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L’arrivo di Mattarella e l’attenzione su Stellantis: Cassino torna al centro. L’attenzione su Frosinone: periferica e ininfluente

Licandro Licantropo
Febbraio 17, 2024
Sergio Mattarella, presidente della Repubblica italiana

Il prossimo 15 marzo (è un venerdì) il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sarà a Cassino per partecipare alle cerimonie di commemorazione dell’Ottantesimo anniversario della distruzione della città durante la Seconda Guerra Mondiale.

Il giorno prima, 14 marzo, la numero due della Regione Lazio Roberta Angelilli e il presidente della commissione competente, Enrico Tiero, saranno presso lo stabilimento Stellantis di Piedimonte San Germano per visitare la fabbrica, ma soprattutto per un successivo confronto con i sindaci del territorio e con le parti sociali. Al vertice prenderanno parte anche i consiglieri regionali delle commissioni  allo sviluppo economico e alle attività produttive, allo start up, al commercio, all’artigianato e all’industria. L’obiettivo principale rimane quello di incontrare i vertici aziendali (condizione futura e incerta), ma in ogni caso l’iniziativa testimonia la volontà della Regione e del Ministero guidato da Adolfo Urso di far sentire in maniera forte il pressing sulla multinazionale. Con riferimento alle opportunità di sviluppo del settore automotive, strategico sia per l’Italia che per il Lazio. Oltre che per la Ciociaria.

Comunque la si veda, per due giorni Cassino sarà al centro della politica nazionale. Come spesso le capita. L’anomalia è rappresentata da Frosinone, il capoluogo, sempre più marginale e periferico. Vero che Cassino è una Città Martire della seconda Guerra Mondiale, che ha un patrimonio storico-religioso (l’Abbazia) di livello mondiale, che è la culla dell’Europa (San Benedetto). Vero che ha un Polo universitario importante, mentre Frosinone deve accontentarsi delle succursali. Lo stabilimento Fiat di Piedimonte San Germano ha rappresentato il volano e il fulcro dell’industrializzazione non soltanto del Basso Lazio ma dell’intera provincia. Tutto questo però è stato anche il risultato di una centralità politica rimasta negli anni, perfino quando (ed è successo spesso) le segreterie provinciali dei partiti hanno concesso pochi spazi al cassinate e ai cassinati.

L’anomalia vera rimane il ruolo ininfluente di Frosinone, il capoluogo. Perciò è arrivato il momento di registrare semplicemente alcuni dati di fatto che servono a sfatare delle autentiche leggende metropolitane. Il sistema elettorale per le politiche è quello che è, ma di dove sono davvero gli eletti? Oppure, dove sono stati eletti?

Il due volte parlamentare Massimo Ruspandini (Fratelli d’Italia) è di Ceccano. Ha concorso nel collegio maggioritario della Camera Frosinone. Il senatore  Claudio Fazzone (Forza Italia) è di Fondi e ha ottenuto la conferma nel collegio Latina-Frosinone. Nicola Ottaviani (Lega) è un frusinate doc (due volte sindaco), ma per conquistare il seggio parlamentare si è dovuto spostare nel collegio Cassino-Terracina, dove il traino di Pasquale Ciacciarelli e Mario Abbruzzese ha fatto la differenza. Nel proporzionale è stato eletto Paolo Pulciani (Fratelli d’Italia), che è di Pofi. Mentre il ciociaro Aldo Mattia la vittoria l’ha ottenuta in un collegio della Basilicata. Del capoluogo è originaria Ilaria Fontana (Movimento Cinque Stelle), ma ormai gravita su Roma ed è una dei fedelissimi di Giuseppe Conte.

I consiglieri regionali: Daniele Maura (Fratelli d’Italia) è di Giuliano di Roma, Alessia Savo (Fratelli d’Italia), ha costruito la sua carriera politica all’ombra del padre (e dello zio) a Torrice. Sara Battisti, due volte consigliere regionale del Partito Democratico, è di Fiuggi e in questo momento si muove politicamente a Roma, a stretto contatto con il deputato Claudio Mancini e con il sindaco della Capitale Roberto Gualtieri.

Continuiamo. Il Comune di Frosinone non elegge un consigliere provinciale da due mandati e il pasticcio dei voti ponderati del 22 dicembre scorso è la conferma dell’assoluta mancanza di strategia, di spirito identitario ma anche di orgoglio territoriale. Gli ultimi presidenti della Provincia sono stati Francesco Scalia (due volte, di Ferentino), Antonello Iannarilli (Alatri), Antonio Pompeo (due volte, di Ferentino), Luca Di Stefano (Sora). Con due parentesi “istituzionali” che hanno visto alla guida prima Filippo Materiale (Castrocielo) e poi Giuseppe Patrizi (Ferentino) come commissario.

Basta limitarsi ai fatti e alle constatazioni per rendersi conto di come il deficit più importante del Comune di Frosinone è politico. Non riesce storicamente ad esercitare il ruolo di capoluogo.

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