Provate voi a gestire un’azienda affrontando costi energetici da manicomio. Ancorché provetti imprenditori, chiudereste i battenti in un amen. E’ quanto purtroppo sta per accadere alla ”La Table ceramica” di Fabrica di Roma, comune in provincia di Viterbo i cui responsabili hanno visto spuntare dalla cassetta delle poste una bolletta di 21.507 euro, il consumo di gas del solo mese di aprile.
Ora è a tutti noti come anche le fabbriche di ceramiche (e la Table ne produceva di splendide) siano le fabbriche maggiormente energivore. Ma pretendere bollette del genere è qualcosa di manicomiale. Troppo, davvero troppo per una realtà piccola, alle prese da mesi, come tante altre, con le difficoltà economiche legate ai costi delle materie prime e delle conseguenze della guerra russo ucraina. Inevitabile che i ceramisti di La Table siano ormai prossimi a gettare la spugna
”Grazie a voi il tempo è finito!” hanno scritto sul profilo Facebook dell’azienda.
La Table, che da più di 15 anni produce stoviglieria di alta qualità, ‘sfidando un mercato globale in continuo cambiamento’ come sottolineano dall’azienda stessa, ora rischia di non riuscire ad andare avanti. Già nei mesi scorsi era stato lanciato il grido d’allarme per il distretto ceramico. Unindustria a fine aprile aveva ricordato che uno dei settori più energivori, cioè che consumano grandi quantità di energia, e che quindi sono più esposti all’andamento dei prezzi è proprio quello ceramico di Civita Castellana.
Dopo aver osservato che alcune aziende nel Lazio in queste settimane hanno tentato di tamponare gli effetti negativi limitando la produzione allo stretto necessario, rallentando nei reparti che consumano più energia, o chiudendo delle linee, Unindustria aveva chiesto di mettere un tetto al prezzo di gas ed energia elettrica per evitare quel che purtroppo è accaduto: un’azienda su 10 nel Lazio è costretta a chiudere.