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Armi di distrazione di massa. Il vero problema dei rifiuti in Ciociaria è la mancanza della discarica

Licandro Licantropo
Da anni i rifiuti di Roma vengono lavorati dalla Saf. Meno male, aggiungiamo noi, perché senza l’immondizia della Capitale i bilanci della Società Ambiente Frosinone non riuscirebbero a reggere e allora toccherebbe ai soci mettere mano al portafogli
Giugno 21, 2022
Il sindaco di Roma, Gualtieri

Domani il sindaco di Roma Roberto Gualtieri parteciperà alla riunione di una trentina di amministratori della Consulta del Lazio Meridionale e in quella sede dirà che entro sette giorni la Capitale uscirà dall’emergenza scaturita dall’incendio di Malagrotta e che si sta lavorando in prospettiva per evitare che i rifiuti romani continuino ad arrivare in provincia di Frosinone, dove vengono trattati presso l’impianto della Saf a Colfelice. Gualtieri guadagnerà i titoli delle agenzie di stampa e dei giornali e intanto è iniziato la comunicazione del centrosinistra. Con un unico messaggio: con la realizzazione del Termovalorizzatore di Roma da 600.000 tonnellate all’anno il problema dell’immondizia della Capitale verrà risolto. Sicuramente. Magari. Ma in quale anno? Almeno fra tre, se non cinque. Minimo. Nel frattempo?

IL VERO PROBLEMA DELLA CIOCIARIA

Da anni i rifiuti di Roma vengono lavorati dalla Saf. Meno male, aggiungiamo noi, perché senza l’immondizia della Capitale i bilanci della Società Ambiente Frosinone non riuscirebbero a reggere e allora toccherebbe ai soci mettere mano al portafogli. I soci sono i 91 Comuni e la Provincia, rappresentati dagli amministratori locali. Significa che a pagare sarebbero i cittadini. Inoltre senza quei quantitativi la Saf lavorerebbe molto al di sotto della reale potenzialità della struttura, che è tarata su 600 tonnellate al giorno. Oggi non si arriva neppure a 400, ma soltanto con l’immondizia della provincia di Frosinone non si andrebbe da nessuna parte. Nessuno lo dice.

Ma la vera assurdità è che al centro della discussione c’è tutto e il contrario di tutto, meno l’evidenza: la Ciociaria adesso non è autonoma nel sistema di raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti perché manca l’elemento essenziale. La discarica. Da oltre un anno, da quando cioè si è esaurito il quarto bacino della Mad di Roccasecca, che non ha voluto saperne di costruire il quinto. I rifiuti di Roma vengono esclusivamente lavorati all’interno della Saf, ma non restano nel territorio. Prendono la direzione di Viterbo, di Padova e di Brescia. Il presidente Lucio Migliorelli ha provato a dirlo in questi giorni, ma hanno fatto finta di non capire. Anche per quel clima da perenne campagna elettorale che soffoca ogni tipo di ragionamento. Da una parte il centrodestra a paventare un’emergenza rifiuti che non può esserci (non adesso perlomeno), dall’altra il centrosinistra che sbandiera un modello Roma che forse ci sarà in futuro, con il Termovalorizzatore. Ma che in questo momento non esiste. Perché tutto questo? Perché tra un anno sono in programma le regionali e già si è capito (dalle ipotesi di candidatura alla presidenza e da tanto altro) che saranno determinanti per tutti. A cominciare da Nicola Zingaretti e Roberto Gualtieri.

Nessun amministratore della provincia di Frosinone prova ad alzare la mano e a porre una domanda semplice: fino a quando i nostri rifiuti saranno inviati a Viterbo? Non in eterno. E cosa succederà dopo? Perché se non si troveranno altre soluzioni, allora l’immondizia resterà sulle strade. Se invece verrà individuata un’alternativa, avrà un costo salato per le famiglie del territorio. Oltre al danno, la beffa. Nessun sindaco o consigliere comunale domanda che fine ha fatto lo studio commissionato dalla Provincia al Politecnico di Torino per avere una lista di siti idonei per una discarica. E’ passato oltre un anno da quando il consiglio provinciale deliberò senza indicare aree. Per essere molto chiari: anche quando quello studio verrà ultimato e consegnato, la procedura sarà lunghissima. Provincia e Regione Lazio si rimpalleranno la responsabilità della scelta e passeranno anni. Nel 2023 poi si vota per politiche e regionali: chi avrà il coraggio di dire ad un Comune che dovrà prevedere una discarica nel proprio territorio? Nessuno.

Restiamo stupiti da come la narrazione si stia concentrando sui rifiuti di Roma e non su un prossimo futuro da far tremare i polsi per l’assoluta incapacità di decidere da parte di una classe dirigente concentrata esclusivamente sugli slogan. La programmazione e il coraggio, questi sconosciuti.

COMUNALI A FROSINONE: POLEMICHE E NULLA PIU’

Domenica si vota per eleggere il sindaco del capoluogo. Uno sguardo ai social per capire quanto sia alto il livello dello scontro e delle polemiche. Non soltanto tra Riccardo Mastrangeli e Domenico Marzi, ma specialmente tra le rispettive tifoserie. Non sono mancate critiche asprissime alla scelta di Mauro Vicano di appoggiare al secondo turno il candidato del centrodestra. Nel mondo virtuale si ha l’illusione di poter dire e scrivere qualunque cosa. Non funziona in questo modo.
Queste elezioni comunali hanno mandato in frantumi amicizie e qualche parentela: non sarà facile neppure dopo, quando tutto sarà finito, metabolizzare quanto accaduto. Questo aspetto dimostra come Frosinone fatichi ad assumere la fisionomia di un vero capoluogo di provincia: le scelte politiche appartengono alla sfera della politica, non possono essere esaminate e giudicate con il metro dei rapporti personali. Si resta nell’ambito della mentalità da “paesone”.

Non soltanto Mauro Vicano, ma anche i Socialisti di Gian Franco Schietroma e Azione di Antonello Antonellis non si sono riconosciuti nel Campo largo del centrosinistra di Bruno Astorre e Francesco De Angelis. Infatti hanno fatto scelte diverse: perché adesso ci si meraviglia? Tra l’altro la partita è ancora apertissima: le scelte sulle possibili alleanze hanno un peso, ma poi ci sono i candidati al consiglio comunale che parlano con i loro elettori. E’ già successo in passato che i protagonisti sul campo siano stati in disaccordo con le linee ufficiali. Riccardo Mastrangeli è favorito, ma Domenico Marzi non è abituato ad arrendersi. Ad essere mancata è stata la legittimazione politica tra i due avversari: impossibile recuperarla a pochi giorni dal voto e perfino dopo. Non facciamoci troppe illusioni.

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