Roma ha il progetto per il termovalorizzatore. La notizia è emersa dal Cda di Acea e quello di Acea Ambiente, riunitisi per approvare la “proposta rimodulata del progetto WTE, per il termovalorizzatore”. Fonti Acea hanno messo in risalto che la decisione “arriva al termine del confronto positivo sugli aspetti tecnici ed economici. Il raggruppamento di imprese coinvolte manderà oggi stesso a Roma Capitale il progetto rimodulato per le valutazioni finali”. Un passo importante in avanti in un progetto complesso che ha visto subito la reazione positiva dal Campidoglio: “l’approvazione da parte di Acea del progetto WTE è un’ottima notizia. Si chiude una fase importante del processo che ha consentito di migliorare diversi aspetti di un progetto già tecnicamente molto valido e ora si potrà andare avanti velocemente secondo l’iter previsto dalle partnership pubblico-private” è stato spiegato.
La cifra di investimento per il nuovo termovalorizzatore, ha detto qualche giorno fa il sindaco Roberto Gualtieri, è “significativamente superiore ai 700 milioni che si leggono sulla stampa, al netto degli impianti complementari tra cui l’impianto per la cattura della Co2”. Roma Capitale aveva avviato un’interlocuzione con l’azienda per migliorare la proposta anche dal punto di vista economico, per avere una tariffa più bassa possibile. E ora il passo successivo è quello della gara. Il progetto sarà trasformato in un capitolato tecnico per fare il bando e, secondo le stime fatte in Comune qualche giorno fa, serviranno circa due-tre settimane. Poi sono previsti tre mesi, più altri mesi per la presentazione del progetto definitivo e la partecipazione al bando di gara.
UN OBIETTIVO RAGGIUNGIBILE
Un prezzo salato che da anni, di fatto, pagano i romani attraverso la tariffa rifiuti, dove vengono riversati i costi del servizio reso da Ama, e che allo stesso tempo rappresenta una grande responsabilità per tutte quelle parti politiche che si sono succedute alla guida del Campidoglio nell’ultimo decennio, senza mai garantire alla propria municipalizzata quell’autonomia impiantistica necessaria per diversi aspetti: chiudere il ciclo dei rifiuti di Roma quanto più possibile nel proprio territorio, evitando così di inquinare con i continui viaggi dei camion; garantire, proprio grazie a questa prossimità, una più agevole pulizia della città; sottrarsi all’inevitabile crescita dei prezzi per il continuo export; aumentare i profitti e il valore del patrimonio grazie all’utilizzo di impianti propri, a tutto vantaggio dei cittadini che ne beneficierebbero attraverso un inevitabile calo della tariffa. Il sindaco Roberto Gualtieri vuole tamponare questa emorragia di viaggi e soldi e nel piano rifiuti varato (nella sua veste di commissario di governo) a dicembre 2022 ha previsto: la costruzione di un termovalorizzatore da 600mila tonnellate (dove chiudere nel medio-lungo periodo il ciclo dei rifiuti di Roma) che entrerà in funzione dopo l’estate del 2026; due impianti di biodogestione anerobica dei rifiuti organici da 100mila tonnellate ciascuno, due impianti per il recupero della carta e della plastica da 100mila tonnellate ciascuno e uno (da 30mila tonnellate) di recupero delle terre di spazzamento.