L’Agcm ha presentato ricorso al Tar contro l’affidamento del trasporto pubblico locale ad Atac. Secondo l’autorità il servizio dovrebbe andare a bando. Una mossa che va contro la scelta di Roma Capitale di affidare in house, quindi senza gara, del trasporto pubblico locale ad Atac. Ricordiamo che nel 2018 c’era stato un referendum per chiedere ai romani se volevano privatizzare o meno Atac. Andò a votare il 16,4% degli aventi diritto e vinsero i “si” con il 74%. Il referendum, nonostante non avesse raggiunto il quorum del 33%, era stato salvato dall’intervento del Tar. L’allora sindaca Virginia Raggi, però, ha deciso di non dare seguito al referendum, mantenendo Atac pubblica.
Se il tribunale amministrativo dovesse accogliere le ragioni dell’autorità, il Campidoglio dovrebbe mettere il servizio a bando aprendo, di fatto, anche ai privati. È proprio quest’ultimo aspetto a non far dormire sonni tranquilli ai sindacati di categoria.
SINDACATI PREOCCUPATI
Timori sia sul piano occupazionale che di remunerazione vengono espressi dai sindaci. In particolare nel riconoscimento dell’anzianità, una voce importante ai fini del salario. Così il segretario generale della Fit Cisl del Lazio, Marino Masucci, e il segretario regionale responsabile del dipartimento mobilità della Fit-Cisl del Lazio, Roberto Ricci, hanno diramato una nota per esprimere i loro timori sul futuro. “La richiesta di aprire alla concorrenza il servizio che adesso svolge Atac temiamo apra importanti interrogativi -affermano- che dovrebbero essere oggetto di dibattito: le decisioni sul carattere pubblico o privato di una prestazione essenziale come la mobilità dovrebbero essere di carattere politico o risolversi soltanto in una serie di atti amministrativi?”.
Occorre sottolineare come l’Antitrust non abbia parlato solo di aspetti economici. L’autorità, infatti, ha bocciato il servizio offerto praticamente sui tutta la linea, evidenziando come, solo sulla metro, si siano contate circa 43 mila corse perse (52 mila nel 2020, 34 mila nel 2019) e 976 mila sulla rete di superficie (1,1 milioni nel 2020 e 1,6 milioni nel 2019). Per i sindacalisti, però, “gli enti pubblici forniscono maggiori garanzie sull’universalità del servizio, che non è un concetto astratto: parliamo, in concreto, di permettere ai cittadini che abitano in tratte non proprio redditizie sotto il profilo della bigliettazione di avere comunque mezzi pubblici efficienti a disposizione”.