In attesa della nomina dei sottosegretari che completerà la squadra di governo e dell’insediamento delle commissioni permanenti a palazzo Madama è stato avviato il lavoro dell’organismo preposto ad occuparsi dei provvedimenti urgenti rimasti in sospeso a fine legislatura con la caduta del governo Draghi. Si tratta della Commissione Speciale, che lavorerà fino a quando non sia a pieno regime la nuova legislatura con tutti gli organismi regolarmente formati. Come è noto, Nicola Calandrini, senatore di FdI è stato eletto presidente della Commissione. Non si tratta di un compito per nulla semplice quello del coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia, dal momento che la sua commissione opererà in maniera provvisoria e cesserà nelle sue funzioni una volta terminato l’iter dei provvedimenti ‘scottanti’.
L’ufficio di presidenza è stato completato con le nomine dei vicepresidenti Massimo Garavaglia (Lega) e Antonio Salvatore Trevisi (M5s). Segretari sono Silvia Fregolent (Azione-Iv) e Roberto Rosso (FI).
La Commissione si occuperà di esaminare gli atti urgenti come l’ultimo dl aiuti o il decreto sul ‘caro carburante’ sul taglio delle accise e sull’Iva sui prodotti energetici come benzina, gasolio gpl o gas naturale, che erano stati varati dal Governo di Mario Draghi.
È d’altronde una prassi, con la nascita di ogni nuova legislatura, formare delle Commissioni speciali per la discussione e approvazione di provvedimenti urgenti lasciati in sospeso. Le Commissioni, come previsto dai Regolamenti, possono essere formate in qualsiasi momento nel corso della legislatura e devono essere composte in modo da rispecchiare la proporzione delle forze politiche in Parlamento.
CALANDRINI IN POLE PER UN’ALTRA PRESIDENZA
Se Claudio Durigon appare ben avviato ad occupare un ruolo di sottosegretario, probabilmente al ministero del Lavoro, il suo collega di FdI Nicola Calandrini è considerato in pole position per una presidenza di commissione permanente a palazzo Madama. L’esponente di Latina potrebbe aspirare ad ottenere proprio la presidenza della commissione Bilancio, dove peraltro nella passata legislatura ha lavorato come capogruppo di Fratelli d’Italia. Sarebbe un grande risultato anche in considerazione dell’importanza strategica di un organismo considerato fondamentale in sede di manovra finanziaria.
A Palazzo Madama quello preferito da FdI per le Commissioni è il “modulo” 5-3-2: 5 presidenze al partito guidato da Meloni, 3 alla Lega e 2 a Fi. La partita entrerà nel vivo la prima settimana di novembre. Le ultime voci che circolano tra i corridoi danno quasi certa l’assegnazione della presidenza della Commissione Bilancio di Palazzo Madama a Fdi e il nome più gettonato è quello di Nicola Calandrini sempreché non entri a far parte della squadra di viceministri e sottosegretari. Il nome del leader pontino di Fratelli d’Italia rientra infatti nel toto-Mef.
COLOSIMO, UN ADDIO CHE SA DI ARRIVEDERCI
La neodeputata di FdI, Chiara Colosimo, ha annunciato nell’Aula dell’Assemblea regionale le sue dimissioni da consigliera e da presidente della commissione Trasparenza mentre era in corso il dibattito generale sull’approvazione del Collegato al Bilancio. “Siamo tornati in questo Consiglio dopo che avevate approvato questa manovra il 7 ottobre, con la promessa disattesa di ‘asciugare’ in commissione. Il presidente Zingaretti chiede all’Aula di votare una manovra che ha il sapore amaro di chi abbandona la nave -ha attaccato Colosimo– Ma sappiamo che da tempo ha mollato il suo equipaggio al proprio destino. Tant’è che della sua Giunta l’unica scialuppa di salvataggio munita di poltrona, che tanto contestò al suo partito, è toccata a lui. Le delibere viste in questi anni sono degne della più becera propaganda ma evidentemente questo a sinistra è concesso”. Colosimo ha definito il Collegato “un vero e proprio programma elettorale mascherato da numeri, che ora sono stati tagliati, e che servirà soltanto alle vostre più sfrenate ambizioni che però mi sembra si stiano andando a infrangere sul non campo largo. Non è una manovra ma è qualcosa che in origine assomigliava molto al saccheggio della cosa pubblica. E’ la storia di un maestro d’orchestra che ha perso la bacchetta e lascia tra i fischi per la sua esibizione stonata. Lo slogan di Zingaretti per la campagna elettorale del 2018 era ‘la forza del fare’, ora dopo avere letto l’inizio di questa manovra gli suggerisco un altro slogan: ‘La forza del dare’. Non muoveremo un dito per allungare questa agonia”.
Per molti quello della Colosimo non si tratta di un addio, ma di un arrivederci. Dopo l’approvazione del Collegato, che avverrà probabilmente nella notte fra il 3 ed il 4 novembre (possibile un maxi-emendamento che chiuda i giochi), il presidente Nicola Zingaretti rassegnerà le dimissioni. A quel punto si dovrà scegliere la data del ritorno alle urne, che salvo sorprese dovrebbe essere quella del 5 febbraio 2023. Entro metà novembre il centrodestra scioglierà la riserva sul nome del candidato governatore. Le quotazioni di Chiara Colosimo sono in ascesa, anche in considerazione delle difficoltà dello schieramento avversario a trovare la quadra su un candidato in grado di aggregare un’ampia coalizione. Se lo stallo permarrà a lungo, Fratelli d’Italia romperà gli indugi scegliendo in anticipo l’aspirante governatore.