L’Ares 118 con i conti in rosso fa discutere. La Confail Sanità Lazio attraverso il segretario regionale Vinicio Amici prende di mira la gestione dell’azienda e la Regione Lazio. “Il servizio di Emergenza-Urgenza nel caos, D’Amato dichiara che l’internalizzazione su Roma è quasi definitiva, però dimentica che le postazioni create ad hoc delle BioCovid vengono utilizzate per tutte quelle che sulla carta dovrebbero essere Ares -ha affermato Vinicio Amici– parliamo di ben 20 postazioni per una spesa totale di 2.075.000 euro, dimenticando anche che l’Ares si trova con un deficit di 59 milioni di euro. Aggiungiamo anche la grave situazione che gli operatori del 118 sono costretti a subire, rischiando di incorrere in denunce e aggressioni da parte di utenti che non sanno cosa c’è dietro l’invio delle ambulanze dopo le chiamate”.
ARES 118, LAVORATORI SOTTO PRESSIONE
“C’è poi il problema dei contratti, altra annosa questione -afferma Amici– che vede gli operatori delle private sottostare a contratti poco chiari da volontariato che le ditte aggiudicatarie hanno applicato con il benestare delle sigle sindacali. Ma non è tutto perché gli operatori si trovano a subire pressioni, ad ogni diniego di disponibilità e come conseguenza si vedono applicare il trasferimento da una postazione lavorativa ad un’altra nonostante i limiti di legge imposti. Una fattispecie capitata ad un dipendente di Heart Life Croce Amica in servizio all’Ospedale dei Castelli, spostato alla sede in Via di selva candida, praticamente superando anche il limite 50km.
Non è da meno San Paolo della Croce. Facendo leva sulla sua posizione di predominio e di forza nel settore, tre dipendenti sono stati spostati perché non si adeguavano alle indicazioni aziendali che andavano contro i contratti sottoscritti. Azioni che si sono ripercosse su professionisti che da oltre 15 anni svolgevano il servizio in un determinato territorio. Ora subiscono spostamenti nelle sedi più distanti, e sono messi in difficoltà sia sul piano economico che su quello organizzativo. Questi comportamenti sono discriminatori nei confronti degli operatori perché le aziende non adottano i criteri stabiliti per la ricollocazione del personale riassorbito presso i nuovi gestori”.