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A Roma scatta l’allarme smog. I quartieri con i problemi maggiori

Marco Battistini
Gennaio 4, 2024

E’ allarme smog a Roma dove i livelli di Pm10, le polveri sottili sulla concentrazione del particolato, nella giornata del 1 gennaio hanno superato la soglia massima consentita: le centraline di rilevamento dell’Arpa Lazio che si trovano nei quartieri di Preneste, Francia e Tiburtina hanno infatti registrato valori superiori di 50 mg per metro cubo come media giornaliera di polveri inalabili. Lo ha segnalato il Dipartimento Ciclo dei Rifiuti, Prevenzione e Risanamento dagli Inquinamenti che, in una determinazione dirigenziale datata 2 gennaio pubblicata sul sito del Comune di Roma, ha scritto che la situazione perdurerà per almeno “48-72 ore”.

Un miglioramento dovrebbe iniziare a vedersi da venerdì 5 gennaio. L’invito è da una parte ad “attuare una serie di azioni volontarie volte alla riduzione delle emissioni” con l’obiettivo di “prevenire l’aumento delle concentrazioni inquinanti”, quindi preferire veicoli elettrici o ibridi o utilizzare mezzi pubblici e il car sharing. I soggetti a rischio – in particolare bambini, alle donne in gravidanza, ai cardiopatici e “più in generale, soggetti con patologie respiratorie nonché coloro che sono soggetti a prolungate esposizioni” – è opportuno “che evitino di esporsi prolungatamente alle alte concentrazioni di inquinanti” si legge nel documento. Dunque per loro e per altri soggetti sensibili è opportuno rimanere a casa nonostante per molti questi siano ancora giorni di vacanza e con l’inizio dei saldi il 5 gennaio. Dal Campidoglio però si cerca di rassicurare l’opinione pubblica. ”Voglio rassicurare i cittadini sulle raccomandazioni relative alla qualità dell’aria di questi giorni a Roma – ha sottolineato in una nota Sabrina Alfonsi, assessora all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei rifiuti di Roma Capitale – I valori dei Pm10 che in alcune centraline di rilevamento dell’Arpa Lazio hanno raggiunto un picco il 1 gennaio, legato con molta probabilità all’effetto prodotto dai botti e fuochi d’artificio della notte di Capodanno, sono in discesa costante e stanno rientrando nei parametri di legge.

Basti pensare che i dati di Pm10 registrati il 1 gennaio dalle centraline di Prenestina e Corso Francia sono passati in 24 ore da 76 e 69 mg per metro cubo a rispettivamente 31 e 32, ovvero ampiamente sotto il valore limite giornaliero, lunedì 2 gennaio”. “Valori, va sottolineato, che stanno scendendo ulteriormente. I modelli infatti ci segnalano non solo la fine degli effetti della notte di Capodanno, ma che la situazione va normalizzandosi con un netto miglioramento della qualità dell’aria, anche in considerazione delle piogge previste nelle prossime ore sulla Capitale – conclude – Non si ravvedono quindi le condizioni per ulteriori restrizioni e limitazioni alla circolazione oltre alle raccomandazioni alla cittadinanza comunicate che fanno parte dell’iter previsto dalla legge in caso di superamento parziale dei limiti”.

I RISCHI PER LA SALUTE

L’acronimo PM deriva dall’inglese ‘Particulate Matter’, ovvero ‘materiale particolato’, ed è un termine utilizzato per indicare le particelle atmosferiche – solide e liquide – sospese nell’aria che respiriamo. In base alla loro dimensione, si distinguono le polveri sottili in PM10, PM2.5 e PM1 dove il numero dopo PM indica la grandezza del diametro della particella. Il termine PM10 identifica quindi le particelle di diametro aerodinamico inferiore o uguale ai 10 µm. Si stima che nell’aria ogni giorno vengano immesse circa 10 milioni di tonnellate di particolato, il 94% delle quali di origine naturale. Nell’aria pulita la concentrazione di queste polveri è di 1-1,5µg/m³. Il particolato nell’aria può essere costituito da svariate sostanze: sabbia, ceneri, polveri, fuliggine, sostanze silicee, sostanze vegetali, metalli, fibre tessili naturali e artificiali, sali, elementi come carbonio o il piombo. In genere si depositano al suolo per effetto della gravità, ma le particelle più piccole – che sono le più pericolose per la salute – possono restare in sospensione per svariato tempo. Anziani, bambini, persone con malattie polmonari e chi sta spesso all’aperto – sia per lavoro che per sport – sono maggiormente esposti ai rischi. Le particelle di dimensioni più ridotte sono quelle che possono produrre effetti indesiderati sull’uomo poiché quelle maggiori di 15 micron vengono generalmente ‘filtrate’ dal naso. Al contrario, quelle che riescono a depositarsi nel tratto superiore dell’apparato respiratorio – cavità nasali, faringe e laringe – possono creare irritazioni, infiammazioni e la secchezza di naso e gola. L’inalazione prolungata di queste particelle può provocare reazioni fibrose croniche e necrosi dei tessuti che comportano broncopolmonite cronica accompagnata talvolta da enfisema polmonare. Se, prima di essere inalate, queste particelle hanno assorbito altre sostanze nocive presenti nell’aria – come il biossido di zolfo o gli ossidi di azoto – possono accentuarne gli effetti aggravando malattie respiratorie croniche come asma, bronchite ed enfisema. 

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