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Aurigemma: lo schiaffo alla Giunta che non si aspettava nessuno. Meloni-Striscia: i sondaggi premiano Fratelli d’Italia. Non basterebbe un Vannacci per descrivere il caos-Cassino

Massimo Pizzuti
Ottobre 25, 2023
Il presidente del Consiglio regionale del Lazio Antonello Aurigemma e il Governatore Francesco Rocca

Prime frizioni alla Regione Lazio dove il presidente Antonello Aurigemma (come riporta Repubblica) ha inviato una lettera a Rocca per segnalargli l’enorme distanza che in questo momento viene avvertita tra esecutivo e consiglio regionale. Con l’assemblea della Pisana chiamata, spesso, a ratificare leggi proposte (e addirittura modificate) dalla stessa Giunta. Una lettera piuttosto garbata che comincia a mettere l’accento su uno dei tanti problemi che in questo momento affliggono l’amministrazione del presidente Rocca.

Una legislatura partita sotto il macigno di una serie di disastri dell’era Zingaretti con i quali si comincia a fare i conti ma che pare soffrire molto di uno scollamento tra i partiti e la giunta. A margine di questi malesseri ci sono poi tutta una serie di “squilibri” territoriali che penalizzano oltremodo i territori. In particolare la provincia di Frosinone tagliata fuori da una serie di dinamiche decisionali. Ma questo è un discorso che riguarda soprattutto i partiti. Nei quali i romani, come al solito, tendono a fare incetta di risorse e opportunità.

I NUMERI DELLA SANITA’

Ieri il presidente della Regione Francesco Rocca ha disposto una serie di verifiche e di controlli con tutte le Asl del Lazio per capire come stanno le cose nella sanità. Non si tratta di un capriccio. Ci sono 6,5 miliardi di euro che rientrano in quella che il Governatore ha definito un’operazione di verità e di trasparenza. D’altronde c’è una somma che non è rientrata nel giudizio di parifica della Corte dei Conti. Si tratta di capire bene come stanno le cose. Le opposizioni di centrosinistra, guidate da Alessio D’Amato, stanno cercando di buttarla in caciara, di far scattare il solito giochetto della strumentale contrapposizione politica.

MELONI SALE DOPO L’ADDIO A GIAMBRUNO

L’addio ad Andrea Giambruno rafforza Giorgia Meloni, ma in generale aumentano i partiti più grandi e flettono le forze politiche piccole. A segnalarlo i dati del tradizionale sondaggio elaborato da Swg per La7. I dati sono del 23 ottobre. Fratelli d’Italia arriva al 28,7% (+0,3), la Lega resta stabile al 10,2%, mentre Forza Italia si ferma al 6,3% facendo registrare un -0,1%. Nelle opposizioni salgono sia il Partito Democratico, ora è al 19,8% (+0,2), che il Movimento Cinque Stelle (al 16,4% con un +0,3%). La rottura del Terzo Polo determina uno 0,2% in più per Italia Viva di Matteo Renzi, che è al 2,7%. Mentre Azione di Carlo Calenda scende dal 4% al 3,9%. Lieve flessione per Alleanza Verdi e Sinistra di Fratoianni e Bonelli, che sono al 3,5% (+0,1%). Via via tutti gli altri. Lo scenario di guerra internazionale e il varo di una manovra economica con pochi margini di spesa lasciano inalterato il quadro politico nazionale. Il dato che continua ad essere stabile e significativo è che non esiste un’alternativa di governo al centrodestra. Troppo spaccate le opposizioni. Continua ad esserci un vuoto tra Fratelli d’Italia (primo partito) e il Pd (secondo).

IL MONDO AL CONTRARIO DI CASSINO

Il centrodestra avrebbe le carte in regola per provare a vincere le comunali di Cassino, dove però la situazione sta diventando surreale. Fratelli d’Italia ha indicato Fabio Tagliaferri come commissario per cercare una ricomposizione della coalizione. Ma quello che sta succedendo fa riflettere. Le forze civiche sono importanti, ma i partiti non possono certamente abdicare al proprio ruolo. Un concetto semplice, che però a Cassino si traduce in “ammuina”, tavoli separati, riunioni diverse più o meno alla stessa ora. Identico discorso se si prova a ragionare sul metodo da scegliere per la candidatura a sindaco. Anzi, c’è perfino chi fa sapere (a voce alta) che non può essere certo uno di Frosinone (Fabio Tagliaferri) a dettare la linea. Tutti sanno che Mario Abbruzzese e Pasquale Ciacciarelli (Lega) non hanno digerito la nomina di Fabio Tagliaferri da parte di FdI. Questo può mettere a rischio l’unità della coalizione? Evidentemente sì per come si stanno mettendo le cose. Si invocano le primarie, che però appaiono il grimaldello per far saltare la coalizione sul nascere. Di una situazione del genere si avvantaggerebbe soltanto Enzo Salera, il sindaco in carica sostenuto dal centrosinistra. Se però il centrodestra dovesse dividersi, cosa succederebbe? Cassino non è una città di secondo piano. Inoltre, sia pur con diversi rospi da ingoiare, a Frosinone (il capoluogo) Fratelli d’Italia non ha rotto il quadro della coalizione pur essendoci tutti i presupposti. Ad Alatri il centrodestra si è presentato unitariamente: i problemi sono emersi successivamente. Anche se le spaccature, profonde, rimangono. Complice un sindaco inadatto lontano anni luce dalle regole basilari della politica. Cassino sta rappresentando qualcosa di molto diverso. Inoltre si voterà contemporaneamente alle europee, dove c’è il proporzionale. E’ facile pronosticare che in questa competizione i partiti del centrodestra risulteranno maggioritari. Questo renderebbe ancora più eclatante una eventuale sconfitta (ancora evitabile) alle comunali di Cassino.

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