Lavoro a distanza solo un giorno alla settimana. Da settembre queste saranno le modalità per lo smart working che riguarda i dipendenti di Roma Capitale.
Il Comune di Roma Capitale aspetta disposizioni dal parlamento, attraverso un’apposita legge che possa in maniera più puntuale arrivare a regolamentarlo. Il rientro dall’attività a distanza, per i lavoratori che avevano la possibilità di erogarla in modalità “agile”, era già partito lo scorso aprile. Il lavoro da remoto, che nel 2020 era stato esteso al personale capitolino in misura pari al 50% delle giornate lavorative – almeno per quei dipendenti la cui prestazione individuale fosse compatibile con il lavoro agile- era stata disposta fino al 31 marzo. Con il venire meno della condizione “emergenziale”, il Campidoglio aveva deciso di procrastinare quella modalità fino all’11 aprile. Dopodichè sono stati introdotti dei cambiamenti: due giorni, non consecutivi, fino al termine di giugno.
Già a luglio era dunque stato previsto di lasciare, ai dipendenti del comune, la possibilità di lavorare da remoto un solo giorno a settimana. Ma a fine giugno, il ritorno scaglionato dei lavoratori dietro le proprie scrivanie, in un momento in cui la curva dei contagi aveva ripreso a destare preoccupazione, ha scatenato vibrate proteste. Da parte dei dipendenti ma anche degli esponenti dell’opposizione capitolina.
SCATTA LA PROTESTA DEI SINDACATI
L’accordo arrivato “al termine di un articolato tavolo di confronto” si legge nel dispositivo firmato dal comune e dai delegati di Cgil Cisl e Uil, non soddisfa però i sindacati di base. “Le reali intenzioni del sindaco Gualtieri nei confronti del personale capitolino sono ormai chiare: il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro dei dipendenti non rientra tra le sue priorità – hanno commentato in una nota Usb e Cobas – Sembra, anzi, che se ne infischi totalmente, dato che di politiche del personale non si occupa nessuno e che la relativa delega è rimasta congelata nella sue mani. A Roma, insomma, un sindaco così disinteressato nei confronti del personale non si era mai visto”.
Secondo Cobas e Usb “la concessione consistente nell’accordare un solo turno settimanale in lavoro agile rappresenta una misura tipica della burocratica difensiva, tesa a ridurre al minimo la responsabilità dirigenziale e frustrare le aspettative e il potenziale delle persone. Il rimedio dunque è quello di consentire l’uso di una modica dose di lavoro agile, lasciando l’illusoria sensazione di un progresso organizzativo”. Una soluzione che non soddisfa i sindacati di base pronti, a settembre, a mobilitarsi contro quello che definiscono “un mobbing di massa che sta marginalizzando, mortificando e offendendo le lavoratrici e i lavoratori capitolini”.