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Frosinone affonda contro il Pordenone

Roberto Mercaldo
A Lignano una sconfitta amara per i canarini ciociari
Aprile 5, 2022

Non bastano le assenze e non bastano nemmeno i due legni colpiti dalla squadra canarina in avvio di gara a giustificare una sconfitta davvero amara. Contro una squadra che sin qui aveva messo in cascina solo 14 punti e che su 32 gare ne aveva vinte solo due, il Frosinone ha perso la partita ed anche un po’ la faccia. Davvero incolore la prova fornita dai canarini a Lignano Sabbiadoro, al cospetto del modesto Pordenone di Tedino. I neroverdi, avversari tradizionalmente ostici per i giallazzurri ciociari, con l’autorevole eccezione della semifinale dei playoff di due anni fa, non avevano stimoli particolari.

Cullare la speranza era più un’utopia che un progetto, ma vista la relativa consistenza dell’avversaria di turno Cambiaghi e compagni si sono presi i tre punti all’insegna del non si sa mai. Servirà solo a rinviare un amaro verdetto, ma le regole di lealtà sportiva imponevano di non regalare alcunché. Le buone intenzioni del Frosinone hanno incontrato l’invalicabile ostacolo di due legni: il palo di Sziminsky e la traversa di Rohden, entrambi nei primi dieci giri di lancette, sembravano annunciare una gara al galoppo. Invece la capacità di aggredire il match, di correre in modo proficuo, di proporsi incisivamente, è evaporata nel momento in cui i neroverdi di casa hanno trovato il vantaggio, grazie a una prodezza balistica di Deli. Non è la prima volta che il gol degli avversari genera una precoce rassegnazione, lungi dal produrre una normale volontà di rivalsa. Come un bimbo impaurito attende pietrificato le conseguenze di una disubbidienza, così il Frosinone si colloca dietro la lavagna, incapace di far valere le proprie ragioni. La gara di stasera somiglia in modo impressionante a quella, recente, di Crotone: identico il punteggio finale, 2/0 per i locali, con un gol per tempo, identico l’evanescente andirivieni dei giallazzurri sul rettangolo di gioco. Le assenze, tante e significative, peraltro aggravate dall’infortunio occorso a Cicerelli, hanno forse fornito ai presenti un alibi al cui interno nascondere le approssimazioni della manovra, le scelte tattiche incomprensibili, le nefandezze tecniche esibite con inopportuna continuità.

Così, già negli ultimi 15 minuti della prima frazione si sono avute le avvisaglie di quel che sarebbe accaduto nella ripresa, con i locali più volte vicini al raddoppio. Nella seconda frazione in verità gli uomini di Tedino si sono limitati a distruggere, senza troppo patire, le iniziative confuse di un Frosinone che ha infarcito di errori il suo progetto di rimonta. E quando nel finale ha avuto l’ardire di uscire dal guscio, il Pordenone ha messo in ghiaccio i tre punti più inutili ma fors’anche più inevitabili della sua storia. Grosso ha provato a cambiare le sorti del match, ma stavolta la medicina è stata peggiore del male, perché i subentrati non hanno creato rimorsi in relazione alle scelte iniziali, giocando decisamente peggio di chi era in campo dal fischio d’avvio. E allora la bocciatura è senza appello. Serata amara per il Frosinone e perplessità per la prova di molti interpreti. Forse i soli Brighenti e Zerbin sono usciti dal grigiore generale. Ora i playoff sono in pericolo. Serve una squadra molto più convinta per cercar punti con la capolista Cremonese, ma il calcio è strano, volubile, imprevedibile…

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