzo Polo di Calenda e Renzi). Poi c’è l’uninominale del Senato, che comprende tutti i Comuni (124) delle province di Frosinone e Latina. Per il centrodestra c’è il senatore e coordinatore regionale di Forza Italia Claudio Fazzone, un veterano alla ricerca del quinto mandato parlamentare. A contendergli il seggio il sindaco di Sant’Ambrogio sul Garigliano Sergio Messore e il primo cittadino di Posta Fibreno Adamo Pantano (Terzo Polo). Centrodestra favorito dunque: la parte maggioritaria del Rosatellum (un terzo dei seggi) è quella che si rivolge direttamente ai territori e ai cittadini. La volta scorsa, in Ciociaria il centrodestra elesse il senatore Massimo Ruspandini (FdI) e il deputato Francesco Zicchieri, allora nella Lega. Mentre al sud Mario Abbruzzese (Forza Italia) fu “gelato” da Ilaria Fontana (Cinque Stelle). Ma eravamo nel pieno di un sistema tripolare, con i pentastellati con il vento in poppa. Ora non è più così, il contesto è fortemente polarizzato e il Movimento ha percentuali ridotte di un terzo. Tutti fattori che indubbiamente “spingono” Fratelli d’Italia-Lega e FI. Da non dimenticare che il deputato e coordinatore regionale della Lega Claudio Durigon è candidato nel collegio uninominale del Senato di Viterbo e ricopre il ruolo di capolista pure nel proporzionale per Palazzo Madama. Insomma, più blindato non si può.

I LISTINI PROPORZIONALI

A dominare sono i big ovunque. In Fratelli d’Italia, al collegio della Camera del Basso Lazio, guidano Francesco Lollobrigida e Chiara Colosimo (in corsa pure per l’uninominale di Latina). Al terzo posto Paolo Pulciani, al quarto Maurizia Barboni. Al Senato ecco lo schieramento: Andrea Augello, Isabella Rauti, Nicola Calandrini, Cinzia Pellegrino. Passiamo alla Lega. Al Senato (che racchiude le province di Latina, Frosinone, Rieti, Viterbo e diversi Comuni dell’hinterland romano) Claudio Durigon, Giulia Bongiorno, Andrea Paganella, Barbara La Rosa. Alla Camera del Basso Lazio primo posto per imprenditore ed editore Antonio Angelucci. Poi Giovanna Miele, Vincenzo Valletta e Kristalia Papaevangeliu. Al Senato il capolista di Forza Italia è Silvio Berlusconi, quindi Annamaria Bernini, Maurizio Gasparri, Emanuela Mari. Alla Camera primo posto per Paolo Barelli. A seguire Patrizia Marrocco, Cosmo Mitrano, Moira Rotondo. Sempre nel centrodestra la lista Noi Moderati. Alla Camera: Chiara Fazio, Leopoldo Papetti, Maria Rene Carturan, Giuseppe Di Sangiuliano. Al Senato: Marinella Pacifico, Vincenzo Rinaldi, Simona Mastroianni, Massimiliano Fasoli. Nel Pd al Senato il capolista è il segretario regionale Bruno Astorre, seguito da Annamaria Furlan, Filippo Sensi e Silvia Boccini. Alla Camera Matteo Orfini, Stefania Martini, Stefano Vanzini, Valeria Gangemi. Per il Terzo Polo di Calenda e Renzi al Senato ci sono, nell’ordine, Anna Maria Parente, Filippo Rossi, Ileana Katia Piazzoni, Massimo Ruggieri. Per la Camera: Valentina Grippo, Mario Raffaeli, Patrizia Viglianti, Andrea Ranalli. I “listini” dei Cinque Stelle. Alla Camera primo posto per Ilaria Fontana, quindi Gianluca Bono, Federica Lauretti e Aniello Prisco. Per il Senato il capolista è Stefano Patuanelli, poi Adriana Calì, Massimo Erbetti e Marina Di Giacinto.

CURIOSITA’ E ANALISI

Rispetto al 2018 non ci saranno Luca Frusone ed Enrica Segneri, entrambi eletti allora con i Cinque Stelle. Non c’è Francesco Zicchieri, uscito dal Carroccio, prima dell’adesione a Italia Viva. Sempre nella Lega non sono stati ricandidati Gianfranco Rufa e Francesca Gerardi. Un volto storico della politica provinciale, quello dell’ex assessore regionale Maurizio Federico, ci sarà: capolista nel plurinominale del Senato per il Pci. L’attrice Gina Lollobrigida (95 anni) in corsa nell’uninominale del Senato per la lista di Marco Rizzo, Italia Sovrana e Popolare. Sul piano politico il centrodestra cerca conferme anche nei collegi della provincia di Frosinone, soprattutto dopo le tante vittorie alle comunali degli ultimi quattro anni. Con un’ambizione ulteriore: provare a dire la sua anche nella fase di partecipazione al Governo. Il Pd dovrà provare a reggere e non sarà semplice, anche per l’onda lunga del caso Ruberti-De Angelis. Subito dopo ci saranno le regionali del Lazio, appuntamento cruciale. Da quante sconfitte i Democrat della provincia di Frosinone non fanno autocritica? Da quanto tempo il Pd nazionale è al Governo nonostante non abbia vinto un solo appuntamento elettorale? Magari un periodo di opposizione può servire a cercare di ritrovare il bandolo della matassa. I Cinque Stelle sono già evaporati. C’è un’altra “cosa” in campo, il partito di Conte (e di Casalino), con un unico obiettivo: un certo numero di seggi alla Camera e al Senato per “resistere”. All’interno del Parlamento naturalmente. I tempi della scatola di tonno da aprire sono sepolti

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